Primi impegni di Rumor dopo le ferie di Francesco Santini

Primi impegni di Rumor dopo le ferie Primi impegni di Rumor dopo le ferie Preoccupazioni per I rincari del cemento e l'olio di semi Il presidente ha già ricevuto da Taviani un rapporto sulla situazione dei prezzi nel Paese - Fiat e Montedison non hanno chiesto di "ritoccare" i listini prezzi (Nostro servizio particolareJ Roma, 28 agosto. A Rumor che stamane è rientrato a palazzo Chigi, il primo a riferire sull'andamento del blocco dei prezzi è stato il ministro dell'Interno Taviani il quale, sulla base dei rapporti che ogni giorno riceve da tutte le prefetture, ha fornito al presidente del Consiglio i primi elementi di giudizio. Altro dato confortante che Rumor ha trovato sullo scrittoio di palazzo Chigi, l'indice dei prezzi al consumo che in luglio registra un incremento contenuto nello 0,6 per cento rispetto a giugno. Un quadro più dettagliato Rumor lo ha avuto nel pomeriggio quando ha visto, in incontri separati, Colombo, La Malfa e Giolitti. Con De Mita che ha in mano il «termometro» dei prezzi, il presidente si è sentito più volte per telefono nel corso della giornata. De Mita, al termine della riunione protrattasi fino alle 21, ha dichiarato ai giornalisti: « E' inutile che vi dica che i produttori sono entusiasti di fare sacrifici ma sanno che ci preoccupiamo di renderli minori ». « In che modo? » E' stato chiesto al ministro. « Importando grano — ha risposto — da qualunque mercato sia possibile: se i prezzi internazionali, che sono tuttavia in fase discendente, saranno superiori ai prezzi di vendita interni, ci adegueremo ». Un comunicato afferma che nella riunione « e stato preso atto della regolarità delle forniture per le necessità del consumo. Sono stati anche esaminati altri problemi collaterali di natura tecnica concernenti l'imminente rifornimento del grano duro necessario all'industria della pastificazione ». Una segnalazione preoccupante è giunta a Rumor dal presidente della Confcommercio. Orlando ha denunciato sia al presidente del Consiglio che al ministro dell'Agricoltura la «preoccupante» situazione del settore degli olii di se¬ mi «i cui prezzi internazionali — afferma una nota della Confederazione dei commercianti — e quindi nazionali alla produzione, sono notevolmente aumentati in seguito alle recenti disposizioni degli Stati Uniti». Alla data del 16 luglio — afferma la Confcommercio — sia il commercio all'ingrosso che quello al dettaglio «praticavano prezzi riferiti ad acquisti effettuati presso la produzione almeno un mese prima, quando i prezzi erano a livelli inferiori alle 300 lire il chilo. In particolare, i dettaglianti vendevano o vendono la qualità "olio di semi vari" in barattoli da un chilogrammo a prezzi oscillanti tra le 330 e le 380 lire». Dai prodotti alimentari ai materiali da costruzione ed, in particolare, al cemento che si vende ormai ad un prezzo più che doppio (1500-1600 lire al quintale) rispetto a quello fissato dal comitato interministeriale prezzi (Cip), dodici anni fa. Introvabile nei cementifici, il fondamentale materiale da costruzione può essere reperito, in qualsiasi quantità, presso i trasportatori che lo forniscono a qualunque prezzo, senza incorrere in sanzioni penali. Nella polemica interviene stasera l'Aitec (Associazione italiana tecnicoeconomica del cemento). L'Aitec afferma che i cementifici lavorano spingendo al massimo la produzione, che le esportazioni sono ridotte al minimo e aggiunge che il cemento è ceduto agli acquirenti nazionali «ai prezzi Cip, senza eccezione alcuna». Fa presente però che «tali prezzi sono obbligati solo per il produttore e non anche per il rivenditore». La nota, in difesa dei trasportatori, precisa: «Se in quelle limitate zone in cui si è manifestata una temporanea carenza del prodotto, il consumatore non vuole o non può attendere il suo turno di consegna dalla più vicina cementeria e integra il suo fabbisogno attingendo a fabbriche più lontane, è logico che egli debba sborsare un prezzo più alto, ma solo perché maggiore è il costo del trasporto». Al Cip (Comitato interministeriale prezzi) è proseguito oggi l'esame dei listini presentati dalle aziende che, con un fatturato superiore ai cinque miliardi nei primi sei mesi dell'anno, rientrano nel secondo decreto di blocco voluto dal governo per scongiurare le spinte inflazionistiche. Le prime notizie sono buone: la Fiat e la Montedison non hanno chiesto l'autorizzazione a rivedere i listini, e su circa 550 aziende interessate al provvedimento «è veramente modesto» il numero delle imprese che intendono aumentare i prezzi non appena sarà trascorso il termine dei 60 giorni. Francesco Santini

Luoghi citati: Roma, Stati Uniti