Dc: pieno appoggio al governo - Rumor

Dc: pieno appoggio al governo - Rumor A Ravenna il Consiglio nazionale Dc: pieno appoggio al governo - Rumor Nominati vicesegretari il doroteo Bisaglia e il basista Marcora - Sdoppiati i quattro uffici fondamentali del partito: i dirigenti rappresentano tutte le correnti (Dal nostro inviato speciale) Ravenna, 5 agosto. Nel ricordare don Minzoni, l'arciprete trentottenne di Argenta massacrato a bastonate dagli squadristi il 23 agosto 1923, il consiglio nazionale de, riunito appositamente a Ravenna, ha confermato nuovamente la propria unità attorno alla linea Fanfani e al governo Rumor, ribadendo il radicale antifascismo del partito e la sua opposizione ad ogni violenza. Dopo una mattinata rievocativa, il dibattito politico pomeridiano si è rapidamente esaurito con un solo intervento fortemente critico, quello del centrista Ravioli, che ha proposto un governo dai liberali ai socialisti. La mozione finale, dopo gli interventi di Fanfani e Rumor, è stata approvata all'unanimità. Essa ratifica, come vuole lo statuto, la scelta del centro-sinistra che fu compiuta, ha tenuto a sottolineare Fanfani, da tutto il 12° Congresso nazionale di giugno. Grazie agli accordi fra le correnti, sono stati nominati vicesegretari il doroteo Bisaglia e il basista Marcora, malgrado Donat-Cattin si fosse pronunciato nel suo intervento per una più ampia rappresentanza delle tre correnti di sinistra (base, morotei e forze nuove) nella segreteria. Infine, con la sola astensione di Donat-Cattin, è stato avallato lo sdoppiamento proposto da Fanfani dei quattro uffici fondamentali della de (organizzazione, propaganda e stampa, enti locali e programma). La direzione, riunitasi dopo la seduta del consiglio nazionale, ha nominato i due vicesegretari e distribuito così gli otto uffici: organizzazione interna, Gaspari; organizzazione elettorale, D'Arezzo; propaganda e stampa, Mazzarino; informazione Beici; enti locali, comunali e provinciali, Albis; regionali, Evangelisti; programma economico, Natali; programma sociale, Vittorino Colombo. Questi otto dirigenti che rappresentano tutte le correnti, entreranno nella giunta esecutiva della de che Fanfani intende riunire più spesso alleggerendo gli impegni della direzione. Da rilevare che Colombo, DonatCattin e De Mita resteranno nella direzione, in quanto capi corrente, benché abbiano cariche governative. La giornata celebrativa e politica si era aperta in mattinata a Argenta con la messa nella chiesa di San Nicolò, di cui era arciprete don Minzoni, officiata dal vescovo di Ravenna, monsignor Baldassari, che lo ha indicato come esempio ai preti e ai laici impegnati nell'attività politica. C'erano tutti i maggiorenti della de; uomini e donne del posto, fra cui Enrico Bondanelli, che la notte dell'agguato fu ferito con don Minzoni. Dopo la messa è stata deposta una corona dinanzi alla lapide all'angolo della strada (ora via don Minzoni) ove il coraggioso prete fu aggredito a morte dai fascisti. Pattuglie di giovani ciclisti della «Libertas» portavano intanto una fiaccola, accesa ai piedi dell'altare, sino alla tomba di don Minzoni nel cimitero di Ravenna, dove si sono riunite ancora le personalità. Infine la commemorazione ufficiale al teatro Astoria. Il palco era sormontato da un grande ritratto di don Minzoni in divisa di cappellano di guerra con la scritta: «Don Minzoni; un sacerdote che pagò con la vita la ribellione al fascismo». Il discorso rievocativo di Sceiba, nel tracciare minutamente la figura e l'opera dell'arciprete di Argenta, ha insistito su un punto: il fascismo sorse come reazione alle violenze del massimalismo socialista e incontrò «persino consensi dei ceti legalitari». Quindi, anche oggi lotta agli opposti estremismi e ordine nel Paese. Ha citato un passo di Sturzo che nel 1920 chiedeva un governo forte per realizzare un programma di risanamento economico. «Il fascismo non ha un volto solo: e la frontiera ideale per gli uomini liberi non è tra fascismo e antifascismo, ma tra fascismo e democrazia», ha detto Sceiba. «Legittima e doverosa è la diffidenza verso le proclamazioni di democrazie, facili e interessate in un regime libero, nei confronti di coloro che non osano prendere aperta posizione di condanna contro i regimi passati e presenti che si reggono sul metodo della violenza». Fanfani, benché non fosse previsto il suo intervento, ha Ravenna. Il presidente del Cotario della de Fanfani ai lavor ritenuto di concludere la cerimonia nel teatro. Ha ripetuto che la de, convocando il suo consiglio «presso la tomba di don Minzoni, ha inteso con atti prima che con parole confermare la sua avversione alla violenza nella vita politica». Ha poi sottolineato che la scelta di centro-sinistra è scelta di civiltà e progresso. nsiglio, Rumor, e il segrei di ieri (Telefoto «Ansa») «Onorevole Rumor — ha concluso — insieme ai partiti della maggioranza da lei guidata, governi l'Italia: un Paese libero — ha detto con veemenza, aggiornando la citazione di Sturzo — deve essere ordinato, per essere ordinato un Paese deve essere giusto. Questa è l'Italia che ì cittadini attendono». Dc: pieno appoggio al governo - Rumor A Ravenna il Consiglio nazionale Dc: pieno appoggio al governo - Rumor Nominati vicesegretari il doroteo Bisaglia e il basista Marcora - Sdoppiati i quattro uffici fondamentali del partito: i dirigenti rappresentano tutte le correnti (Dal nostro inviato speciale) Ravenna, 5 agosto. Nel ricordare don Minzoni, l'arciprete trentottenne di Argenta massacrato a bastonate dagli squadristi il 23 agosto 1923, il consiglio nazionale de, riunito appositamente a Ravenna, ha confermato nuovamente la propria unità attorno alla linea Fanfani e al governo Rumor, ribadendo il radicale antifascismo del partito e la sua opposizione ad ogni violenza. Dopo una mattinata rievocativa, il dibattito politico pomeridiano si è rapidamente esaurito con un solo intervento fortemente critico, quello del centrista Ravioli, che ha proposto un governo dai liberali ai socialisti. La mozione finale, dopo gli interventi di Fanfani e Rumor, è stata approvata all'unanimità. Essa ratifica, come vuole lo statuto, la scelta del centro-sinistra che fu compiuta, ha tenuto a sottolineare Fanfani, da tutto il 12° Congresso nazionale di giugno. Grazie agli accordi fra le correnti, sono stati nominati vicesegretari il doroteo Bisaglia e il basista Marcora, malgrado Donat-Cattin si fosse pronunciato nel suo intervento per una più ampia rappresentanza delle tre correnti di sinistra (base, morotei e forze nuove) nella segreteria. Infine, con la sola astensione di Donat-Cattin, è stato avallato lo sdoppiamento proposto da Fanfani dei quattro uffici fondamentali della de (organizzazione, propaganda e stampa, enti locali e programma). La direzione, riunitasi dopo la seduta del consiglio nazionale, ha nominato i due vicesegretari e distribuito così gli otto uffici: organizzazione interna, Gaspari; organizzazione elettorale, D'Arezzo; propaganda e stampa, Mazzarino; informazione Beici; enti locali, comunali e provinciali, Albis; regionali, Evangelisti; programma economico, Natali; programma sociale, Vittorino Colombo. Questi otto dirigenti che rappresentano tutte le correnti, entreranno nella giunta esecutiva della de che Fanfani intende riunire più spesso alleggerendo gli impegni della direzione. Da rilevare che Colombo, DonatCattin e De Mita resteranno nella direzione, in quanto capi corrente, benché abbiano cariche governative. La giornata celebrativa e politica si era aperta in mattinata a Argenta con la messa nella chiesa di San Nicolò, di cui era arciprete don Minzoni, officiata dal vescovo di Ravenna, monsignor Baldassari, che lo ha indicato come esempio ai preti e ai laici impegnati nell'attività politica. C'erano tutti i maggiorenti della de; uomini e donne del posto, fra cui Enrico Bondanelli, che la notte dell'agguato fu ferito con don Minzoni. Dopo la messa è stata deposta una corona dinanzi alla lapide all'angolo della strada (ora via don Minzoni) ove il coraggioso prete fu aggredito a morte dai fascisti. Pattuglie di giovani ciclisti della «Libertas» portavano intanto una fiaccola, accesa ai piedi dell'altare, sino alla tomba di don Minzoni nel cimitero di Ravenna, dove si sono riunite ancora le personalità. Infine la commemorazione ufficiale al teatro Astoria. Il palco era sormontato da un grande ritratto di don Minzoni in divisa di cappellano di guerra con la scritta: «Don Minzoni; un sacerdote che pagò con la vita la ribellione al fascismo». Il discorso rievocativo di Sceiba, nel tracciare minutamente la figura e l'opera dell'arciprete di Argenta, ha insistito su un punto: il fascismo sorse come reazione alle violenze del massimalismo socialista e incontrò «persino consensi dei ceti legalitari». Quindi, anche oggi lotta agli opposti estremismi e ordine nel Paese. Ha citato un passo di Sturzo che nel 1920 chiedeva un governo forte per realizzare un programma di risanamento economico. «Il fascismo non ha un volto solo: e la frontiera ideale per gli uomini liberi non è tra fascismo e antifascismo, ma tra fascismo e democrazia», ha detto Sceiba. «Legittima e doverosa è la diffidenza verso le proclamazioni di democrazie, facili e interessate in un regime libero, nei confronti di coloro che non osano prendere aperta posizione di condanna contro i regimi passati e presenti che si reggono sul metodo della violenza». Fanfani, benché non fosse previsto il suo intervento, ha Ravenna. Il presidente del Cotario della de Fanfani ai lavor ritenuto di concludere la cerimonia nel teatro. Ha ripetuto che la de, convocando il suo consiglio «presso la tomba di don Minzoni, ha inteso con atti prima che con parole confermare la sua avversione alla violenza nella vita politica». Ha poi sottolineato che la scelta di centro-sinistra è scelta di civiltà e progresso. nsiglio, Rumor, e il segrei di ieri (Telefoto «Ansa») «Onorevole Rumor — ha concluso — insieme ai partiti della maggioranza da lei guidata, governi l'Italia: un Paese libero — ha detto con veemenza, aggiornando la citazione di Sturzo — deve essere ordinato, per essere ordinato un Paese deve essere giusto. Questa è l'Italia che ì cittadini attendono».