E MINACCIATO DALLA SPECULAZIONE di Giuliano Marchesini

E MINACCIATO DALLA SPECULAZIONE E MINACCIATO DALLA SPECULAZIONE Progetto per salvare il parco dello Stelvio Accordo per la costituzione di un consorzio - Sarà creato un nuovo organismo amministrativo composto dalle province autonome di Trento e Bolzano e dallo Stato - Urgente intervenire (Dal nostro inviato speciale) Bolzano, 28 agosto. «Giù le mani, e anche le ruspe, dal parco nazionale dello Stelvio. No alle speculazioni sull'Ortles-Cevedale». Slogan come questo mostrano quante preoccupazioni circondino quest'angolo della natura che dovrebbe essere incontaminato. Il parco dello Stelvio: una estensione di 95 mila ettari, ripartiti tra le province di Bolzano, Trento e Sondrio; ghiacciai e laghi, boschi a perdita d'occhio, in cui conducono vita serena cervi e caprioli, marmotte, lepri bianche, ermellini. Su questo scenario incantevole si sono spesso addensate le nubi delle polemiche, delle baruffe. Il territorio è affidato ad un'amministrazione statale, con un bilancio di una magrezza impressionante: 170 milioni l'anno, compresi gli stipendi del personale. Entro breve tempo qualcosa dovrebbe cambiare, dato che di recente è stato raggiunto un accordo per la costituzione di un consorzio. Secondo il progetto, il nuovo organismo amministrativo sarà composto dalle province autonome di Trento e Bolzano e dallo Stato, che dovrebbe delegare la Regione lombarda per la zona compresa entro i suoi confini. Qualcuno si chiede se non sarà come «spezzare» lo Stelvio. Heinold Steger, funzionario regionale all'agricoltura e foreste di Bolzano, osserva: «Non credo che si tratterà di uno smem- • bramento. Anzi, penso che l'i niziativa offra vantaggi parti colarì, consenta di tener me glio conto delle diverse situazioni locali. Per fare un esempio, il presidente della comunità della Val Venosta potrebbe discutere i problemi della sua gente, si potrebbero trovare soluzioni adeguate, senza sollevare qui e là lamentele)). Non sembra facile, comunque, conciliare tante esigenze. «Certo — dice Steger — occorreranno criteri molto chiarì per l'amministrazione del parco: bisognerà vedere quello che si potrà e quello che invece si dovrà assolutamente impedire. A fondovalle è mol- to intensa la frutticoltura, poi ci sono le aziende di alta montagna, isolate. Credo sia impossibile proibire la produzione della frutta in quei territori, mentre alla mancata o ridotta attività nelle zone alte si potrebbe rimediare con un indennizzo. Mi pare che così non vengano lesi gli interessi del parco ». Ma i grossi problemi dello Stelvio non riguardano soltanto le colture e la pastorizia. «Siamo tutti d'accordo nel volere un vero parco, e non un luna park», si è detto. Resta tuttavia il timore che la mano della speculazione arrivi fin lassù: impianti di risalita, complessi colossali, a portare scompiglio tra i cervi e gli ermellini, a rendere tormentato lo Stelvio. « Scongiurare la rovina del parco, difenderlo dalle ingordigie»: gli appelli si ripetono. L'ultimo allarme è venuto dalla Commissione per la protezione della natura, che raggruppa il Cai Alto Adige, la Sat di Trento e l'Alpenverein Sudtirol. I protezionisti avvertono che «l'assalto» si sviluppa su diversi fronti: a monte di Solda e di Trafoi, in vai Martello, dove si vorrebbe realizzare una miniera per lo sfruttamento del silicio. Una grande impresa tedesca ha progettato una funivia da Solda al rifugio Città di Milano, un altro tronco fino al passo del Lago Gelato, poi l'ultimo tratto che dovrebbe ì spingersi fino a oltre 3000 metri di quota. La commissione provinciale per la tutela del paesaggio ha approvato soltanto la prima parte, bloccando le altre due. Ma le apprensioni non si sono dissolte: si teme che prima o poi l'ingordigia riesca a conquistare anche il resto. Inoltre, osservano con ansia i rappresentanti dell'organismo per la protezione della natura, è stata tracciata una strada, e in provincia di Trento si cerca di realizzare una carrozzabile che raggiunga il rifugio Larcher, funivie fino alla vetta del Cevedale e verso il Vioz. Secondo voci che circolano con una certa insistenza, un'altra società germanica ha preso di mira la zona da Trafoi al Livrio, con una spesa preventivata di circa tre miliardi: seggiovie, funivie, skilift, un parcheggio per migliaia di macchine. Sembra che gli autori del gigantesco piano si propongano perfino di riempire i crepacci dei ghiacciai per ricavarne delle piste, cosa che i difensori del parco dello Stelvio definiscono «una prostituzione della natura». Nel gettare l'allarme per la salvezza del parco, i componenti la commissione per la protezione della natura hanno formulato una serie di richieste: il territorio del parco sia gestito da un'unica amministrazione, con la rappresentanza delle popolazioni locali e degli enti che si dedicano alla tutela del paesaggio; sia diviso in zone con vincoli differenziati; vengano escluse dai confini le aree intensamente abitate e coltivate; siano nulli i vincoli sulle attività pastorali, con opportuni indennizzi pubblici dove ciò non sia possibile; vengano risarciti i danni provocati dagli animali selvaggi protetti; si favoriscano le iniziative dei valligiani, ma non si consentano acquisti di immobili da parte di persone che non risiedono nella zona, ad evitare situazioni «di tipo colonialistico»; siano impedite costruzioni di qualsiasi genere in alta montagna. Il parco nazionale dello Stelvio ha bisogno di cure premurose, di solide barriere a difesa da sfrenati attacchi di una sorta di consumismo che tende ad arrampicarsi sui suoi fianchi: in poco tempo l'incantevole paesaggio popolato di quieti animali potrebbe diventare uno stravolto terreno di conquista. «£' troppo comodo — si è detto — mettersi all'occhiello il distintivo di ecologi, e poi non riuscire a contrastare il passo della speculazione». Giuliano Marchesini

Persone citate: Larcher, Solda, Steger