Orrore, violenza, razzismo, mafia di Lietta Tornabuoni

Orrore, violenza, razzismo, mafia Orrore, violenza, razzismo, mafia Folla per il nuovo cartone animato di Baskhi - E' arrivato Valpreda per il suo documentario (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 30 agosto. Piccolo e zoppicante, abbronzato, fiancheggiato dalla giovane moglie Laura e da Augusta, la giornalaia milanese «mamma degli anarchici», Pietro Valpreda arriva per assistere a «Valpreda», una lunga intervista filmata in equipe da Loy, Scola, Age e Scar¬ pmgnqtdaszt pelli che le giornate del cinema presenteranno tra qualche giorno. I fotografi lo precedono, circondano, seguono: lui quasi non se ne accorge, una triste abitudine lo ha reso piii disinvolto e indifferente di un attore. Ma l'equilibrio delle stars è ristabilito: alla proiezione popolare, gratuita e notturna di Una breve vacanza dì De Sica, domani sera in campo Santa Margherita, ci sarà Florinda Bolkan. Visto il successo della manifestazione e il gran pubblico attento e conciliante, pure Alberto Sordi s'è riconvertito: il suo film Mio fratello Anastasia e lui in persona si annunciano per giovedì. File ostinate di studenti si allungano davanti ai cinema già un'ora prima delle proiezioni: per vedere Heavy traffic, nuovo film a cartoni animati del regista di Fritz il gatto, Ralph Bakhsi. La fila ha cominciato ad addensarsi due ore prima. Ne valeva la pena? Magari sì. Il film è un'autobiografia, addirittura un'autoanalisi, dell'autore che lo ha scritto, diretto e ideato: racconta l'approccio alla maturità di Michael, cartoonist ancora vergine a 22 anni, figlio di,una oppressiva madre ebrea eXdi uno sgangherato padre ita- 'liano che si odiano con tutto il cuore, tra gli orrori, le violenze, la degradazione, le oscenità e le buffonerie della sottovita di New York. Lo racconta con ogni mezzo: mescolando cartoni animati, semplici disegni anch'essi animati, attori, brani di documentari del 1940-'50 sulla città di New York, parti di vecchi «musicali» o di film brillanti interpretati da Jean Harlow e Clark Gable, quadri iperrealistì di Hooper, nostalgici «rock di Chuck Berry, antiche fotografie di famiglia, musiche raggelanti del «Dave Brubeck Quartet», pellicola solarizzata, struggenti melodie di Sergio Mendez. Mescola anche, nell'ideazione dei diversi personaggi animati, lo stile di diversi «cartoonist» celebri: Michael ha una faccia elastica, finto-ingenua, di continuo sussultante o sbalordita, alla maniera dì Walt Disney; la ragazza nera Carol è disegnata alla maniera provocante e volgaruccia di Skiraz e delle sue vignette per Playboy; nei genitori del protagonista e negli infiniti mostri urbani si coglie la maniera di Hanna e Barbera o dei disegnatori della rivista Mad. Non mancano beffardi rifacimenti di famose sequenze di film famosi: Fronte del porto e Marion Brando prestano il sentimentalismo del bruto che alleva piccioni sul tetto di casa (ma il piccione liberato lorda subito il suo liberatore); Il padrino e ancora Marion Brando prestano la bonarietà criminale del potente mafioso italiano alla cui protezione aspira il povero italiano padre del protagonista (e sulle labbra del padrino assassinato il sangue si mescola al sugo degli spaghetti risucchiati da un'avida bocca); Johnathan Livingstone presta insistenti voli di un gabbiano starnazzante. L'accumulazione delle imitazioni, l'affastellarsi di stili e materiali differenti danno al film una snervata ricchezza; l'inventiva dell'autore offre continue occasioni di orrore e stupore. Negri* elegantissimi scendono dalle loro «Cadillac» per gettare bombe che finiscono col far esplodere in pezzi poverissimi negri ex suonatori di tromba. La madre del protagonista tenta continuamente di uccidere il marito, ficcandogli la testa nella cucina a gas, accoltellandolo, lanciandogli tra le gambe un'ascia; mentre lui dà incarico di ucciderla a un «killer» dimezzato, mutilato sino alla cintura e spostantesi velocissimo su un carrello. Gli scontri sanguinosi del popolo dei bassifondi o delle prostitute nere che massacrano i clienti hanno l'andamento di balletti. Un travestito di nome Biancaneve, ma somigliante a Ciambella, viene massacrato da un cliente ignaro, inviperito: e ne gode. In orrendi locali per divertimenti, dove i bersagli sparano sui giocatori, tipi loschi si fotografano con l'autoscatto e senza calzoni. Le auto parcheggiate lungo luridi marciapiedi beccheggiano alle spinte dei sordidi amori sui sedili. La madre del protagonista ha il coltello infilato nella giarrettiera su cui è ricamata la stella di David; sulle mutande della ragazza Carol è ricamato l'invito «volete fare un viaggio sentimentale?». La città oscilla e si fa bislunga negli occhi ubriachi dei barboni; agli occhi di Michael le donne sono mostri di carne soffocanti e divoranti, dalle zanne di lupo. Una pallottola in fronte uccide il protagonista, la sua materia cerebrale si disfa, ondeggia e si raggruma lungamente nell'aria: ma sì tratta soltanto della simbolica morte dell'adolescenza. Violento, spesso volgarissimo il film può risultare insultante per i neri, per gli italiani, per le donne, per gli ebrei: «Tutta gente che io amo e rispetto», garantisce l'autore. «La mafia, no: della mafia ho paura». Difende il suo diritto all'ironia («si può prendere un po' in giro anche le vittime, andiamo»;. La frase più importante del film, secondo lui, è la battuta di un vecchio nero pazzo che dice: «Siamo tutti negri, figlio mio. Alcuni, però, non lo sanno ancora». Lietta Tornabuoni Florinda Bolkan è attesa per oggi a Venezia da Salisburgo, dove si trova in compagnia di Helmut Berger. Il successo delle Giornate comincia ad attirare i divi (Team)

Luoghi citati: New York, Salisburgo, Venezia