Arrestato l'omicida del giovane che voleva difendere la cognata di Mario Dilio
Arrestato l'omicida del giovane che voleva difendere la cognata Arrestato l'omicida del giovane che voleva difendere la cognata L'assassino è un pregiudicato di 23 anni: ha cercato di fuggire, ma gli agenti l'hanno bloccato - Assieme a due amici molestava la ragazza: quando il parente è intervenuto, l'ha freddato con una rivoltellata a bruciapelo al cuore - Poi è fuggito sparando contro una donna (Nostro servizio particolare) Taranto, 21 agosto. Lido Venere, ima spiaggia con stabilimento balneare come tante lungo la costa jonica, all'altezza della foce del fiume Tara. Qui ieri pomeriggio la tranquilla gita d'una numerosa famiglia si è trasformata in una tragedia. Un giovane operaio elettricista, il trentaquattrenne Michele Lamacchia, residente a Turi, in provincia di Bari, è stato ucciso con un colpo di pistola da un giovane teppista che aveva insultato sua cognata; l'assassino è stato arrestato. «Non è mai accaduto nulla di simile qui a Taranto», dice la gente spaventata e attonita. E' stato un delitto bestiale e per motivi assurdi. Ecco come si sono svolti i fatti e come li racconta il cognato della vittima, il quarantaduenne Luigi Ventrella. «Eravamo tutti in ferie e insieme con Michele, sua moglie, mia sorella e il marito abbiamo deciso di trascorrere una giornata al mare. Con le nostre tre auto e i nove bambini abbiamo raggiunto ieri mattina la spiaggia di Pino Solitario, affittando due cabine. L'intera mattinata l'abbiamo trascorsa al sole sulla spiaggia, giocando con i bambini. Il più vivace e allegro, come sempre, era Michele, pronto a ideare nuovi giochi per divertire i ragazzi. Poi, per tuffarci in mare, ci siamo spostati sulla spiaggia di Lido Venere, attigua al Pino Solitario. Due giovani in blue-jeans si erano più volte avvicinati a mia sorella Angela, 23 anni, rivolgendole complimenti non sempre convenienti. Angela ha lasciato correre sul principio, era in compagnia del marito, Leonardo Di Brindisi, e temeva che potesse accadere qualcosa fra gli uomini se noi ci accorgevamo degli approcci dei giovani capelloni. Nel primo pomeriggio questi si sono mostrati sempre più aggressivi con mia sorella, le stavano vicino con insistenza e rivolgendole la parola usavano un linguaggio anche triviale». «Ho avvicinato io stesso — dice ancora Luigi Ventrella — i due giovani per dir loro di lasciare in pace mia sorella. Li ho anche rimproverati con calma, dicendo che era sposata, lo si vede dalla vera al dìte, ha un bambino, è una ragazza con la testa sulle spalle, d'una famiglia unita. Non è servito a niente: i due giovani, con testarda spavalderia, hanno continuato a ronzare attorno ad Angela, fino a quando ne abbiamo parlato fra di noi. Poi Michele, che era sdraiato al sole, si è levato avvicinandosi ai due: "Sarebbe ora di smetterla", ha detto loro. I teppisti gli hanno fatto cenno di allontanarsi dal nostro gruppo e Michele li ha seguiti per alcuni metri. Anch'io mi sono accodato, mettendomi dietro mio cognato». «Ho visto giungere un terzo giovane — continua Ventrella —, capelli lunghi, camicia tutta aperta, pantaloni arrotolati sulle gambe e un tatuaggio su un braccio. Al polso destro gli penzolava un borsetto. E' stato un attimo. Nella mano aveva una pistola e si avvicinava a mio cognato, lo fronteggiava. Ha sparato un primo col po, che ha sfiorato le mie • orecchie, poi un secondo, che I ha colpito al cuore Michele facendolo cadere a tre metri dalla battigia dello Jonio. Mi che faceva sforzi per sollevarsi, ma un istante dopo è crollato di nuovo, dal grosso foro sul petto il sangue usciva a fiotti, ma respirava ancora ». Alcuni volonterosi, richiamati dagli spari, hanno subito trasportato il corpo di Michele Lamacchia fuori dello stabilimento balneare e su un'auto alla clinica San Camillo, nel popoloso rione Tamburi. Qui l'elettricista è stato visitato dal dottor Senatore, il quale non ha potuto che constatarne la morte per ferita alla regione cardiaca. L'assassino è subito fuggito dalla spiaggia brandendo nel- la mano destra la pistola. Al l'ingresso del lido, per supera¬ re agevolmente la gente, ha sparato ancora per aprirsi un varco: un proiettile si è schiacciato sulla biglietteria in legno e per poco non ha colpito la ventisettenne Carmela Ritelli, consorte di Domenico Fiore, gestore dello stabilimento balneare. Sono scattate subito le indagini e, alle 13,45 di oggi, ima pattuglia ha circondato una casa di Taranto vecchia, quella del giovane pregiudicato Francesco Nazzaro, 23 anni, che vistosi scoperto ha tentato nuovamente la fuga, ma si è poi fermato dopo che i poliziotti hanno sparato alcuni proiettili intimandogli l'alt. E' stato subito condotto alle carceri cittadine e chiuso in cella d'isolamento. Mario Dilio
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