Bloccati da dieci giorni a Trapani 50 motopescherecci per lo sciopero

Bloccati da dieci giorni a Trapani 50 motopescherecci per lo sciopero Rotte le trattative sul contratto di lavoro Bloccati da dieci giorni a Trapani 50 motopescherecci per lo sciopero Gli armatori minacciano una denuncia per "ammutinamento" nel caso che altri equipaggi si astengano dal lavoro durante la navigazione (Nostro servizio particolare) Trapani, 23 agosto. (a. r.) Dopo la rottura delle trattative per il primo contratto collettivo dì lavoro, tra armatori e pescatori, a Trapani la vertenza sindacale potrebbe finire davanti al magistrato. L'Associazione degli armatori, dopo aver rifiutato in blocco la piattaforma rivendicativa della federazione unitaria Cgil-Cisl-Uil, che raggruppa quasi tutti i duemila pescatori della città, parla di denuncia ai sensi dell'articolo 1105 del codice della navigazione, previsto per i casi di ammutinamento e che comporta, in caso di condanna, pene varianti da 6 mesi a 3 anni di reclusione. In sostanza, gli armatori dicono: se durante la navigazione l'equipaggio di uno dei nostri motopescherecci dovesse decidere di incrociare le braccia, non considereremmo l'episodio uno sciopero, ma un vero e proprio ammutinamento. « Questo particolare astio, replica Salvatore Spagnolo, responsabile dei marittimi della Cgil, rivela la mentalità della nostra controparte. In psgasa queste condizioni è facile capire come le trattative siano state interrotte bruscamente dagli armatori. Ora siamo noi gli intransigenti e, quindi, non accettiamo la tesi degli armatori secondo cui le trattative potranno essere riprese solo dopo la cessazione dello sciopero dei marittimi». E' da dieci giorni che i 50 grossi natanti da pesca non levano le ancore dal porto di Trapani e lo sciopero rischia di protrarsi a lungo se non avrà successo la mediazione del prefetto, dell'Ufficio del lavoro e della Capitaneria di porto. I pescatori trapanesi, sostengono i sindacati, guadagnano pochissimo. Vige il sistema della compartecipazione, ma con percentuali irrisorie per cui — caso denunciato dai sindacati durante le trattative — due barche tempo fa in \xa'«uscita» durata circa un mese portarono a terra pesce per 62 milioni di fatturato: ai 40 marittimi imbarcati, che pure avevano concorso alle spese generali, toccò circa mezzo milione a testa. Meno di un terzo del fatturato. Altro esempio illustrato dai sindacati: è avvenuto, di recente, che una barca ha fatto una sfortunata uscita con un fatturato di circa 5 milioni e ai 18 pescatori sono spettate appena 40 mila lire l'uno per quasi un mese di lavoro in mare. Stanchi di pagarsi i contributi previdenziali e assistenziali, i marittimi trapanesi chiedono che siano sostenuti dagli armatori. Inoltre rivendicano il 60 per cento del fatturato del pescato o, qualora fosse inferiore, un minimo garantito di 100 mila lire mensili, un supplemento equipollente alle tabelle dei lavoratori dell'industria per le operazioni «di terra» e il carico di tutte le spese agli armatori. Gli armatori considerano «inaccettabili pretese» queste richieste e nelle prime lettere di preavviso che hanno spedito precisano che in caso di mancata presenza al lavoro riterranno i pescatori dimissionari a tutti gli effetti.

Persone citate: Salvatore Spagnolo

Luoghi citati: Trapani