Lo Stabile di Torino è in testa agli incassi 72-73 per la prosa

Lo Stabile di Torino è in testa agli incassi 72-73 per la prosa I DATI UFFICIALI DELLA CITTÀ E DI TUTTA ITALIA Lo Stabile di Torino è in testa agli incassi 72-73 per la prosa I movimenti nei teatri a gestione pubblica - Macario e Re Lear: due fenomeni - Annata di transizione L'estate teatrale volge rapidamente al termine. Sugli spalti, nelle piasse, tra folle di turisti e di villeggianti si consumano crudeli beffe d'amore e si pronunciano alate parole. Shakespeare va a braccetto con Goldoni, l'immancabile Plauto vuole essere attuale come Pirandello e Brecht. Ma è anche tempo di consuntivi e di bilanci. Dai bollettini degli Stabili e dai borderò del ministero dello Spettacolo escono colonne di cifre da interpretare. Una completa panoramica della stagione di prosa '72-73 a Torino è fornita dal Giornale dello Spettacolo. Nel tabellino a 3 colonne è riprodotta la programmazione delle quattro sale principali (Alfieri, Carignano, Erba, Gobetti) oltre all'attività svolta dallo Stabile nei quartieri cittadini per l'inisiativa decentramento. Questi ultimi dati — ingresso gratuito o semigratuito, attività essenzialmente promozionale — non sono omogenei con i primi. Tuttavia concorrono a fornire un quadro significativo dell'annata scorsa, una tipica annata di transizione. Rispetto ai dodici mesi precedenti, il '72-73 vede una diminuzione nel numero complessivo delle recite (da 782 a 733) e nel numero di spettatori (da 326 mila 400 a 310 mila 911). Per l'aumento del costo della vita gl'incassi vantano un incremento (da 508 a 565 milioni). In particolare l'incasso medio per rappresentazione è oggi di 771 mila lire contro le 649 mila del passato, mentre il numero di presenze medie per recita oscilla appena da 417 a 424. I lavori stranieri non hanno praticamente risentito della crisi. Si passa da 21 a 19 testi, da 207 a 201 rappresentazioni mentre gl'incassi lordi segnano un incremento di 22 milioni; i lavori italiani sembrano aver temporaneamente perso il favore del pubblico (da 39 a 31 i testi, da 575 a 532 le rappresentazioni) ma l'incremento degl'incassi escluderebbe ogni analisi pessimistica: più 35 milioni. Per non sottovalutare l'importanza di questi dati nell'ambito dello spettacolo, si rammenti infine che la prosa dà il 62 per cento delle presenze in teatro, il 72 per cento delle recite e il 67 per cento degl'incassi. Quali sono stati i successi torinesi? Macario in primo luogo, che nelle tre farse date al Carignano ha ogni volta superato i 10 milioni (Stazione di servizio, Un regolamento di conti e II gallo nel cortile, Finestre sul Po); poi all'Alfieri Ciao Rudy e Z*Ettore Fieramosca sempre intorno ai 10 milioni; La casa nova del Goldoni con lo Stabile di Genova (10,5 milioni in 16 recite); La locandiere — ancora Goldoni, stavolta con Anna Maria Guarnieri al Carignano — 11 milioni in 14 recite; I fastidi d'un grand om con Gipo Fàrassino (due mesi circa di tenitura all'Erba con più di 20 milioni). Tutti quelli citati sinora sono commediografi italiani. Tra gli stranieri primeggia il Re Lear scespiriano del Piccolo con 31 milioni e 24.404 presenze in sole 17 recite; seguono le due produzioni dello Stabile di Torino: Vita di Galileo di Brecht e Peer Gynt di Ibsen rispettivamente con 30 e 24 milioni. Questi copioni impegnati sono stati preferiti a comici collaudati come Rascel nel Prigioniero della seconda strada (22 milioni) e Bramieri in Povera Italia (13 milioni, però in sole 7 recite riprese a distanza di dieci mesi dalla prima assoluta dell'autunno '71). Un discorso approfondito merita il Teatro Stabile di Torino. Il suo presidente, on. Picchioni, ha comunicato le cifre della stagione '72-73. Ne emergono alcuni valori positivi. Rispetto agli altri organismi a gestione pubblica, lo Stabile ha un buon numero di spettacoli (347, contro i 494 dello Stabile di Roma ma anche contro i 335 di Genova e i 251 del Piccolo di Milano). E' al primo posto come incassi, con 344 milioni 268 mila 959 lire contro i 270 di Roma, i 259 di Milano e i 239 di Genova ed è all'ultimo posto come contributo medio del ministero per spettatore: 731 lire contro le 973 di Roma, le 1018 di Catania e le 1236 di Trieste. Inoltre i suoi abbonati, per quanto scemati di circa un migliaio, sono sempre superiori a quelli di Genova, Milano, Roma, ecc. (13.327 e 12.408, 12.612, 10.358). Anche come numero di presenze Torino è prima davanti a Genova. Non solo, ma ai dati tradizionali bisogna aggiungere la programmazione sperimentale al Gobetti, l'attività in provincia e il decentramento nei quartieri. I totali diven tano a questo punto di 880 recite, 406 mila 736 presenze e oltre 516 milioni d'incasso. Un quadro insolito che i due direttori dello Stabile coro mentano dal punto di vista culturale e amministrativo. Per Aldo Trionfo, direttore artistico, il Teatro Stabile di Torino non è soltanto un ente che si limita a produrre 2-3 spettacoli all'anno, magari di alto livello. « E' una grossa macchina che, attorno al proprio repertorio, vara un'infinità di altre manifestazioni; in particolare è un centro che emana spettacoli in tutta la regione oltre che nella provincia. In più, teniamo in piedi il discorso del decentramento e dello spontaneismo. Le cifre globali dimostrano che Torino — a differenza di altri organismi consimili — non conosce involuzioni. Fin d'ora poi annunciamo un vasto programma per il nuovo Centro Studi di via Bogino in funzione dall'autunno. Avremo fatto cose belle e brutte, ma fermi non siamo stati ». L'intervento sociologico e culturale ha toccato 7 quartieri cittadini, 16 città della regione e 65 comuni della provincia di Torino. Quarantasette spettacoli tradizionali hanno toccato le più diverse piazze, nelle quali si sono anche tenuti concerti, cabaret, conferenze, attività di gruppo e scolastiche, incontri-seminari e assistenza a équipes locali. In altre parole, se portare un animatore a Corio Canavese o i cantastorie a Bairo, ha un significato culturale, lo Stabile lo ha fatto. Alle eventuali accuse di « colonialismo » risponde il direttore organizzativo Nuccio Messina. Dieci anni fa mancava il concetto stesso di teatro sta- bile. « Noi ci siamo indirizzati verso l'idea di servizio pubblico. h'Hedda Gabler o l'Ettore Fieramosca sono i pilastri di un impegno molto più vasto che va al di là della produzione spettacolare. Per noi il metodo e il mito di una Comédie Francaise sono superati, perché ci consideriamo un ente culturale polivalente. Questo impegno ribalta in modo radicale il principio per il quale erano nati i teatri a gestione pubblica, sottopone le strutture a uno sforzo nuovo che costringe a modificarle, obbliga ad una rimeditazione anche individuale sul piano professionale ». Dai dati esposti e da queste dichiarazioni emerge la evoluzione del teatro di prosa. Sì apre un rapporto con ogni tipo di pubblico. Negli Anni 70 è impossibile non tenerne conto. Piero Perona Gli otto teatri a gestione pubblica nel '72-73 Contributi statali INCASSI E PRESENZE N TEATRI Importo Contributo lncassi N. Prezzo Media compless. ABBO" STABIL1 contributi j medio a lordi j compless. medio presenza recite NAMENTI (milioni) | spettalore (milioni) | presenze biglietto a recita Milano . . 247 1.519 259 162.622 ; 1.593 648 251 12.612 Genova . . 236 1.272 239 185.515 1.288 554 335 12.408 Torino . . 186 731 344 254.278 1.353 j 733 347 13.327 Roma . . 160 973 270 164.441 1.642 333 494 10.358 Trieste . . 129 1.236 103 104.377 j 987 527 198 12.770 Catania . . 130 1.018 177 127.989 1.383 815 208 8.137 L'Aquila . . 122 2.220 52 54.961 946 314 175 5.865 Bolzano . . 90 1.707 61 52.726 1.157 396 133 2.708 La stagione di prosa a Torino Numero Recite Milioni incasso Num. presenze 71-72 72-73 71-72 72-73 71-72 72-73 71-72 72-73 Lavori italiani 39 31 575 532 357 392 229.412 193.128 Lavori stranieri 21 19 207 201 151 173 96.988 117.893 Totali 60 50 782 733 508 565 326.400 310.911 Lo Stabile di Torino è in testa agli incassi 72-73 per la prosa I DATI UFFICIALI DELLA CITTÀ E DI TUTTA ITALIA Lo Stabile di Torino è in testa agli incassi 72-73 per la prosa I movimenti nei teatri a gestione pubblica - Macario e Re Lear: due fenomeni - Annata di transizione L'estate teatrale volge rapidamente al termine. Sugli spalti, nelle piasse, tra folle di turisti e di villeggianti si consumano crudeli beffe d'amore e si pronunciano alate parole. Shakespeare va a braccetto con Goldoni, l'immancabile Plauto vuole essere attuale come Pirandello e Brecht. Ma è anche tempo di consuntivi e di bilanci. Dai bollettini degli Stabili e dai borderò del ministero dello Spettacolo escono colonne di cifre da interpretare. Una completa panoramica della stagione di prosa '72-73 a Torino è fornita dal Giornale dello Spettacolo. Nel tabellino a 3 colonne è riprodotta la programmazione delle quattro sale principali (Alfieri, Carignano, Erba, Gobetti) oltre all'attività svolta dallo Stabile nei quartieri cittadini per l'inisiativa decentramento. Questi ultimi dati — ingresso gratuito o semigratuito, attività essenzialmente promozionale — non sono omogenei con i primi. Tuttavia concorrono a fornire un quadro significativo dell'annata scorsa, una tipica annata di transizione. Rispetto ai dodici mesi precedenti, il '72-73 vede una diminuzione nel numero complessivo delle recite (da 782 a 733) e nel numero di spettatori (da 326 mila 400 a 310 mila 911). Per l'aumento del costo della vita gl'incassi vantano un incremento (da 508 a 565 milioni). In particolare l'incasso medio per rappresentazione è oggi di 771 mila lire contro le 649 mila del passato, mentre il numero di presenze medie per recita oscilla appena da 417 a 424. I lavori stranieri non hanno praticamente risentito della crisi. Si passa da 21 a 19 testi, da 207 a 201 rappresentazioni mentre gl'incassi lordi segnano un incremento di 22 milioni; i lavori italiani sembrano aver temporaneamente perso il favore del pubblico (da 39 a 31 i testi, da 575 a 532 le rappresentazioni) ma l'incremento degl'incassi escluderebbe ogni analisi pessimistica: più 35 milioni. Per non sottovalutare l'importanza di questi dati nell'ambito dello spettacolo, si rammenti infine che la prosa dà il 62 per cento delle presenze in teatro, il 72 per cento delle recite e il 67 per cento degl'incassi. Quali sono stati i successi torinesi? Macario in primo luogo, che nelle tre farse date al Carignano ha ogni volta superato i 10 milioni (Stazione di servizio, Un regolamento di conti e II gallo nel cortile, Finestre sul Po); poi all'Alfieri Ciao Rudy e Z*Ettore Fieramosca sempre intorno ai 10 milioni; La casa nova del Goldoni con lo Stabile di Genova (10,5 milioni in 16 recite); La locandiere — ancora Goldoni, stavolta con Anna Maria Guarnieri al Carignano — 11 milioni in 14 recite; I fastidi d'un grand om con Gipo Fàrassino (due mesi circa di tenitura all'Erba con più di 20 milioni). Tutti quelli citati sinora sono commediografi italiani. Tra gli stranieri primeggia il Re Lear scespiriano del Piccolo con 31 milioni e 24.404 presenze in sole 17 recite; seguono le due produzioni dello Stabile di Torino: Vita di Galileo di Brecht e Peer Gynt di Ibsen rispettivamente con 30 e 24 milioni. Questi copioni impegnati sono stati preferiti a comici collaudati come Rascel nel Prigioniero della seconda strada (22 milioni) e Bramieri in Povera Italia (13 milioni, però in sole 7 recite riprese a distanza di dieci mesi dalla prima assoluta dell'autunno '71). Un discorso approfondito merita il Teatro Stabile di Torino. Il suo presidente, on. Picchioni, ha comunicato le cifre della stagione '72-73. Ne emergono alcuni valori positivi. Rispetto agli altri organismi a gestione pubblica, lo Stabile ha un buon numero di spettacoli (347, contro i 494 dello Stabile di Roma ma anche contro i 335 di Genova e i 251 del Piccolo di Milano). E' al primo posto come incassi, con 344 milioni 268 mila 959 lire contro i 270 di Roma, i 259 di Milano e i 239 di Genova ed è all'ultimo posto come contributo medio del ministero per spettatore: 731 lire contro le 973 di Roma, le 1018 di Catania e le 1236 di Trieste. Inoltre i suoi abbonati, per quanto scemati di circa un migliaio, sono sempre superiori a quelli di Genova, Milano, Roma, ecc. (13.327 e 12.408, 12.612, 10.358). Anche come numero di presenze Torino è prima davanti a Genova. Non solo, ma ai dati tradizionali bisogna aggiungere la programmazione sperimentale al Gobetti, l'attività in provincia e il decentramento nei quartieri. I totali diven tano a questo punto di 880 recite, 406 mila 736 presenze e oltre 516 milioni d'incasso. Un quadro insolito che i due direttori dello Stabile coro mentano dal punto di vista culturale e amministrativo. Per Aldo Trionfo, direttore artistico, il Teatro Stabile di Torino non è soltanto un ente che si limita a produrre 2-3 spettacoli all'anno, magari di alto livello. « E' una grossa macchina che, attorno al proprio repertorio, vara un'infinità di altre manifestazioni; in particolare è un centro che emana spettacoli in tutta la regione oltre che nella provincia. In più, teniamo in piedi il discorso del decentramento e dello spontaneismo. Le cifre globali dimostrano che Torino — a differenza di altri organismi consimili — non conosce involuzioni. Fin d'ora poi annunciamo un vasto programma per il nuovo Centro Studi di via Bogino in funzione dall'autunno. Avremo fatto cose belle e brutte, ma fermi non siamo stati ». L'intervento sociologico e culturale ha toccato 7 quartieri cittadini, 16 città della regione e 65 comuni della provincia di Torino. Quarantasette spettacoli tradizionali hanno toccato le più diverse piazze, nelle quali si sono anche tenuti concerti, cabaret, conferenze, attività di gruppo e scolastiche, incontri-seminari e assistenza a équipes locali. In altre parole, se portare un animatore a Corio Canavese o i cantastorie a Bairo, ha un significato culturale, lo Stabile lo ha fatto. Alle eventuali accuse di « colonialismo » risponde il direttore organizzativo Nuccio Messina. Dieci anni fa mancava il concetto stesso di teatro sta- bile. « Noi ci siamo indirizzati verso l'idea di servizio pubblico. h'Hedda Gabler o l'Ettore Fieramosca sono i pilastri di un impegno molto più vasto che va al di là della produzione spettacolare. Per noi il metodo e il mito di una Comédie Francaise sono superati, perché ci consideriamo un ente culturale polivalente. Questo impegno ribalta in modo radicale il principio per il quale erano nati i teatri a gestione pubblica, sottopone le strutture a uno sforzo nuovo che costringe a modificarle, obbliga ad una rimeditazione anche individuale sul piano professionale ». Dai dati esposti e da queste dichiarazioni emerge la evoluzione del teatro di prosa. Sì apre un rapporto con ogni tipo di pubblico. Negli Anni 70 è impossibile non tenerne conto. Piero Perona Gli otto teatri a gestione pubblica nel '72-73 Contributi statali INCASSI E PRESENZE N TEATRI Importo Contributo lncassi N. Prezzo Media compless. ABBO" STABIL1 contributi j medio a lordi j compless. medio presenza recite NAMENTI (milioni) | spettalore (milioni) | presenze biglietto a recita Milano . . 247 1.519 259 162.622 ; 1.593 648 251 12.612 Genova . . 236 1.272 239 185.515 1.288 554 335 12.408 Torino . . 186 731 344 254.278 1.353 j 733 347 13.327 Roma . . 160 973 270 164.441 1.642 333 494 10.358 Trieste . . 129 1.236 103 104.377 j 987 527 198 12.770 Catania . . 130 1.018 177 127.989 1.383 815 208 8.137 L'Aquila . . 122 2.220 52 54.961 946 314 175 5.865 Bolzano . . 90 1.707 61 52.726 1.157 396 133 2.708 La stagione di prosa a Torino Numero Recite Milioni incasso Num. presenze 71-72 72-73 71-72 72-73 71-72 72-73 71-72 72-73 Lavori italiani 39 31 575 532 357 392 229.412 193.128 Lavori stranieri 21 19 207 201 151 173 96.988 117.893 Totali 60 50 782 733 508 565 326.400 310.911