I cestisti Usa si sono presi la rivincita delle Olimpiadi

I cestisti Usa si sono presi la rivincita delle Olimpiadi L'Universiade chiude con un trionfo americano I cestisti Usa si sono presi la rivincita delle Olimpiadi Battuti i sovietici (75-67) grazie alle prodezze del formidabile giocatore di colore Thompson (autore di 24 punti) - Al terzo posto il Brasile • Il titolo femminile alle russe sulle sorprendenti statunitensi (Dal nostro Inviato speciale) Mosca, 24 agosto. Uno dopo l'altro, salendo a turno sulle spalle del compagni, gli americani tagliano la retina del canestro sino a reciderla del tutto, con quel rito chiassoso e un po' ingenuo, tradizionale nel basket Usa per festeggiare le vittorie che contano: il pubblico di Mosca assiste divertito, ma sono in pochi a capire quanta rabbia c'è, stavolta, nel trionfo degli statunitensi, venuti qui alle Universiadi con una squadra molto più forte di quella di Monaco per vendicare almeno sul piano morale la beffa delle Olimpiadi che fruttò la medaglia d'oro ai sovietici. Gli Usa non hanno fallito l'operazione-riscatto, dominando la finale con una superiorità che si nasconde nelle cifre del risultato complessivo (75 a 67) ma che era già nettissima dopo II primo tempo (39 a 25) e onorandola con scampoli di grande basket: merito soprattuto di Dave Thompson, fuoriclasse assoluto, diciannovenne della North Carolina State. Thompson è alto 1 metro e 91, ma salta ai rimbalzi come trascinato su da invisibili fili che lo portano a svettare sui giganti da 2 metri e 10: è atleta fenomenale, per velocità e agilità di esecuzione, è tiratore micidiale da ogni posizione. Per fare un paragone significativo per il pubblico italiano bisogna pensare ad un giocatore come Manuel Raga, però più alto, più potente e soprattutto negro, quindi dotato di quel magico propellente che negli atleti di colore esalta ogni movimento. Nella finale Thompson ha segnato 24 punti (ottima la media di realizzazione, 11 canestri su 15 tiri) scatenandosi soltanto per un tempo, Il primo, nel quale è andato a segno nove volte mandando in autentica crisi la difesa e la panchina dell'Urss: per arginare Thompson il trainer sovietico Kondrashine ha fatto ricorso ad una zona iniziale 1-3-1, poi è passato alla difesa individuale alternando sul cannoniere americano ben tre uomini (Salument, Alexander Belov e Korja) quindi è tornato alla zona. Il risultato non è cambiato, né in senso relativo (Thompson ha continuato a inventare canestri) né in assoluto perché gli Stati Uniti erano ormai irraggiungibili dopo un fantastico sprint che li ha portati in testa con dodici punti di margine già al 12' (29-17). I russi sono stati in corsa soltanto sei minuti e 45 secondi, conducendo per 11 a 8 e poi 13 a 12. Al solito quintetto iniziale americano (Buckner- Bailey - Lucas - Barnes - Thompson) l'Urss aveva contrapposto cinque ■ veterani » di Monaco (Sakandellze • Edeshko • Boloshev - Alexander Belov e Kovalenko) tenendo botta sin quando Belov resisteva ai rimbalzi e Boloshev centrava il canestro dalla media distanza. Poi gli americani hanno cambiato marcia, la loro difesa individuale ha appannato riflessi e idee degli avversari, Thompson ha fatto il resto: per dieci minuti, sino al riposo, i sovietici erano irriconoscibili, perdevano palloni, sbagliavano facili tiri da sotto. E con quel ritmo di manovra e di rendimento non si poteva proprio star dietro agli Usa. Un po' per lo strapotere atletico dei negroni americani, un po' per il nervosismo, i russi — pur cambiando continuamen¬ te il quintetto in campo secondo una tattica cara a Kondrashine — si caricavano di falli e nella ripresa perdevano 4 uomini nei primi minuti, con un autentico record negativo di Pavlov che stava in campo esattamente 3' e 58" con un bilancio disastroso (nessun punto segnato, 5 falli commessi). Pure Edeshko, pure Alexander Belov (che aveva iniziato con un'imperiosa schiacciata a canestro) rinunciavano a lottare, cosi che II più positivo dei sovietici risultava alla fine un « uomo nuovo », Salument, che segnava 11 punti (5 su 8 la sua media) e soffriva un po' meno in difesa per il ridotto impegno di Thompson dopo la sfuriata del primo tempo. Nel finale i russi riuscivano almeno a rendere meno secche le proporzioni della scon¬ fitta, il pubblico si risvegliava un po' nel suo tifo ma il risultato era già al sicuro, ulteriormente preservato da una prudente difesa a zona con la quale gli americani hanno concluso la gara, tenendo a lungo sul terreno di gioco il « glraffone » Burleson (2 metri e 21), l'unico della squadra che aveva vissuto da protagonista la disavventura di Monaco (che i cestisti Usa, in verità, continuano a definire crudamente • robbery », cioè un furto, magari aggiungendo qualcosa di peggio). Per il basket Usa la giornata è stata positiva anche nel settore femminile: hanno vinto le russe, secondo uno scontatissimo pronostico evidenziato dal risultato finale (82 a 44) ma le americane si sono classificate seconde confermando proprio nella finalissima con l'Urss i sorprendenti progressi di uno sport che oltre Oceano è visto con lo stesso scetticismo che accompagna in Italia il calcio femminile. Per la prima volta nella storia dei canestri una squadra di ragazze americane è arrivata sul podio di una manifestazione internazionale, favorita da fattori contingenti (la debolezza di molte avversarie, una vittoria su Cuba propiziata anche dagli errori delle rivali) però esaltata dalla perfetta impostazione stilistica delle giocatrici. » Sono una vera sorpresa per tutti e arriveranno in alto » diceva In tribuna Lu Riffiod, capitana della squadra francese e veterana del basket internazionale. Certo le americane non hanno i « mostri » come la Semionova, anche oggi presentatasi ad offrire il suo goffo spettacolo (2 metri e 10 di statura, ritmo e pose elefanteschi) ma pure il suo contributo di punti alla potentissima squadra sovietica, capace di schierare sempre e comunque almeno tre o quattro giocatrici di 1 metro e 90. Ma cosa succederà in America quando del fenomeni atletici come Thompson verranno selezionati e impostati anche nel settore femminile? Antonio Tavarozzi ci jiit» J9b> & Mosca. Il cestista statunitense David Thompson, asso delle Universiadi, nella finale con l'Urss ha realizzato 24 punti