Il buon custode di Giovanni Arpino

Il buon custode Il buon custode Lo sfoggio culturale fine a se stesso è esercizio ambitissimo da certi « hommes des lettres » o cattedratici nostrani. Mettendo becco tra la « disperazione di non essere disperati» di Moravia e una mia nota apparsa su La Stampa del 17 agosto, un « prof » romano, al secolo Ruggero Guarini, s'è affrettato ad impartire la sua lezioncina kierkegaardiana (sabato scorso, su un quotidiano capitolino). In uno spazio di centimetri 13x16, il « prof » spiega come quella tal disperazione sia concetto derivato dal sommo filosofo, che Moravia — foise — fìnge di non conoscere, mentre l'Arpino certamente lo ignora. E bravo, il « prof ». Ma in quegli abbondanti 13x16 centimetri, Guarini si guarda bene dall'entrare nel merito: sui motivi per cui Moravia usa certe formule, sul suo avventurato anti-umanesimo, sull'ambigua subcultura che unirebbe il criminale Marison al dittatore Hitler. Il « prof » è tutto lieto di stilare la sua scheda di sapienza, evitando i termini reali della questione. Per concludere: nella Casa della Disperazione (Kierkegaard proprietario) persone come Moravia possono aggirarsi, in modo più o meno legittimo e più o meno rispettabile, tentando usci e spiragli. Ma certi « prof », lì nei pressi, è evidente che rivestono solo la divisa del custode. Con licenza di guaito. Giovanni Arpino

Persone citate: Guarini, Hitler, Kierkegaard, Moravia, Ruggero Guarini