Dove vivo?

Dove vivo? guito alle pressioni della polizia. All'inizio di maggio si seppe di una lettera — la cui spontaneità, dati i successivi sviluppi, appare discutibile — al fisico Sakharov, in cui Jakir riconosceva di aver involontariamente fatto il giuoco di forze ostili all'Urss, quali l'Nts (sindacato del lavoro del popolo) e Radio Liberty, e metteva in guardia il suo compagno di lotta, attualmente anch'egli perseguitato. E' proprio su tali elementi a quanto si è appreso finora, che sta puntando l'accusa, eludendo in questo modo la discussione sia sul costante antistalinismo di Jakir (e quindi sulla riabilitazione in atto) sia sulle denunce, cui dedicò i suoi pochi anni di libertà, delle persecuzioni brezneviane. La responsabilità ricade così non su chi crea le reali condizioni della vita sovietica cinquantacinque anni dopo la rivoluzione, ma su di una parte dell'emigrazione, da sempre ostile all'Unione Sovietica, e su un uomo che verrà presentato o come debole e smarrito, o come traviato e perfido. Lia Wainstein di Stalin, intrapresa dalla rivista. Per sei anni il regime di Breznev ricorse alle repressioni amministrative (quali l'interruzione della carriera scientifica di Jakir), un comportamento attribuito da taluni alla ripugnanza di perseguitare con maggiore durezza un uomo, vittima lui stesso e figlio di una vittima di Stalin. Ma le cause della relativa tolleranza erano altre. Quando, in previsione di più intensi rapporti con l'Occidente, al regime parve necessaria una più monolitica coesione interna, nel giugno del 1972, un mese dopo la visita di Nixon a Mosca, Jakir venne arrestato dal Kgb. La polizia segreta non aveva potuto, malgrado gli ordini, impedire l'uscita del n. 24 della Cronaca degli avvenimenti correnti, Durante il periodo di detenzione preventiva (limitato dalla legge a nove mesi, e prolungato dalla magistratura in marzo) in mancanza di notizie regolari circolarono delle voci preoccupanti che parlavano di pentimenti, ritrattazioni, cedimenti di Jakir, uomo duramente provato, in se¬ indirizzò una lettera al comitato per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, in cui denunciava i processi per diffamazione del regime con o senza fini eversivi, proclamando l'innocenza, sui due punti d'accusa, di Sinjavskij e Daniel, Ginzburg e Galanskov, Khaustov, Bukovskij, Larisa Daniel, Marcenko, di ucraini, tartari della Crimea, ebrei, cittadini dei Paesi baltici, credenti, ed affermando che «sulla libertà dì avere e diffondere delle opinioni indipendenti pesava una minaccia definitiva». Pochi mesi dopo, nel dicembre del 1969, l'economista Viktor Krasin, quarantenne, uno dei quindici firmatari della lettera, fu arrestato come «fannullone» e condannato a cinque anni di confino, pena sospesa nel 1971, fino al nuovo arresto nello scorso autunno. Intanto, dal 1968 g*iva regolarmente la Cronaca^Èrii avvenimenti correnti, un TaViodico clandestino che diffondeva notizie sulle persecuzioni, e nel '69 Jakir scrisse al Kommunist, organo centrale del pcus, protestando contro la riabilitazione Mentre a Mosca continua il dibattimento senza testimoni La disperata, solitaria lotta di Pjotr Jakir dal terrore staliniano al processo in corso colmo di svolte drammatiche, da farlo apparire più come un eroe di leggenda perseguitato che come un uomo dei nostri tempi. Si perpetua così una specie di tradizione familiare: leggendario era già diventato, per le gloriose imprese militari del 1919, suo padre, il generale Iona Jakir, accusato poi da Stalin di aver complottato con i nazisti, fucilato nel '37 e pienamente riabilitato da Kruscev. La sua famiglia fu distrutta e Pjotr (nato nel 1923) colpevole di essere figlio di un «nemico del popolo», fu imprigionato a quattordici anni, passò da un lager all'altro, e ottenne la libertà solo nel 1954. «Uno sconosciuto in abiti civili mi avvertì che sarei stato sorvegliato, che se diffondevo informazioni sui lager sarei stato colpevole di reato secondo l'articolo 121, e che sarei stato chiamato periodicamente a dei colloqui». Così termina l'«infanzia in prigione», storia dei primi cinque anni e unica parte delle sue memorie salvatasi dalle perquisizioni. E' un testo agghiacciante, in cui si palesa l'odio per Stalin («radice del male... sadico seduto sul trono») che sarà il principale movente di Jakir negli anni successivi. Riacquistata una libertà condizionata da così minacciose premesse, indomito come si era mostrato nei lager, dove, consapevole della propria innocenza, si ribellava al lavoro, Jakir si laurea in storia e entra all'Accademia delle Scienze come ricercatore. Ma soprattutto combatte in difesa dei diritti dell'uomo»e contro la rinascente e sempre più evidente riabilitazione di Stalin. Nell'era brezneviana le occasioni per intervenire si facevano via via più numerose. Dopo aver manifestato invano, Jakir Mosca, 28 agosto. E' continuato oggi, a porte chiuse, il processo a carico di Jakir c Krassin, imputati di « attività antinazionali ». La « Tass », che dirama l'unico resoconto, afferma che i due accusati hanno ammesso la validità di tutte le accuse. r. Quale che sia la decisione dei giudici — spietata, al fine di scoraggiare ogni altra velleità contestatrice, o relativamente mite per mostrare la clemenza del regime e provocare nuove confessioni seguite da pentimenti — il processo di Pjotr Jakir e Viktor Krasin, iniziatosi ieri, indica già in sé una serie di fatti significativi. Se, dal crollo di Kruscev in poi, le repressioni dei dissidenti politici non hanno fatto che susseguirsi e intensificarsi, assumendo però forme che variavano dall'espulsione da un'unione professionale all'espulsione dall'Urss (come avvenne con il poeta Brodskij e il matematico Esenin-Volpin), al ritiro del passaporto a cittadini sovietici, recatisi legalmente all'estero (come Chalidze e Z. Medvedev), all'internamento nei manicomi, a condanne a catena, comminate senza chiasso (come a Bukovskij e Amalrik), solo in alcuni casi si ricorse al processo clamoroso. Tale procedimento — penosa rievocazione delle purghe staliniane, malgrado l'assenza in aula dei giornalisti stranieri e quindi le informazioni ridotte alle notizie ufficiali e alle voci — è riservato a figure particolarmente rappresentative, quali furono, per gli scrittori dissidenti, Sinjavskij e Daniel nel 1966 e per il dissenso politico Krasin e Jakir oggi. Il destino di quest'ultimo è a tale punto segnato dalle vicende storiche dell'Urss e

Luoghi citati: Crimea, Mosca, Unione Sovietica, Urss