L'Orestea di Eschilo in una notte a Spoleto

L'Orestea di Eschilo in una notte a Spoleto Complesso spettacolo di Ronconi L'Orestea di Eschilo in una notte a Spoleto (Dal nostro corrispondente) Spoleto, 1 luglio. Questa sera è stata rappresentata da Luca Ronconi l'Orestea di Eschilo nell'insolito ed affascinante chiostro di San Nicolò. L'opera (che si compone di tre parti: l'Agamennone, Le Coefore e Le Eumenidi) è durata probabilmente molto di più di altri analoghi lavori teatrali (quasi cinque ore in due parti) ma è stata a lungo applaudita dal foltissimo pubblico. Per Luca Ronconi e gli interpreti si è trattato di un vero e proprio successo e c'è da augurarsi che questa loro fatica spoletina sia premiata con una serie di repliche in altre città italiane. «L'idea di rappresentare tutta /'Orestea — ha detto infatti Luca Ronconi — apportando soltanto qualche taglio, c non, come si fa comunemente, scegliendo parte delle tre tragedie che compongono la trilogia, è legata alla volontà di rendere completamente il discorso di Eschilo». « L'interdipendenza delle tre opere è tale che ogni altra proposta porterebbe a risultati parziali in definitiva privi del loro senso originario. La mia scelta sottintende l'interesse a un discorso sul pensiero mitico che evolve dall'Agamennone fino alle Eumenidi e si traduce in una riflessione sul mito di Oreste dalla preistoria, prima ancora di Eschilo, fino ai giorni nostri». Motivo principale della tragedia è proprio il progressivo trasformarsi del mito e del senso dei miti all'interno dell'opera di Eschilo. Nella relazione tra questa e le diverse epoche, e nel rapporto tra mito e personaggi, si può leggere la storia dell'evoluzione socio-culturale di una civiltà drammatizzata dallo scontro con una cultura di diverso segno: Grecia contro Troia ovvero l'Occidente contro l'Oriente, nel conflitto gravido delle implicazioni anticipatrici. In scena, tra il ronzio degli ascensori che scendono e salgono da un piano all'altro dei praticabili sotto la volta immobile della chiesa di pietra, le luci illuminavano volta a volta scene diverse scoprendo gli dei in fìssi atteggiamenti: seduti, ritti in piedi, resi isterici dalla loro sapienza, dalla loro volontà paralizzata, povere creature ironiche e melanconiche, incapaci di apportare modifica alcuna al delirio di sangue, alla serie di vendette che si compiranno inevitabilmente l'una dopo l'altra. La tragedia di Eschilo a Spoleto è stata interpretata da Mariangela Melato (Cassandra), Umberto Orsini (Oreste), Claudia Giannotti (Elettra), Massimo Foschi (Agamennone), Marisa Fabbri (Clitennestra), Sergio Nicolai (Egisto), Marzio Margine (Scolta) e Anita Bartolucci (Atena). g. f. L'Orestea di Eschilo in una notte a Spoleto Complesso spettacolo di Ronconi L'Orestea di Eschilo in una notte a Spoleto (Dal nostro corrispondente) Spoleto, 1 luglio. Questa sera è stata rappresentata da Luca Ronconi l'Orestea di Eschilo nell'insolito ed affascinante chiostro di San Nicolò. L'opera (che si compone di tre parti: l'Agamennone, Le Coefore e Le Eumenidi) è durata probabilmente molto di più di altri analoghi lavori teatrali (quasi cinque ore in due parti) ma è stata a lungo applaudita dal foltissimo pubblico. Per Luca Ronconi e gli interpreti si è trattato di un vero e proprio successo e c'è da augurarsi che questa loro fatica spoletina sia premiata con una serie di repliche in altre città italiane. «L'idea di rappresentare tutta /'Orestea — ha detto infatti Luca Ronconi — apportando soltanto qualche taglio, c non, come si fa comunemente, scegliendo parte delle tre tragedie che compongono la trilogia, è legata alla volontà di rendere completamente il discorso di Eschilo». « L'interdipendenza delle tre opere è tale che ogni altra proposta porterebbe a risultati parziali in definitiva privi del loro senso originario. La mia scelta sottintende l'interesse a un discorso sul pensiero mitico che evolve dall'Agamennone fino alle Eumenidi e si traduce in una riflessione sul mito di Oreste dalla preistoria, prima ancora di Eschilo, fino ai giorni nostri». Motivo principale della tragedia è proprio il progressivo trasformarsi del mito e del senso dei miti all'interno dell'opera di Eschilo. Nella relazione tra questa e le diverse epoche, e nel rapporto tra mito e personaggi, si può leggere la storia dell'evoluzione socio-culturale di una civiltà drammatizzata dallo scontro con una cultura di diverso segno: Grecia contro Troia ovvero l'Occidente contro l'Oriente, nel conflitto gravido delle implicazioni anticipatrici. In scena, tra il ronzio degli ascensori che scendono e salgono da un piano all'altro dei praticabili sotto la volta immobile della chiesa di pietra, le luci illuminavano volta a volta scene diverse scoprendo gli dei in fìssi atteggiamenti: seduti, ritti in piedi, resi isterici dalla loro sapienza, dalla loro volontà paralizzata, povere creature ironiche e melanconiche, incapaci di apportare modifica alcuna al delirio di sangue, alla serie di vendette che si compiranno inevitabilmente l'una dopo l'altra. La tragedia di Eschilo a Spoleto è stata interpretata da Mariangela Melato (Cassandra), Umberto Orsini (Oreste), Claudia Giannotti (Elettra), Massimo Foschi (Agamennone), Marisa Fabbri (Clitennestra), Sergio Nicolai (Egisto), Marzio Margine (Scolta) e Anita Bartolucci (Atena). g. f.

Luoghi citati: Grecia, San Nicolò, Spoleto, Troia