Un misterioso "boss,, impartì gli ordini al gruppo che sequestrò medico e figlia di Franco Mimmi

Un misterioso "boss,, impartì gli ordini al gruppo che sequestrò medico e figlia ile indagini su una riunione avvenuta in un paese vicino a Forlì Un misterioso "boss,, impartì gli ordini al gruppo che sequestrò medico e figlia Forse contro questo "importante personaggio" è già stato spiccato ordine di cattura - Si torna a parlare di un collegamento tra il rapimento di San Marino e il giovane camionista trovato carbonizzato nell'auto (Dal nostro inviato speciale) Arezzo, 16 agosto. Sono i giorni della resa dei conti, i giorni promessi dal sostituto procuratore dottor Morsili, i giorni in cui dovrà essere chiuso il cerchio attorno ai responsabili del rapimento dei Rossini, i giorni in cui anche i capi della criminosa organizzazione dovranno salire alla ribalta sul banco degli imputati. Per mantenere la sua promessa, il magistrato non si è concesso tregua neppure per il Ferragosto, né l'ha concessa ai carabinieri che lo coadiuvano. Tutti fuori: nell'Aretino, nel Pesarese, in Romagna. In Romagna, soprattutto, dalle parti di Forlì, in un piccolo paese dove la sera del 27 giugno, la sera che precedette quella del rapimento, si sarebbero incontrati alcuni personaggi che adesso trascorrono le ore sotto lo stesso tetto, quello delle carceri di Arezzo, in attesa di essere smistati in penitenziari diversi perché non rinasca l'accordo che le domande del magistrato hanno incrinato. Quella sera, almeno tre dei cinque detenuti sarebbero stati insieme: Giovanni Spiga, Cosimo Mormino, Sebastiano Fiori, detto « Bastiano ». Insieme a Mercato Saraceno, dove esiste una folta colonia di sardi, dove anche oggi alcuni carabinieri di Arezzo si sono recati per effettuare con i colleghi del posto alcune perlustrazioni, per raccogliere qualche confidenza. E' la zona della « manovalanza », ma in un cantiere accanto ai manovali si trova sempre anche il capomastro. E' stato intestato a suo nome uno dei due ordini di cattura che, firmati due giorni or sono da Marsili, non sono ancora potuti essere eseguiti per la scomparsa dei ricercati? C'è da crederlo, mentre è probabile che l'altro riguardi una volta di più un semplice esecutore, uno degli otto che la sera del 28 giugno si presentarono a Villa Rossini e si affiancarono, quattro a quat- tro, alle auto del medico e della figlia, per dare inizio ad una odissea che sarebbe durata 17 giorni e sulla quale Italo Rossini, insieme ai suo avvocato, Renzo Bonelli, ha intenzione di scrivere un libro. Ad Arezzo, intanto, continuano le trasmissioni di « radio carcere ». Sono voci che ammettono certe responsabilità, ma vogliono anche precisare, di queste responsabilità, l'esatta portata. La paura che si porta dietro chi viene dalla Barbagia, una piccola somma nascosta in un materasso, spiccioli che bastano appena per comprare qualche decina di pecore, possono pagare l'omertà di chi è libero, ma non garantire quella di chi si trova in carcere con sulle spalle una gravissima imputazione sostenuta da indizi che di giorno in giorno si fanno più numerosi; « Radio carcere » ha trasmesso dapprima piccoli particolari, ma i giorni passano e la clausura aiuta a ricordare i particolari, forse qualche nome di persona, cui chi è povero si rivolge con l'appellativo che i sardi riservano ai ricchi e potenti: « Signore ». Oggi un ufficiale dei carabinieri, in borghese, si è recato a S. Sepolcro, sulla via che da Arezzo porta a S. Marino. Si è trattato di un'indagine il cui scopo era duplice: il rapimento dei Rossini, la uccisione del giovane trovato carbonizzato a Bocca Trabaria. Malgrado le smentite, resta un filo, sia pur debole, che collega i sospetti del primo a quelli del secondo caso, per il quale è detenuto nelle carceri di Perugia Romano Venturi, accusato di favoreggiamento personale. Il Venturi è il gestore di un night club nel quale il Silvagni si sarebbe recato più volte, e che sorge a poche centinaia di metri dal luogo in cui venne rinvenuta l'auto bruciata con il suo carico. Venturi sarà interrogato di nuovo domani, di nuovo le sue risposte saranno controllate sulla base dì quanto hanno dichiarato sei testimoni. Il Venturi è difeso dall'avv. Stelio Zaganelli, il legale di parte civile del famoso caso Nigrisoli, il medico condannato circa dieci anni fa a Bologna per aver ucciso la moglie con un'iniezione di sincurarina. Zaganelli ha detto che ha già preparato la richiesta di libertà provvisoria per il suo cliente; la presenterà domani, dopo l'interrogatorio. Il legale è ottimista, gli inquirenti si dimostrano ottimisti: vi è un contrasto tra queste due posizioni, o il Venturi è già una tappa sorpassata per cui la sua libertà verrebbe a coincidere con l'arresto dei responsabili provati dell'assassinio di Bruno Silvagni? Droga e prostituzione: questo il mondo nel quale sembra sia maturato il delitto, questo il mondo nel quale sembra siano ricercati (e forse sono stati già individuati) gli omicidi. Perché il plurale? Perché appare probabile che per aver ragione del Silvagni, giovane assai robusto e dal carattere deciso, abbiano dovuto unire le proprie forze almeno due o tre persone. E molti sostengono che la forza delle braccia non sarebbe bastata, molti pensano che il ferro da stiro trovato accanto all'auto carbonizzata sia stato lo strumento che ha abbattuto la vittima. Dopo, il fuoco. S. Marino, Bocca Trabaria: due crimini, un solo caso? Non lo si afferma, non lo si esclude. Si attende la soluzione di almeno uno dei due per dare una risposta precisa. Gli inquirenti appaiono invece categorici per quanto riguarda l'uomo scomparso alcuni giorni fa da San Marino abbandonando all'all'albergo nel quale risiedeva valigie contenenti indumenti nuovissimi e mezzo milione in banconote da diecimila. Quando la sparizione fu accertata, quando la valigia venne sequestrata e si trovò il denaro, si pensò ad una parte del riscatto pagato per la libertà di Italo Rossini e di sua figlia. Invece si esclude un collegamento tra i due fatti. Il giovane, che per noleggiare un'auto presentò una patente falsa intestata a Giuseppe Cannata, palermitano, certo non si chiama Giuseppe Cannata, probabilmente è davvero palermitano (si attende una risposta dai carabinieri di Palermo, cui è stata inoltrata la foto del documento), ma senz'altro è estraneo al caso Rossini e all'omicidio di Bruno Silvagni. Si tratterà semplicemente di un piccolo truffatore che ha preferito abbandonare il trucco dell'ultimo colpo anziché rischiare la galera. Un piccolo mistero in più, da non aggiungere alla già troppo misteriosa vicenda che narra di un duplice sequestro di persona e di un omicidio. Ma forse per gli inquirenti non è più tanto misteriosa: sono questi, non bisogna dimenticarlo, i giorni promessi dal magistrato per la resa dei conti. Franco Mimmi