Mi mio "nemico,, Cardini

Mi mio "nemico,, Cardini Nicola Pietrangeli alla Davis Mi mio "nemico,, Cardini Caro Fausto, adesso, invece di andare in crociera con i tuoi amici, dovrai farti una bella trasferta a Praga. Prima di tutto ti faccio le mie congratulazioni per come hai diret l d f to la squadra, forse qualche volta avresti voluto saltare sulla sedia, ma ti sei contenuto e hai fatto bene. Per tre giorni ti ho visto sotto il sole fare quello che deve fare un capitano, dare le solite cose, asciugare la racchetta del giocatore o aprire una bottiglia di acqua minerale. Ma lasciami dire che ti vedevo meglio come giocatore quando potevi scaricare i tuoi nervi alzando le braccia al cielo o incitare il pubblico a fare il tifo. Quello era il vero Gardini, quello era il Gardini che tutti noi ricordiamo con più piacere. Quante volte abbiamo sofferto insieme. Quante volte abbiamo, insieme a Orlando e Beppe, affrontato delle situazioni difficili. Anche se molti non se lo ricordano, eravamo una squadra mica male, si può proprio dire che davanti a noi tremava per lo meno tutta l'Europa. Ma torniamo indietro di qualche anno quando Fausto Gardini era per tutti noi più giovani il massimo del traguardo. A me personalmente, essendo uno stilista, non piaceva il suo gioco, ma come invidiavo le sue gambe e la sua voglia di vincere! Poi, finalmente, il grande giorno insieme in Coppa Davis. Era nel 1955, vincemmo la zona europea, ma contro l'Australia perdemmo 0 a 5. Ma oltre ad aver perso l'incontro avevamo perso anche lui, il «Fustin» nazionale, perché una bella ragazza di nome Liliana se lo era portato via. « Chiudo con il tennis perché mio suocero mi fa lavorare sul serio », mi disse. Mi ricordo con quale tristezza mi raccontava quando andava a lavorare nei mulini alle sei del mattino. Tutto questo accadeva a Vercelli, ma dopo qualche anno Fausto cambia mestiere, diventa comproprietario di un'agenzia di pubblicità e piano piano, con la sua grinta di sempre, la fa diventare una delle più importanti d'Italia. Veniva sempre a vedere le partite e si vedeva benissimo nei suoi occhi furbi che covava qualcosa e questo qualcosa scoppia nel 1961 quando Fausto decide di tornare alle gare. E chi ne ha fatto le spese sono stato proprio io. Figuratevi, il numero due del mondo che perde contro un giocatore che aveva smesso da sei anni! Insieme, però, nella zona europea di Coppa Davis, con il lido Sirola e Tacchini al posto di Merlo, guarda caso ancora una vittoria e, dopo aver vinto contro gli americani a Roma, nella finale interzona, purtroppo, ancora una volta in finalissima, contro l'Australia ci dovemmo arrendere. Fausto non è mai stato a suo agio sui campi veloci, così decise di lasciarci andare senza di lui. Nel 1962, poi, gioca ancora, ma purtroppo il sottoscritto non lo aiuta molto e cosi, a parte la sconfitta in singolare, anche quella in doppio, dopo una serie di trentun partite vinte di seguito in Europa. Ai campionati italiani, poi, Gardini riesce ancora a battermi, ma onestamente quella partita era stregata. Pensate, avere otto, dico otto, « match balls » nello stesso game e perdere non solo il gioco, ma tutto l'incontro. Mi ricordo una frase stupida detta da me sul primo « match ball »: « Butta giù la pasta che è cotto ». Beh, altro che pasta, champagne, ma lo ha bevuto Gardini alla faccia mia. Il 1963 è stato l'ultima stagione di Fausto. Si vede che gli anni si cominciavano a sentire e dopo aver perso un set- maratona in Coppa Davis contro Couder a Barcellona, Gardini piano piano si ritirava. Non mi ha mai lasciato però, perché faceva da capitano della Canottieri Olona. Anche lì quante sofferenze! Pensate, per tre anni consecutivi perdiamo la finale della Coppa dei Campioni per 5 a 4. Certo che fa rabbia. E' lì che ha cominciato la sua carriera di capitano. Di noi hanno scritto e detto tante cose. Certo qualche volta non siamo stati d'accordo come quando ho detto che non mi sembrava « adatto » e « capace » a fare da capitano della Davis. Ma questo non c'entra con l'amicizia. Certo è che in campo io l'avrei ucciso volentieri parecchie volte, ma solo in campo. Adesso, caro Fausto, cerca di stare calmo a Praga perché vedrai che se i nostri riescono a imbrogliare un po' le carte della Cecoslovacchia, il pubblico sarà molto rumoroso. Starà a te far si che i nostri stiano calmi, ma tu sai meglio di me che quando non si ha niente da perdere qualche volta si riesce a fare cose che magari sembrano Impossibili. E tu sei un maestro di cose difficili. Ti ricordi quante volte australiani o americani che venivano per la prima volta in Europa ridevano quando tu giocavi e poi, guarda caso, ogni volta che ti incontravano uscivano dal campo avendo subito un 6-1 6-1? Ti lascio e mi raccomando a te. Nicola Pietrangeli Il capitano non giocatore della squadra azzurra, Fausto Cardini (Foto Moisio) Mi mio "nemico,, Cardini Nicola Pietrangeli alla Davis Mi mio "nemico,, Cardini Caro Fausto, adesso, invece di andare in crociera con i tuoi amici, dovrai farti una bella trasferta a Praga. Prima di tutto ti faccio le mie congratulazioni per come hai diret l d f to la squadra, forse qualche volta avresti voluto saltare sulla sedia, ma ti sei contenuto e hai fatto bene. Per tre giorni ti ho visto sotto il sole fare quello che deve fare un capitano, dare le solite cose, asciugare la racchetta del giocatore o aprire una bottiglia di acqua minerale. Ma lasciami dire che ti vedevo meglio come giocatore quando potevi scaricare i tuoi nervi alzando le braccia al cielo o incitare il pubblico a fare il tifo. Quello era il vero Gardini, quello era il Gardini che tutti noi ricordiamo con più piacere. Quante volte abbiamo sofferto insieme. Quante volte abbiamo, insieme a Orlando e Beppe, affrontato delle situazioni difficili. Anche se molti non se lo ricordano, eravamo una squadra mica male, si può proprio dire che davanti a noi tremava per lo meno tutta l'Europa. Ma torniamo indietro di qualche anno quando Fausto Gardini era per tutti noi più giovani il massimo del traguardo. A me personalmente, essendo uno stilista, non piaceva il suo gioco, ma come invidiavo le sue gambe e la sua voglia di vincere! Poi, finalmente, il grande giorno insieme in Coppa Davis. Era nel 1955, vincemmo la zona europea, ma contro l'Australia perdemmo 0 a 5. Ma oltre ad aver perso l'incontro avevamo perso anche lui, il «Fustin» nazionale, perché una bella ragazza di nome Liliana se lo era portato via. « Chiudo con il tennis perché mio suocero mi fa lavorare sul serio », mi disse. Mi ricordo con quale tristezza mi raccontava quando andava a lavorare nei mulini alle sei del mattino. Tutto questo accadeva a Vercelli, ma dopo qualche anno Fausto cambia mestiere, diventa comproprietario di un'agenzia di pubblicità e piano piano, con la sua grinta di sempre, la fa diventare una delle più importanti d'Italia. Veniva sempre a vedere le partite e si vedeva benissimo nei suoi occhi furbi che covava qualcosa e questo qualcosa scoppia nel 1961 quando Fausto decide di tornare alle gare. E chi ne ha fatto le spese sono stato proprio io. Figuratevi, il numero due del mondo che perde contro un giocatore che aveva smesso da sei anni! Insieme, però, nella zona europea di Coppa Davis, con il lido Sirola e Tacchini al posto di Merlo, guarda caso ancora una vittoria e, dopo aver vinto contro gli americani a Roma, nella finale interzona, purtroppo, ancora una volta in finalissima, contro l'Australia ci dovemmo arrendere. Fausto non è mai stato a suo agio sui campi veloci, così decise di lasciarci andare senza di lui. Nel 1962, poi, gioca ancora, ma purtroppo il sottoscritto non lo aiuta molto e cosi, a parte la sconfitta in singolare, anche quella in doppio, dopo una serie di trentun partite vinte di seguito in Europa. Ai campionati italiani, poi, Gardini riesce ancora a battermi, ma onestamente quella partita era stregata. Pensate, avere otto, dico otto, « match balls » nello stesso game e perdere non solo il gioco, ma tutto l'incontro. Mi ricordo una frase stupida detta da me sul primo « match ball »: « Butta giù la pasta che è cotto ». Beh, altro che pasta, champagne, ma lo ha bevuto Gardini alla faccia mia. Il 1963 è stato l'ultima stagione di Fausto. Si vede che gli anni si cominciavano a sentire e dopo aver perso un set- maratona in Coppa Davis contro Couder a Barcellona, Gardini piano piano si ritirava. Non mi ha mai lasciato però, perché faceva da capitano della Canottieri Olona. Anche lì quante sofferenze! Pensate, per tre anni consecutivi perdiamo la finale della Coppa dei Campioni per 5 a 4. Certo che fa rabbia. E' lì che ha cominciato la sua carriera di capitano. Di noi hanno scritto e detto tante cose. Certo qualche volta non siamo stati d'accordo come quando ho detto che non mi sembrava « adatto » e « capace » a fare da capitano della Davis. Ma questo non c'entra con l'amicizia. Certo è che in campo io l'avrei ucciso volentieri parecchie volte, ma solo in campo. Adesso, caro Fausto, cerca di stare calmo a Praga perché vedrai che se i nostri riescono a imbrogliare un po' le carte della Cecoslovacchia, il pubblico sarà molto rumoroso. Starà a te far si che i nostri stiano calmi, ma tu sai meglio di me che quando non si ha niente da perdere qualche volta si riesce a fare cose che magari sembrano Impossibili. E tu sei un maestro di cose difficili. Ti ricordi quante volte australiani o americani che venivano per la prima volta in Europa ridevano quando tu giocavi e poi, guarda caso, ogni volta che ti incontravano uscivano dal campo avendo subito un 6-1 6-1? Ti lascio e mi raccomando a te. Nicola Pietrangeli Il capitano non giocatore della squadra azzurra, Fausto Cardini (Foto Moisio)