Arrestato un impiegato delle Poste ha organizzato gli assalti al treni

Arrestato un impiegato delle Poste ha organizzato gli assalti al treni Dopo i colpi a Ce va ed a Trofarello; bottino 500 milioni Arrestato un impiegato delle Poste ha organizzato gli assalti al treni Il primo indizio: il "messaggero" si è comprato all'improvviso un alloggio al mare - Altri elementi, fra cui il falso smarrimento di una chiave e molte contraddizioni, hanno portato alla sua incriminazione Un impiegato delle Foste è il basista dei gangsters che hanno assaltato i vagoni postali dei treni Alessandria-Torino (bottino di mezzo miliardo) e Ceva-Ormea (un milione). Si chiama Settimio Dottore, ha 30 anni, è originario di Barletta ed abita con la moglie ed un Aglio in via Paisiello 65. Secondo il sostituto procuratore della Repubblica dott. Burzio, che ha spiccato l'ordine di cattura per concorso in rapina pluriaggravata, non esistono dubbi sulla sua colpevolezza. E' stato smascherato da un paziente lavoro diretto dal dott. Falzone della Squadra Mobile e dal maresciallo Mare. E' stato tradito da una chiave che ha detto di aver perso ed invece ha consegnato agli esecutori materiali dei colpi, e dalle spese eccessive che ha fatto dopo la rapina al « postale » che ha reso 330 milioni in contanti e circa 200 in titoli. La polizia ha iniziato le indagini partendo dal logico presupposto che, soltanto un impiegato pratico dei vagoni postali, poteva aver aiutato i banditi in quella che è stata la più colossale rapina del dopoguerra. Sono state cosi controllate circa mille e 500 persone; su quelli che avevano suscitato anche il più piccolo sospetto, è stata aperta una inchiesta discreta, ma molto attenta. Circa una settimana prima dell'I 1 maggio, giorno del grande assalto, Settimio Dottore aveva denunciato al suo capufficio lo smarrimento della chiave che apre la porta blindata che, dal vagone postale, permette di passare nel resto del treno. Poteva sembrare un fatto casuale; anche perché i banditi, per entrare, avevano infranto a martellate il lunotto della porta e quindi, passando un braccio nel varco, avevano tirato il chiavistello. Ma le indagini hanno dato i loro frutti. Settimio Dottore lavora da molti anni come « messaggero » (l'impiegato addetto allo smistamento sui vagoni postali dei treni), guadagna un normale stipendio, eppure si è comprato all'improvviso una casa al mare e si è interessato all'acquisto di altre proprietà nei pressi di Alba, paese d'origine della moglie. Si è poi scoperto che frequentava strane persone, non del suo ambiente. Al momento del fermo, l'impiegato è caduto più volte in contraddizione. Ha poi cercato di giustificare le spese con un'eredità, ma è stato accertato che la somma in suo possesso era di molto superiore a quella ereditata. Sugli interrogatori del magistrato, viene mantenuto per ora il massimo riserbo, ma è certo che la posizione dell'arrestato si è aggravata. Il riserbo è comprensibile dal momento che adesso la polizia deve catturare i gangsters di una banda che si presenta molto temibile. A fare il colpo di Trofarello sono stati tre, mascherati con passamontagna, armati di due pistole; ma ad attenderli nella stazione dove hanno scaricato i sacchi con il favoloso bottino, c'erano al¬ tri complici. La loro tecnica li mostra decìsi ed esperti. Lo dimostra il fatto che, per entrare nel vagone postale, non hanno usato la chiave del complice o hanno comunque inscenato la rottura del lunotto. Hanno immobilizzato i cin- qfnaènds que impiegati legandoli sul fondo del vagone in due minuti. Poi hanno scelto con cura i plichi delle banche e gli altri valori. Quando il treno è arrivato a Trofarello, erano pronti con il bottino già da qualche minuto. Sono scesi dalla parte opposta alla stazione. Quando il convoglio è ripartito, della banda non c'era più traccia. La rapina è stata scoperta prima di Moncalieri, dal capotreno. A Ceva, il 7 giugno, i banditi erano in quattro. Stavano seduti tra i passeggeri, poco più di una ventina, e si sono mascherati con cappucci tra di loro, senza degnarli di uno sguardo. Pistole in pugno sono corsi verso il bagagliaio. Mentre una donna gridava, i rapinatori hanno azionato il segnale d'allarme. Il treno si è fermato appena fuori da una galleria. «Fermi o vi ammazziamo tutti » hanno gridato agli impiegati. Erano nervosi, furibondi: difficile dire se appartengono alla stessa banda di Trofarello. Hanno squarciato freneticamente i sacchi di posta, poi sono scesi e sono fuggiti su una « Fulvia » targata Brescia con poco meno di un milione. Anche in questo caso, secondo la polizia, a fare da basista è stato l'impiegato Settimio Dottore. Wammmm Wammmm L'impiegato Settimio Dottore, 30 anni, in questura con il maresciallo Mare che ha partecipato alle indagini - Il vagone del treno subito dopo la rapina Arrestato un impiegato delle Poste ha organizzato gli assalti al treni Dopo i colpi a Ce va ed a Trofarello; bottino 500 milioni Arrestato un impiegato delle Poste ha organizzato gli assalti al treni Il primo indizio: il "messaggero" si è comprato all'improvviso un alloggio al mare - Altri elementi, fra cui il falso smarrimento di una chiave e molte contraddizioni, hanno portato alla sua incriminazione Un impiegato delle Foste è il basista dei gangsters che hanno assaltato i vagoni postali dei treni Alessandria-Torino (bottino di mezzo miliardo) e Ceva-Ormea (un milione). Si chiama Settimio Dottore, ha 30 anni, è originario di Barletta ed abita con la moglie ed un Aglio in via Paisiello 65. Secondo il sostituto procuratore della Repubblica dott. Burzio, che ha spiccato l'ordine di cattura per concorso in rapina pluriaggravata, non esistono dubbi sulla sua colpevolezza. E' stato smascherato da un paziente lavoro diretto dal dott. Falzone della Squadra Mobile e dal maresciallo Mare. E' stato tradito da una chiave che ha detto di aver perso ed invece ha consegnato agli esecutori materiali dei colpi, e dalle spese eccessive che ha fatto dopo la rapina al « postale » che ha reso 330 milioni in contanti e circa 200 in titoli. La polizia ha iniziato le indagini partendo dal logico presupposto che, soltanto un impiegato pratico dei vagoni postali, poteva aver aiutato i banditi in quella che è stata la più colossale rapina del dopoguerra. Sono state cosi controllate circa mille e 500 persone; su quelli che avevano suscitato anche il più piccolo sospetto, è stata aperta una inchiesta discreta, ma molto attenta. Circa una settimana prima dell'I 1 maggio, giorno del grande assalto, Settimio Dottore aveva denunciato al suo capufficio lo smarrimento della chiave che apre la porta blindata che, dal vagone postale, permette di passare nel resto del treno. Poteva sembrare un fatto casuale; anche perché i banditi, per entrare, avevano infranto a martellate il lunotto della porta e quindi, passando un braccio nel varco, avevano tirato il chiavistello. Ma le indagini hanno dato i loro frutti. Settimio Dottore lavora da molti anni come « messaggero » (l'impiegato addetto allo smistamento sui vagoni postali dei treni), guadagna un normale stipendio, eppure si è comprato all'improvviso una casa al mare e si è interessato all'acquisto di altre proprietà nei pressi di Alba, paese d'origine della moglie. Si è poi scoperto che frequentava strane persone, non del suo ambiente. Al momento del fermo, l'impiegato è caduto più volte in contraddizione. Ha poi cercato di giustificare le spese con un'eredità, ma è stato accertato che la somma in suo possesso era di molto superiore a quella ereditata. Sugli interrogatori del magistrato, viene mantenuto per ora il massimo riserbo, ma è certo che la posizione dell'arrestato si è aggravata. Il riserbo è comprensibile dal momento che adesso la polizia deve catturare i gangsters di una banda che si presenta molto temibile. A fare il colpo di Trofarello sono stati tre, mascherati con passamontagna, armati di due pistole; ma ad attenderli nella stazione dove hanno scaricato i sacchi con il favoloso bottino, c'erano al¬ tri complici. La loro tecnica li mostra decìsi ed esperti. Lo dimostra il fatto che, per entrare nel vagone postale, non hanno usato la chiave del complice o hanno comunque inscenato la rottura del lunotto. Hanno immobilizzato i cin- qfnaènds que impiegati legandoli sul fondo del vagone in due minuti. Poi hanno scelto con cura i plichi delle banche e gli altri valori. Quando il treno è arrivato a Trofarello, erano pronti con il bottino già da qualche minuto. Sono scesi dalla parte opposta alla stazione. Quando il convoglio è ripartito, della banda non c'era più traccia. La rapina è stata scoperta prima di Moncalieri, dal capotreno. A Ceva, il 7 giugno, i banditi erano in quattro. Stavano seduti tra i passeggeri, poco più di una ventina, e si sono mascherati con cappucci tra di loro, senza degnarli di uno sguardo. Pistole in pugno sono corsi verso il bagagliaio. Mentre una donna gridava, i rapinatori hanno azionato il segnale d'allarme. Il treno si è fermato appena fuori da una galleria. «Fermi o vi ammazziamo tutti » hanno gridato agli impiegati. Erano nervosi, furibondi: difficile dire se appartengono alla stessa banda di Trofarello. Hanno squarciato freneticamente i sacchi di posta, poi sono scesi e sono fuggiti su una « Fulvia » targata Brescia con poco meno di un milione. Anche in questo caso, secondo la polizia, a fare da basista è stato l'impiegato Settimio Dottore. Wammmm Wammmm L'impiegato Settimio Dottore, 30 anni, in questura con il maresciallo Mare che ha partecipato alle indagini - Il vagone del treno subito dopo la rapina

Persone citate: Burzio, Falzone, Mare, Settimio Dottore, Wammmm Wammmm