■ Una pellicola sul "prete scomodo,, Don Milani e Barbiana arrivano allo schermo Protagonista della pellicola sarà Max von Sydow, Fattore di Bergman (Nostro servizio particolare) Milano, 20 agosto. «La differenza tra il povero e il ricco », diceva don Lorenzo Milani, « non sta tanto nel denaro quanto nel grado di istruzione che il denaro consente di raggiungere. Il tuo padrone conosce duemila vocaboli più di te: per questo è il tuo padrone »: tutta la vita del prete di Mugello fu dedicata alla lotta contro l'ignoranza. A Santa Maria di Barbiana, piccola parrocchia di montagna dove l'avevano mandato come «pre. te scomodo », don Milani per prima cosa impiantò una scuola, gratuita. Era destinata agli analfabeti, ai contadini, ai più poveri: ai « paria » della nostra società. Gli studenti, quelli regolari, dei licei e delle università, potevano assistere ai corsi, se volevano; don Milani non lì scacciava, ma non consentiva loro di intervenire. « E' assurdo che i ricchi assistano alla distribuzione della minestra», diceva. Questi ed altri episodi rivivranno nel film che il regista Pino Tosini sta preparando sulla vita di don Milani, e che si intitolerà, appunto, « Un prete scomodo ». Le riprese s'inizieranno il 10 settembre, a San Donato di Calenzano; don Milani sarà impersonato da Max von Sy- dow, l'attore prediletto di Ingmar Bergman; Silvia Just, la zia di don Lorenzo, che per tutta la vita gli fu affettuosamente vicina, sarà interpre| tata da Lisa Gastoni. La ca- sa di produzione è milanese, gli interni saranno girati negli studi di Milano-San Felice. «Con questo film», spiega Tosini, « intendo sviluppare il tema della "carità ad ogni costo", da me iniziato con "Fratello ladro". Don Milani era un cristiano, nel più profondo significato della parola. Al cardinale, che di fronte alla sua indigenza e al continuo assillo dei debiti lo ammoniva a "ricavare un reddito dalla coltivazione delle terre della parrocchia, come usano gli altri curati", don Lorenzo rispose negativamente: "Faccio il prete, non il padrone", spiegò. Ma seppe evitare di essere strumentalizzato da qualsiasi partito. I personaggi della sinistra non gli piacevano; secondo lui, militavano in quelle posizioni "perché fa fine essere dalla parte dei poveri, anzi, meglio: a capo dei poveri". Era un uomo libero, al di sopra delle partì». Tosini rievocherà anche la presa di posizione di don Milani nei riguardi degli obbiettori di coscienza. Querelato, per vilipendio alle forze armate, da un gruppo di cappellani militari, non potendo raggiungere Firenze, dove si celebrava il giudizio, perché già affetto da quel linfogranuloma maligno che lo avrebbe portato alla tomba a 46 anni, scrisse ai giudici: « ... Ci volete stroncare, ma, per lo meno, fate finta di essere onesti. Bella forza, giudicare sulla base di un codice scritto da voi, a vostro uso e consumo. Un mio vecchio amico ha rubato in un orto 40 cipolle. Lo hanno condannato a 13 mesi, senza condizionale. Il giudice, le cipolle, non le ruba. Tropj. • fatica. Ordina alla cameriera di andare a comperarle... ». In prima istanza, nel '66 fu assolto. Il p.m. si appellò; l'anno dopo, don Milani morì. Nel '68, i magistrati di Roma, in deroga al principio per cui la morte del reo estingue il reato, lo condannarono a due anni di reclusione «alla memoria». Di lui fu amico ed estimatore Giovanni XXIII; l'ultima inquadratura del film vede la figura di papa Roncalli stagliata sulle assise del Concilio. Le riprese di « Un prete scomodo » dureranno sette settimane, il film uscirà in « prima », a Milano e Roma, per il prossimo Natale. Ornella Rota Lisa Gastoni impersona Silvia Just, zia di don Milani

Luoghi citati: Calenzano, Firenze, Milano, Roma, San Felice