Una corda al collo degli ostaggi "Se ci addormentate, muoiono,,

Una corda al collo degli ostaggi "Se ci addormentate, muoiono,, Continua a Stoccolma l'allucinante assedio alla banca Una corda al collo degli ostaggi "Se ci addormentate, muoiono,, La polizia aveva perforato il soffitto della camera blindata: un potente gas avrebbe fatto perdere i sensi ai due banditi e ai quattro prigionieri - Ma questi ultimi avevano un cappio alla gola fissato alla parete: se fossero caduti, sarebbero rimasti impiccati - Si è dovuto rinunciare al piano: ora che cosa accadrà? Sono stati bruciati dai due gangsters (non si sa perché) duecento milioni di lire in banconote svedesi (Dal nostro corrispondente) Stoccolma, 27 agosto. L'allucinante situazione di terrore che da cinque giorni paralizza la City di Stoccolma non appare ancora prossima a concludersi. La polizia, che aveva progettato di immettere nella camera blindata della banca, occupata dai banditi, un gas speciale, il K 62, che nel giro di 150 secondi avrebbe fatto perdere la conoscenza alle persone che vi sono rinchiuse, ha dovuto rinunciare alla sua azione. I banditi avevano infati legato al collo degli ostaggi dei cappi assicurati alle serrature delle cassette di sicurezza situate a circa due metri dal suolo. Al momento in cui il gas avesse incominciato ad agire, gli ostaggi, perdendo la conoscenza, sarebbero rimasti impiccati. Il piano diabolico, messo in atto dai banditi, ha confermato la loro crudeltà e la loro determinazione a uccidere piuttosto che cedere. La polizia è per ora sconfitta su tutta la linea e sta studiando nuovi metodi di azione. Fino ad ora, in ogni caso, sono prevalsi la violenza e il terrore. Eppure nella notte sembrava che il caso fosse prossimo a risolversi. Il questore, che aveva ottenuto mani libere dal governo, aveva disposto un piano abbastanza ingegnoso, chiamato «operazione Rififi». Il soffitto della camera blindata doveva essere perforato da una grossa trivella. Attraverso il buco si sarebbe immesso nella camera blindata il gas K 62, la cui composizione chimica è segreta. Dopo 150 secondi al massimo il gas avrebbe fatto perdere i sensi alle sei persone rinchiuse nella camera blindata. A questo punto si sarebbe potuta aprire la porta e le sei persone sarebbero state trasportate con urgenza in un ospedale ove era già tutto pronto per la loro rianimazione. Gli esperti avevano assicurato che un inizio delle cure entro un'ora al massimo, sarebbe stato sufficiente per evitare complicazioni. La grossa perforatrice ha cominciato a forare il pavimento in cemento armato spesso sessanta centimetri e rinforzato con traversine di ferro. Il lavoro provocava un rumore assordante avvertibile in tutta la piazza. Nel piccolo locale ove si trovavano le sei persone, il rimbombo deve essere stato terribile. La nuvola di polvere sollevata dalla perforatrice ha invaso l'intero locale nonostante il fatto che una pompa gettasse acqua. Quando la trivella è passata dall'altra parte del muro, si è sentita una detonazione, provocata dall'esplosione di una carica di dinamite che i banditi avevano applicato al soffitto. La carica ha danneggiato la perforatrice. Il questore ha fatto sospendere il lavoro e ha invitato i due banditi ad arrendersi. Come unica risposta costoro hanno sparato una raffica di mitra in aria e alcune pallottole sono passate attraverso il buco finendo nei locali della direzione. La polizia ha allora deciso di immettere il gas attraverso una manichetta, ma ha voluto dare prima ai banditi un'ultima possibilità di arrendersi, concedendo una pausa di quaranta minuti. Il famoso Olofsson ha allora afferrato il telefono e ha chiesto di parlare di persona con il questore. Ha detto: «Gli ostaggi sono stati legati mani e piedi, attorno al loro collo è stato preparato un nodo scorsoio. Sono stati messi in piedi con la schiena rivolta contro le cassette di sicurezza. I cappi sono assicurati a quasi due metri da terra. Se immettete il gas (i banditi erano al corrente della decisione del questore in quanto era stata comunicata per radio e descritta loro per telefono, per dimostrare che questa volta si stava facendo sul serio), gli ostaggi rimarranno strozzati non appena perderanno i sensi. E sarà stata la polizia a ucciderli, non noi. Potete assicurarvi di persona che guanto diciamo è vero. Guardate attraverso il buco del soffitto, vi assicuriamo che non spareremo». Un agente ha gettato un fascio di luce all'interno della camera blindata e ha potuto vedere i quattro ostaggi legati e col cappio al collo. Gridavano disperati: «Vogliamo vivere, non uccideteci». A questo punto il questore si è dato per vinto e ha fatto sospendere l'«operazione Rififi». Subito dopo i banditi hanno chiesto e ottenuto cibi e bevande, che sono stati calati attraverso il buco fatto con la trivella. Dalla camera blindata — hanno detto gli agenti — saliva un lezzo immondo. Le sei persone si trovano rinchiuse gli ha parlato per quattro minuti, minacciando nuovamente una strage. Palme ha cercato di calmarlo riaffermando però la sua intenzione di non cedere al ricatto. Intanto sta per cadere la quinta notte dell'assedio. Il questore ha promesso una conferenza stampa per mezzanotte e si ha quindi ragione di pensare che nella serata non accadrà nulla di particolare. Il comandante generale della polizia, che da stamane partecipa attivamente alle operazioni, ha detto che la situazione è molto grave ma che non si dispera di trovare una soluzione. Gli ostaggi hanno parlato per telefono con alcuni funzionari della polizia, dimostrando così di essere in vita, senza però pronunciarsi sulle condizioni dell'ambiente in cui sono costretti a vivere. Sono nelle mani dei banditi da centodieci ore. Non vi è dubbio che il caso si stia facendo sempre più allucinante, drammatico e complicato. La cosa più assurda è che non si intravedono soluzioni logiche. La City di Stoccolma è in stato d'emergenza. Decine di negozi sono chiusi, migliaia di impiegati non possono andare al lavoro. La polizia infatti continua a tenere sbarrati tutti gli accessi alla piazza del dramma. Domani, martedì, inizierà il sesto giorno dell'assedio. Nessuno osa più fare previsioni su quando sarà possibile toglierlo. Walter Rosboch II disegno, fatto sulla scorta di testimonianze, mostra la situazione all'interno della camera blindata: i banditi a sinistra e sul fondo gli ostaggi legati e appesi con dei cappi nello stretto locale (tre metri per dieci) da quasi due giorni, e non dispongono di servizi igienici. La polizia, ha detto un portavoce, ha studiato ora l'applicazione di un metodo nuovo per risolvere la situazione. Si è saputo che i due banditi hanno oggi dato fuoco alle banconote svedesi consegnate giovedì. Sono andati in fumo un milione e mezzo di corone pari a circa duecento milioni di lire. Non si sa il perché del loro gesto. Forse hanno voluto dimostrare di avere tagliato i ponti, di voler resistere sul posto fino all'estremo e di non accettare più l'idea della fuga. In ogni caso i due banditi dispongono tuttora di circa duecento milioni di lire in dollari e marchi tedeschi. Intanto si è giunti all'identificazione del bandito che giovedì ha iniziato il colpo, richiedendo poi la liberazione dì Olofsson. Si tratta di Jan Erik Olsson, di 32 anni, definito un «delinquente freddo e cinico, sempre disposto alla violenza e famoso per il motto: non mi arrendo alla polizia». Il questore di Stoccolma ha detto che Olsson non è un uomo ma un mostro capace di qualunque gesto. Il piano da lui messo in atto, per strangolare gli ostaggi facendo ricadere la colpa sulla polizia, ha sorpreso e disorientato tutti e ha ampiamente dimostrato la capacità d'inventiva criminale del delinquente che, con la massima facilità, ha mandato in fumo il complesso lavoro della polizia, costato quasi venti milioni di li¬ l'attenzione generale. Ritengo che la situazione sia disperata. Con un uomo del genere è semplicemente impossibile parlare, discutere, trattare». Stasera Olofsson, il bandito numero due, ha chiamato al telefono il premier Palme e re in preparazione e apparecchiature. Un medico del carcere da cui Olsson è evaso qualche tempo fa ha detto: «Si tratta di uno psicopatico pericolosissimo, che desidera una cosa sola: trovarsi al centro del¬

Persone citate: Erik Olsson, Olofsson, Olsson, Palme, Walter Rosboch Ii

Luoghi citati: Stoccolma