S'inaugurano a Barcellona i mondiali su strada di Maurizio Caravella

S'inaugurano a Barcellona i mondiali su strada S'inaugurano a Barcellona i mondiali su strada Una corsa ai buio, per 100 km Molti problemi e nessun pronostico per la cronometro a squadre dilettanti - Un percorso stretto e tortuoso - Per l'Italia Ricci ha scelto quattro corazzieri pieni di grinta : Bettoni, Monfredini, Foresti e Fraccaro - Sovietici, svedesi e tedeschi tra i favoriti (Dal nostro inviato speciale) Barcellona, 28 agosto. Hanno scjmodato persino un principe, gli organizzatori spagnoli, per cercar di ottenere che la ' 100 km. » — che inaugurerà domani I mondiali su strada — si svolgesse su un tratto autostradale, con carreggiate larghe e quindi senza pericoli per nessuno. Il ministero competente ha detto dì no, ha risposto che proprio non poteva dare l'autorizzazione, i turisti hanno i loro diritti. E' stato proposto un percorso di riserva, ma è stato bocciato anche quello. E allora José Maria Sentis, presidente del comitato organizzatore, si è rivolto a Juan Carlos di Borbone, aspirante al trono di Spagna, chiedendogli la grazia. Ma neppure il principe è servito, e in nome del turismo la gara è stata relegata su un tracciato stretto e tortuoso, ad una cinquantina di chilometri da Barcellona, così i 24 quartetti In lizza (che procederanno nel due sensi, distanziati di due minuti) correranno con l'affanno di chi, oltre a pedalare, deve badare ad ogni curva anche ad evitare scontri trontali. O così o niente, e la Commissione tecnica dell'UCI, per salvare la gara, è stata costretta — sia pure a malincuore — a dir di sì. « Su un tracciato del genere si rischia la pelle », ha commentato Ricci, il et. degli azzurri. E non è certo il solo a pensarla così. La « 100 km. » è un salto nel buio, una sfida atipica fra sconosciuti, gente che si affronta una volta e poi segue strade diverse. Non ci sono gregari e neppure tattiche, è una lunga volata di oltre due ore nella quale vincono I polmoni e le gambe, non II cervello. Una gara massacrante, fatta per corridori rocciosi ed affiatati, capaci di soffrire In bicicletta fino all'ultimo metro. SI lotta contro gli altri, ma soprattutto contro se stessi, perché quando arriva la « cotta » (e spesso arriva) bisogna stringere I denti e andare avanti, per rispetto verso I propri compagni dì squadra. Il tempo viene preso sul terzo, ma in tre non si vince, non è mal successo. Una decina d'anni fa gli azzurri dominavano II campo: medaglia d'oro alle Olimpìadi di Roma nel '60. campioni del mondo nel '62, nel '64 e nel '65, secondi ai Giochi di Tokio. Filavano come il vento, una sincronia perfetta. Poi II declino, dovuto anche all'avvento dei quattro formidabili Pettersson. E l'anno scorso, a Monaco, Il crollo: Il nostro quartetto giunse nono, senza mal essere In lizza, senza neppure l'attenuante di una foratura o di una caduta. Per preparare 1 Giochi la Federazione ciclistica aveva speso fior di milioni, con un ambizioso programma triennale, che si è rivelato un fallimento. E allora Ricci, il nuovo et. dei dilettanti, ha dato un taglio netto con il passato: niente più ritiri collegiali, niente più spese inutili, largo ai giovani, a quelli che ancora hanno voglia di soffrire per la maglia azzurra e non pretendono di essere tenuti nella bambagia. Se va bene, ci saranno più soddisfazioni; se va male, ci saranno meno rimpianti. I quattro azzurri sono tutti sul metro e ottanta, hanno muscoli d'acciaio e poche pretese, perché vengono davvero dalla gavetta. Osvaldo Bettoni è un contadino, lavora nella fattoria di suo padre, ad Urgnano, un piccolo centro vicino a Bergamo. Un giorno il fornaio del paese, che tutte le mattine gli portava il pane in bicicletta, io invitò a correre con lui, e Bettoni cominciò cosi, quasi per ischerzo. SI comperò la pri¬ ma bici cinque anni fa, di secondo mano, con diciottomila lire che aveva messo Insieme poco alla volta. Ora il fornaio è diventato suo tifoso, l'allievo ha superato in fretta il maestro. Alfio Monfredini è di Cremona, è arrivato al diploma di perito Industriale, mentre Fraccaro studia ancora. Gianfranco Foresti, il ' regista » della squadra, commercia invece in tessuti: cominciò a correre per fare un favore a suo padre, che ama II ciclismo ma è poliomielitico e vuole, grazie a Gianfranco, prendersi una rivincita sul destino. E Foresti Iunior, forse, corre questo mondiale più per il padre che per se stesso. Il quinto azzurro, che solo oggi ha saputo di essere riserva, è Gabriele Landonl, un ragazzone di un metro e ottantacinque, ex terzino destro di una squadretta di calcio. Dal suo pae¬ se, Cìslago (Varese), per vederlo correre, sono venuti in Spagna una ventina di suoi amici, con spaghetti e vino buono, perché domani sera sì doveva far festa. A volte il compito di un commissario tecnico è ingrato, specie quando meritano la maglia azzurra in cinque ma si corre soltanto in quattro. 1 favoriti? L'Urss, medaglia d'oro a Monaco, la Svezia, che, a quanto si dice, ha messo assieme un quartetto forte quasi quanto quello del Pettersson, ed I tedeschi, sempre bravi negli sport dì squadra. Ma è un salto nel buio, lo sì è detto. E quello azzurro è un ' poker « senza problemi e senza paura. Maurizio Caravella • LA TV trasmetterà alle 18 sul secondo programma la cronaca registrata di alcune fasi della <• 100 km ».