Le richieste dei sindacati

Le richieste dei sindacati Le richieste dei sindacati Se le richieste dei sindacati fossero integralmente accolte, il trattamento minimo di pensione (attualmente fissato a 31 mila 650 lire mensili per chi ha meno di 65 anni e a 33 mila 750 per i pensionati più anziani) dovrebbe essere aumentato a 40 mila lire il mese. Contemporaneamente la pensione sociale — dovuta ai cittadini ultrasessantacinquenni provvisti di altre fonti di reddito passerebbe da 19 mila a 30 mila lire mensili. Questi acconti comporterebbero una maggiore spesa di quasi 800 miliardi l'anno che andranno ad accrescere il disavanzo dell'Inps già preventivato in misura cospicua per il corrente esercizio. Si chiede anche l'aumento del sussidio di disoccupazione e quello degli assegni familiari: invariate da parecchi anni. Se si considera che dal primo gennaio prossimo tutte le pensioni dell'Inps (e perciò anche quelle minime e sociali di cui è detto) verranno aumentate dal 9 per cento circa in seguito allo scatto della scala mobile e che tra due anni i minimi di pensione dei lavoratori autonomi (contadini, artigiani e commercianti) dovranno essere allineati con quelli dei lavoratori dipendenti, le prospettive di pareggio del bilancio dell'Inps rischiano di diventare piuttosto materia di oroscopo e di documentata previsione. D'altronde non si può nega¬ re ai pensionati un trattamento minimo più decente, anche se prima o poi le uscite dell'Inps dovranno essere commisurate al gettito contributivo dell'istituto, perché è ovvio che la situazione deficitaria dell'ente — inevitabile nella difficile fase che il Paese attraversa — non potrebbe perpetuarsi senza falcidiare la capacità di acquisto di quelle prestazioni che si cerca adesso di rinvigorire. Per questo e perché la previdenza può prospettare solo all'insegna del pareggio, oc¬ corre stimolare, la produzione e con essa il gettito contributivo, mentre sarebbe segno di scarso realismo voler mettere il costo delle migliorie a carico della produzione che stenta già adesso a tenersi a galla. Ecco un bel tema per i sindacati che, anche sotto l'aspetto della ripartizione degli oneri sociali, potrebbero trarre utili indicazioni da quanto avviene al riguardo negli altri Stati del Mec. Intanto i pensionati dell'assicurazione facoltativa rimproverano ai sindacalisti di averli dimenticati anche questa volta. Hanno ragione: dal 1952 le pensioni della facoltativa sono sempre le stesse e i titolari tuttora senza tredicesima, senza assegni per il coniuge ed i figli a carico e senza assistenza sanitaria-mutualistica. Questi pensionati si sentono perciò respinti ai margini di quella mutualità di cui furono i primi convinti assertori. Sono meno di 200 mila e tutti anziani: due circostanze che non contribuiscono a rendere più vibrate le loro richieste. Osvaldo Paita

Persone citate: Osvaldo Paita