Pittori sul marciapiede

Pittori sul marciapiede La gara dei " madonnari 99 a Mantova Pittori sul marciapiede Con i gessetti colorati disegnano Santi e Madonne, raccolgono le offerte e vanno altrove - Sono rimasti in pochi, i più bravi sono stati premiati - Anche una ragazza : "Vedo tutto dal basso : un mondo fatto di piedi. Disegno cose semplici e buone" (Dal nostro inviato speciale) Mantova. 16 agosto. Primo a dissolversi fu l'occhio destro, era violetto, rimase una muffa scura e brutta. Poi la guancia divenne vermiglia, scivolò via con la bocca rosa, la fossetta, la gola di perla. La fronte decadde, sparirono il naso, l'occhio sinistro e il resto. Rimase una chiazza sporca, sul lastricato, come di ciprie andate a male. Era una Madonna fatta coi gessetti, sparì in pochi secondi. «L'avevo appena disegnata, sotto i portici — racconta Francesco Prisciandaro, 51 anni, di Bari — ma il temporale fu il più forte, vidi il rigagnolo correre, verso di me, ero ancora inginocchiato, con i colori in mano, lo vidi arrivare, la Madonna s'inzuppò tutta, si sciolse, la mia fatica di pittore durò meno di niente. La scatola delle offerte era vuota, diedi un calcio, me ne andai via». Prisciandaro è un pittore di Madonne, le disegna con i gessetti colorati sul marciapiede, raccoglie l'obolo dei passanti, dice addio alla sua opera, cambia strada o muta città. Prisciandaro è a suo modo un testimone della devozione popolare — alla Vergine e ai santi, ai poeti e ai musicisti —, è un «madonnaro», pittore poverello e nomade, che fa opere ingenue e fantastiche, belle ed effimere, e le affida alla breve ammirazione dei pedoni, perché presto cancellate, nelle strade frequenti, e le fa con pazienza e ingegno, disegnando col gesso Cristi e Sanfranceschi, Annunciazioni e Fughe in Egitto, e Madonne, moltissime, quante sono venerate lungo l'Italia: la patrona degli andanti, o la portatrice di vittoria, o l'allattante, o col figlio dormiente, o adorante o dell'umiltà, seduta a terra. «E chi vuole — dice Prisciandaro — lasci un'offerta, ma non c'è obbligo, e troverà un grazie sincero. Buon di e buon anno a tutti gli altri, senza rancore». Prisciandaro è stato premiato a Mantova, dove s'è tenuto il primo incontro nazionale dei «madonnari», per sapere quanti ne sono ancora rimasti, dei molti che erano un tempo, e attorno a loro era gran gente, che dava elogi e apprezzava e metteva nella ciotola, accanto al bel disegno, la meritata moneta, che nei borghi e nelle città erano graditi, rarissimamente scacciati: per indebita occupazione di suolo pubblico; o insul- tati: quali vagabondi, scansafatiche, sgorbiaioli importuni. I tempi sono cambiati, molti sono i malevoli, che poca hanno creanza, e contestano la sosta pure ai santi patroni e alle beate vergini, e minacciano di contravvenzione chi li reinventa e li colora in strada. Così, il convegno s'è fatto anche per rimediare a queste villanie, e per riportare a un affettuoso ricordo la gentile consorteria dei «madonnari», i quali fanno pubblica cronistoria della fede e dei sogni dell'uomo, umilissima: un «fumetto» stradale, poetico e timorato di Dio. Pro Loco di Curtatone ed Ept di Mantova sono gli anfitrioni, della simpatica festa, in luogo idoneo e a felice, nello spiazzo di un celebrato santuario, a sette chilometri dalla città, che oggi celebra la sua sagra millenaria, festosissima per merci e attrazioni e scorpacciate. Chi da lontano e chi da presso, i «madonnari» sono arrivati, coi loro esigui bagagli di giramondo, e si son messi subito in gara, hanno impugnato i gessi, hanno decorato con storie e santi e madonne lo spazio assegnato, mai sconfinando nell'asfalto altrui. «I pittori-madonnari saranno liberi di accettare oblazioni del pubblico — diceva il regolamento della gara —, sollecitandole con le forme consuete». / concorrenti lavoravano col rosso e col blu, qui aggiungendo e là sottraendo, e col verde, e col nero e col giallo, e la gente gettava denari, incoraggiando, e già sì vedeva quali erano le storie: mariane e francescane, omaggi ed ex voto, polittici e ritratti a memoria. Poi la giuria studiò e decise, saviamente valutando e confortando. A Prisciandaro ha dato i gessetti d'oro perché «nella convenzionalità della sua opera sono racchiuse tutte le qualità tipiche dell'autentico madonnaro»; a Giuseppe Panizza di Reggiolo ha assegnato i gessetti d'argento, premio a un «cantore ingenuo e spontaneo»; e a Nicolino Picei di Ururi ha consegnato i gessetti di bronzo, per le «buone qualità disegnative» e altri premi ha distribuito, a «madonnari» meritevoli. Vincitori e segnalati salivano al podio, i giurati premiavano, la folla gettava applausi e monetine. Poi le interviste, i complimenti, le riprese televisive. Gran calura, esuberanzestordimenti. Chi fa confronti e paragoni, tra i santi e le madonne, chi fa acquisti spenderecci e capricciosi, sulle propinque bancarelle: cotechini e prendisole, spiedi, blusettezuccheri filati e penne di pavone. Il vincitore è Prisciandaro, si concede alle foto e alle interviste, spiega e illustrai colori notturni, quelli terragni, le ondate di blu e di verde, le composizioni e loro divagamenti, le galline e i cavalli e loro sfumature, Antonio santo e il cerchietto d'oro, glovali e i riquadri, le nebbie glaucopidi, le nuvole trottoline C'è ardore la sagra è gran città, carri mercanzie pedoni. E i palloncini, sono giaculatorie colorate, salgono in cielo, sono stormì. Prisciandaro racconta il suo andare, lungo, attraverso paesi e città e nazioni: «E' un mestiere che nasce dal bisogno, dalla disperazione. Ero bambino povero, vidi un napoletano a Bari che disegnava Madonne, feci come lui, e non ho mai smesso, anche se molti m'accusano, perché sto sulla strada e vo e non mi fermo mai, e ho resistito alle molte amarezze, "artista ma da marciapiede", c'è anche chi mi consola, e dice che sono bravo, e allora mi rimetto in viaggio, e sono contento, e vedo tanta gente, e ritrovo vecchi amici, e parlo e ascolto cose nuove, e faccio Madonne ma anche madonne profane, leggere e fresche, e altre bellissime figure so fare, guardo in un armadio che so io, e cavo fuori altre idee, ima principessina bionda, che so io, un Napoleone a cavallo, che so, un Ulisse che va chissà dove, faccio tante cose, io, ma prima di morire vorrei questa consolazione: dipingere, ma i soldi rifiutarli, e dire grazie no, e salutare e poi prendere la valigia e andare altrove, e non aver bisogno e finalmente poter dire no: non s'accettano elemosine, né oboli, né offerte, né oblazioni, e dire così: son qua per voi, ho portato i colori, faccio disegni, vi farò contenti». C'è un flusso e riflusso, al Santuario delle Grazie: gli oranti e i turisti, un viavai di casti propositi e di beate intemperanze. Molte approvazioni, per i «madonnari», moltissime per Claudia Marchi, 18 anni, anch'essa mite illustratrice di santitudìni. Un po' sta, un po' va: ora lavora su commissione. Madonne su vetro, su ottone, su legno, anche paesaggi — ora parte ed è «madonnara». «Mi guardano, mi scrutano, quando sono in ginocchio, coi gessi e coi santi neonati. Molti passanti generosi e galanti. E' meglio la Madonna — dicono — o la madonnara? Sto zitta, poi vedo piedi che vanno: sono loro, quelli che facevano gli scherzosi. E' un mestiere strano, questo, si vede il mondo a metà, dal busto in giù. L'umanità è un mondo di piedi: chi calza il 37, chi il 41. Dopo un po' s'impara la deduzione dal basso all'alto: il tallone che spiega la psiche. Vista così, la gente parrebbe migliore. Ma se si alza la testa, piovono le melanconie. Io disegno cose semplici e buone, vorrei che anche il mondo fosse così. E io immaginerei di andare sempre — spargendo eroi buoni e santi allegri — di diventare vecchia viaggiando per paesi e mari, e tornare e ripartire, e regalare Madonne bionde e brune, come è più gradito, ed essere vecchia che ancora è in viaggio, e nel mondo incontra i figli e i nipoti, che pure disegnano le cose del cielo, e salutarli e ripartire, perché molti gessetti ci sono nella sacca, per molte storie ancora». Giuseppe Brunetto mmm Mantova. La pittrice Claudia Marchi Pino)