Germania: la Opel concede un'indennità per caro-vita di Tito Sansa

Germania: la Opel concede un'indennità per caro-vita Dopo due giorni di "sciopero selvaggio,, Germania: la Opel concede un'indennità per caro-vita Il "sussidio una tantum" di 70 mila lire verrà distribuito ai 19 mila dipendenti di Bochum e sarà esteso anche agli altri stabilimenti (48 mila addetti) - Ma l'agitazione non è finita: i lavoratori si rifiutano di recuperare le due giornate perse (Dal nostro corrispondente) Bonn, 24 agosto. La direzione della fabbrica di automobili Opel ha ceduto — come previsto — alle richieste dei 19 mila dipendenti delle due fabbriche di Bochum, da due giorni in sciopero selvaggio per strappare una «indennità di carovita ». Ai dimostranti sono stati concessi « una tantum » 280 marchi, pari a circa 70 mila lire. La somma verrà pagata entro agosto non soltanto ai dipendenti di Bochum, ma anche a quelli di Ruesselsheim e di Kaiserslautern — complessivamente 48 mila persone — con un aggravio di quasi 3 miliardi e mezzo di lire per l'azienda. Nonostante questo rapido cedimento, tuttavia, a Bochum lo sciopero continua, dopo che in mattinata le maestranze avevano ripreso il lavoro gridando vittoria. Da Ruesselsheim era stato infatti comunicato che gli addetti di Bochum avrebbero dovuto recuperare le due giornate di sciopero con ore di lavoro straordinario, il sabato e la domenica. L'annuncio è stato accolto con grida ostili e gli operai sono ritornati a sedersi dinanzi alle due fabbriche, annunciando che la pretesa degli industriali di far recuperare le ore di sciopero è una «provocazione inammissibile». In tal modo i fronti si sono nuovamente irrigiditi, e le giornate di lavoro perduto sono diventate tre, con una mancata produzione di quasi 4 mila vetture. In serata la direzione della Opel ha fatto sapere che non è disposta a cedere ulteriormente, e ha rivelato che negli scorsi mesi ha concesso segretamente aumenti salariali del 17 per cento, cioè esattamente il doppio di quell'8,5 per cento stipulato in sede di rinnovo dei contratti di lavoro. Un portavoce ha aggiunto che la direzione stava per «fare una sorpresa alle maestranze», aveva già pronte nuove migliorie. Intanto gli scioperi selvaggi si vanno estendendo, il sindacato dei metallurgici parla oggi di astensioni dal lavoro in «almeno» 60 aziende. In alcune di esse i dipendenti sono tornati al lavoro, avendo gli imprenditori accolto immediatamente le loro richieste. La nuova parola d'ordine tra gli industriali — secondo quanto si dice a Bonn — è «concedere subito qualcosa, prima che venga richiesto, per togliere vento alle vele dello sciopero». Gli industriali, i cui profitti sono altissimi, sanno evidentemente di poter digerire gli aumenti dei costi di produzione, in quanto l'esportazione fiorisce nonostante le rivalutazioni del marco (l'attivo della bilancia commerciale ha superato in luglio i 3 miliardi di marchi, oltre 700 miliardi di lire) e i consumatori accettano apparentemente senza scomporsi i continui ritocchi dei prezzi di listino. La escalation dei prezzi e dei salari non può peraltro continuare, ammettono tutti gli esperti. Se ne rende conto anche il governo di Bonn il quale oggi — per la prima volta — ha preso posizione, senza impegnarsi sugli scioperi selvaggi. Il portavoce Gruenwald ha detto che il governo osserva gli avvenimenti «con estrema attenzione e non senza preoccupazione», ma che nel contempo «si compiace perché gli scioperanti non si lasciano irretire da certi gruppi che voglioni sfruttare gli scioperi ad altri finì». Alla domanda chi fossero questi «gruppi» e quali fini si propongono, il portavoce non ha risposto, lasciando ai giornalisti la possibilità di interpretare secondo le loro tendenze il colore politico. Pertanto, secondo alcuni, i «gruppi» che soffiano sul fuoco dello sciopero sarebbero il partito comunista e i gruppuscoli maoisti infiltrati alla Opel di Bochum, secondo altri sarebbero ambienti industriali di destra, interessati a suscitare malumore e a mettere in crisi il governo di Willy Brandt. Il governo accenna a muoversi, mentre la fiammata minaccia di estendersi in tutto il Paese, il ministro dell'Economia, Hans Friderichs, si è incontrato oggi con i massimi esponenti dell'industria, il cancelliere Brandt ha fatto sapere che lunedi avrà contatti con i sindacati e con i datori di lavoro. Ma di misure e di interventi ancora non si parla, benché gli scioperi — e soprattutto le concessioni finanziarie ai lavoratori — mettano in serio pericolo la politica antì-inflazionistica varata dal governo insieme con la Banca Federale. La domanda che ci si pone in questi giorni, se le proteste dei lavoratori contro il caro-vita siano « veramente giustificate» e se siano approvate dall'opinione pubblica hanno avuto oggi tre risposte negative: DE' risultato che nel luglio di quest'anno gli introiti del fisco per le sole imposte sui redditi sono aumentate rispetto allo stesso mese del 1972 del 54,4 per cento (un segno questo che salari e stipendi sono aumentati in maniera esplosiva); 2) Per la prima volta, il costo del lavoro in Germania ha superato quello degli Stati Uniti (nell'industria chimica, per esempio, un ope¬ raio costa nella Repubblica Federale circa 3500 lire l'ora, cioè 140 mila lire la settimana, 700 mila lire al mese, con gli straordinari, mentre oltre Atlantico costa circa 3400 lire l'ora); 3) Il 73 per cento dei tedeschi (come ha rivelato un sondaggio demoscopico) avversa gli scioperi selvaggi perché « mettono in pericolo il programma di stabilità del governo » e, soprattutto, perché « dal punto di vista salariale sono ingiustificati ». I lavoratori tedeschi scio¬ perano indisciplinatamente quando sono tempi di «vacche grasse» e non osano aprir bocca quando le cose vanno male (come durante la recessione degli anni 1966-1967) mentre gli imprenditori — per converso — sono irremovibili con i pavidi e più duttili con chi fa la voce grossa. A parole gli industriali si oppongono sdegnati alle concessioni, di fatto anticipano le richieste. Solidarietà e disciplina sono ormai parole in disuso. Tito Sansa

Persone citate: Brandt, Gruenwald, Hans Friderichs, Willy Brandt

Luoghi citati: Bochum, Bonn, Germania, Stati Uniti