I fuochi d'artificio incendiano la cupola della chiesa del Redentore a Venezia

I fuochi d'artificio incendiano la cupola della chiesa del Redentore a Venezia È avvenuto durante una festa nell'isola della Giudecca I fuochi d'artificio incendiano la cupola della chiesa del Redentore a Venezia I danni sono rilevanti - Il fuoco ha aperto uno squarcio di cinque metri ed ha fuso il rivestimento in piombo II rogo è stato circoscritto e domato malgrado il forte vento - Turisti e veneziani hanno assistito allo spegnimento (Dal nostro corrispondente) Venezia, 15 luglio. Un incendio divampato la notte scorsa ha provocato gravi danni alla cupola della chiesa del Redentore, nell'isola della Giudecca. Ieri sera, in occasione della « Festa del Redentore », il tempio, che è opera di Andrea Palladio, era stato addobbato con numerose lampade poste sulla cupola e sulla facciata, prospiciente il canale della Giudecca. Poco prima di mezzanotte, mentre nel bacino di San Marco era in corso la tradizionale « veglia », la cupola della chiesa — un'intelaiatura di legno rivestita da lamiere di piombo — si è incendiata forse a causa di un corto circuito o della caduta di uno dei fuochi d'artificio lanciati durante lo spettacolo pirotecnico. Padre Gervasio, uno dei frati cappuccini che hanno in custodia la chiesa, ha dato l'allarme e sul posto sono giunte alcune squadre di pompieri. L'incendio è stato circoscritto e spento. Secondo i frati i danni sono rilevanti. La cupola — che ha uno squarcio di cinque metri di diametro — dovrà essere ricostruita completamente in quanto il calore ha fatto fondere il rivestimento di piombo. La chiesa del Redentore era stata restaurata di recente con fondi messi a disposizione dalla Fiat. Nonostante il tempo incerto i turisti erano numerosi come non mai in città e affollavano le rive di San Marco e del bacino in attesa dello spettacolo pirotecnico, un'attesa che non è andata delusa perché mai i fuochi sono stati così belli e fantasiosi. Ma un freddo vento soffiava sulla Laguna trascinando nubi basse e gonfie di pioggia che a tratti hanno investito le imbarcazioni dei più tenaci veneziani che non hanno voluto rinunciare al tradizionale veglione sull'acqua in attesa dell'alba con il bagno ristoratore sulle spiagge del Lido. Anche loro sono stati «cac- ciati via» dal fortunale che si è abbattuto sulla città proprio mentre venivano sparati gli ultimi colpi. Il bilancio è stato piuttosto pesante. Oltre ai numerosissimi interventi dei vìgili del fuoco i danni più gravi sono stati provocati dal maltempo, al Lido, dove numerose zone dell'isola sono rimaste senza telefono. S- inscritta da Carlo Rognoni namitardo al direttissimo Torino-Roma, colpito da ordine di cattura per tentata strage e tentata ricostituzione del partito fascista, ma tuttora latitante — ha scritto una lettera a Nico Azzi, ventiduenne compagno di fede, in carcere a Genova, rimproverandolo di aver parlato troppo con gl'inquirenti. « Hai detto troppe cose, hai tirato in ballo troppi compagni e rivelato particolari che dovevano rimanere segreti — c'è scritto nella lettera, che risulta imbucata a Genova —. Che parli Marzorati, che è un ragazzo, pazienza, ma tu non avresti dovuto farlo». Lo scritto è stato sequestrato da un agente di custodia e consegnato al sostituto procuratore della Repub Mica, Barile, che conduce l'istruttoria. L'impresa del « commando » neofascista fu compiuta il 7 aprile scorso, poco prima di mezzogiorno, mentre il convoglio transitava tra le stazioni di Genova e Nervi. Probabilmente a causa di uno scossone del treno, il detonatore esplose tra le mani di Azzi, che stava innescando l'ordigno, ferendolo gravemente. Scoperto e ricoverato in ospedale, dopo alcuni giorni il giovane terrorista si decise a confessare. Furono arrestati Gianfranco Marzorati, 19 anni, che era con lui sul treno, e Francesco De Min. Rognoni, capo del gruppo, riuscì a fuggire. ........ .. . Venezia. Lo squarcio della cupola (a sinistra) provocato dall'incendio dei fuochi d'artificio (Telefoto Ansa) Lettera al fascista Azzi "Hai parlato troppo" Genova, 15 luglio. (g. a.) Gian Carlo Rognoni — il capo del gruppo neofascista « La Fenice », responsabile del fallito attentato di- I fuochi d'artificio incendiano la cupola della chiesa del Redentore a Venezia È avvenuto durante una festa nell'isola della Giudecca I fuochi d'artificio incendiano la cupola della chiesa del Redentore a Venezia I danni sono rilevanti - Il fuoco ha aperto uno squarcio di cinque metri ed ha fuso il rivestimento in piombo II rogo è stato circoscritto e domato malgrado il forte vento - Turisti e veneziani hanno assistito allo spegnimento (Dal nostro corrispondente) Venezia, 15 luglio. Un incendio divampato la notte scorsa ha provocato gravi danni alla cupola della chiesa del Redentore, nell'isola della Giudecca. Ieri sera, in occasione della « Festa del Redentore », il tempio, che è opera di Andrea Palladio, era stato addobbato con numerose lampade poste sulla cupola e sulla facciata, prospiciente il canale della Giudecca. Poco prima di mezzanotte, mentre nel bacino di San Marco era in corso la tradizionale « veglia », la cupola della chiesa — un'intelaiatura di legno rivestita da lamiere di piombo — si è incendiata forse a causa di un corto circuito o della caduta di uno dei fuochi d'artificio lanciati durante lo spettacolo pirotecnico. Padre Gervasio, uno dei frati cappuccini che hanno in custodia la chiesa, ha dato l'allarme e sul posto sono giunte alcune squadre di pompieri. L'incendio è stato circoscritto e spento. Secondo i frati i danni sono rilevanti. La cupola — che ha uno squarcio di cinque metri di diametro — dovrà essere ricostruita completamente in quanto il calore ha fatto fondere il rivestimento di piombo. La chiesa del Redentore era stata restaurata di recente con fondi messi a disposizione dalla Fiat. Nonostante il tempo incerto i turisti erano numerosi come non mai in città e affollavano le rive di San Marco e del bacino in attesa dello spettacolo pirotecnico, un'attesa che non è andata delusa perché mai i fuochi sono stati così belli e fantasiosi. Ma un freddo vento soffiava sulla Laguna trascinando nubi basse e gonfie di pioggia che a tratti hanno investito le imbarcazioni dei più tenaci veneziani che non hanno voluto rinunciare al tradizionale veglione sull'acqua in attesa dell'alba con il bagno ristoratore sulle spiagge del Lido. Anche loro sono stati «cac- ciati via» dal fortunale che si è abbattuto sulla città proprio mentre venivano sparati gli ultimi colpi. Il bilancio è stato piuttosto pesante. Oltre ai numerosissimi interventi dei vìgili del fuoco i danni più gravi sono stati provocati dal maltempo, al Lido, dove numerose zone dell'isola sono rimaste senza telefono. S- inscritta da Carlo Rognoni namitardo al direttissimo Torino-Roma, colpito da ordine di cattura per tentata strage e tentata ricostituzione del partito fascista, ma tuttora latitante — ha scritto una lettera a Nico Azzi, ventiduenne compagno di fede, in carcere a Genova, rimproverandolo di aver parlato troppo con gl'inquirenti. « Hai detto troppe cose, hai tirato in ballo troppi compagni e rivelato particolari che dovevano rimanere segreti — c'è scritto nella lettera, che risulta imbucata a Genova —. Che parli Marzorati, che è un ragazzo, pazienza, ma tu non avresti dovuto farlo». Lo scritto è stato sequestrato da un agente di custodia e consegnato al sostituto procuratore della Repub Mica, Barile, che conduce l'istruttoria. L'impresa del « commando » neofascista fu compiuta il 7 aprile scorso, poco prima di mezzogiorno, mentre il convoglio transitava tra le stazioni di Genova e Nervi. Probabilmente a causa di uno scossone del treno, il detonatore esplose tra le mani di Azzi, che stava innescando l'ordigno, ferendolo gravemente. Scoperto e ricoverato in ospedale, dopo alcuni giorni il giovane terrorista si decise a confessare. Furono arrestati Gianfranco Marzorati, 19 anni, che era con lui sul treno, e Francesco De Min. Rognoni, capo del gruppo, riuscì a fuggire. ........ .. . Venezia. Lo squarcio della cupola (a sinistra) provocato dall'incendio dei fuochi d'artificio (Telefoto Ansa) Lettera al fascista Azzi "Hai parlato troppo" Genova, 15 luglio. (g. a.) Gian Carlo Rognoni — il capo del gruppo neofascista « La Fenice », responsabile del fallito attentato di-

Luoghi citati: Genova, Roma, Torino, Venezia