I prezzi del riso scendono ma solo per gli agricoltori

I prezzi del riso scendono ma solo per gli agricoltori Al consumo le quotazioni rimangono elevate I prezzi del riso scendono ma solo per gli agricoltori II blocco delle esportazioni al di fuori dei Paesi comunitari ha fatto diminuire i prezzi di circa tremila lire il ql - Quest'anno si prevede un raccolto record, dieci milioni di ql, ai quali s'aggiungono le scorte (un altro milione di ql) - E' indispensabile liberalizzare il commercio, altrimenti i prezzi rischiano di crollare per i produttori, senza benefìci per i consumatori (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 16 agosto. Le risaie sono un mare di chicchi, che stanno completando la maturazione. Sarà un raccolto da primato, si parla di 10 milioni di quintali di riso, un quarto in più rispetto agli 8 milioni del '72. I motivi di tanta abbondanza sono tre: la superficie aumentata; le tecniche moderne per la lavorazione e il diserbo; il tempo favorevole, che ha permesso di anticipare le semine. «Abbiamo 192 mila ettari di risaie rispetto ai 175 mila dell'anno scorso — dice il dottor Bruno Pusterla, rappresentante italiano a Bruxelles nel Comitato consultivo Cee per il riso — quindi dovremmo ricavare 2 milioni di quintali in più. Ma bisogna attendere il raccolto prima di pronunciarsi definitivamente: data l'annata favorevole, quest'anno il riso ha un'alta taglia (cioè il gambo lungo), e quindi eventuali temporali con turbini di vento potrebbero provocarne l'allettamento (cioè piegarne il gambo) con conseguenti gravi danni». La provincia di Vercelli è la prima d'Italia in fatto di riso e quindi è logico che segua con apprensione l'andamento di questa coltura. Le risaie occuparono lo scorso anno 70 mila ettari, saliti ancora quest'anno specie nella zona baraggiva dell'Alto Vercellese. La produzione nella provincia è di circa 3 milioni e mezzo di quintali, cioè il 40 per cento del totale nazionale. Quest'anno il riso vercellese aveva corso seri pericoli durante le semine, per la scarsità d'acqua. Se, dopo aver interrato le sementi, si ritarda la sommersione del terreno, si va incontro a rischi non trascurabili, tra cui lo sviluppo delle erbe infestanti. Essendo stata abbandonata la pratica del trapianto, le semine vengono fatte quasi tutte contemporaneamente, nel giro di circa un mese, per cui la necessità d'acqua è più elevata e la regolamentazione risulta difficile. Quest'anno le semine sono state portate a termine grazie alle piogge del 9-10 aprile e alle successive di fine mese: senza quest'acqua si sarebbe ripetuta la situazione del '65, quando le semine tardive compromisero i risultati produttivi dell'annata. Le previsioni ottimistiche sul prossimo raccolto accendono però anche qualche timore nell'animo dei risicoltori. Il blocco delle esportazioni al di fuori della Cee, deciso il 26 maggio scorso e accettato di buon grado dagli agricoltori, sempre sensibili alla logica comunitaria, rischia ora di ricadere su di loro come un boomerang, dato che, al raccolto record di quest'anno, si devono aggiungere le scorte, che ammontano a un milione di quintali. Ciò che temono i risicoltori è un crollo dei prezzi. All'inizio della primavera c'era stato un forte rincaro: dalle 9500 lire pagate all'inizio della stagione si era saliti fino a punte di 19 mila lire il quintale. Una quotazione assurda, se si pensa che il prezzo d'intervento stabilito dalla Cee (un prezzo, cioè, già remunerativo) era per i risi comuni 8125 lire il quintale. Il prezzo d'intervento scatta quando le quotazioni di mercato vanno al di sotto di un certo limite. La responsabilità degli aumenti di fine inverno sembra fosse da ricercare soprattutto nella elevata richiesta di alcuni mercati stranieri. Oltre ai forti rincari, c'era il pericolo che si esaurissero le scorte, quindi il 26 maggio scorso la Cee ha vietato la vendita di riso nei Paesi estranei alla Cee. «Il blocco delle esportazioni — dice Pusterla -- ha avuto come prima causa una diminuzione di prezzo, che per alcune varietà ha superato le tremila lire il quintale». I risicoltori ci hanno rimesso, ma non sono stati i consumatori a trarne vantaggio. Facciamo un esempio. Il risone tipo Arborio, pagato in media 14 mila lire il quintale dalle industrie, al grossista viene venduto a 38 mila. Dice il dottor Tino Morbello dell'Ente Risi: «L'industria trasfornatrice ha uno scarto del 40 per cento (il 10 per cento costituito dalla "lolla" non può essere utilizzato, il resto viene venduto come mangime per i polli da 5 a 9 mila lire il quintale). L'aumento più forte il riso lo subisce quando passa nelle mani dei grossisti e dei dettaglianti, e si tratta di aumento che non trova giustificazione». Il dottor Morbello nega recisamente l'accusa che il «diritto di contratto» riscosso dall'Ente Risi possa aver influito sui prezzi. «E' un tributo che gli industriali pagano all'Ente nella misura di 240 lire per quintale, che incide per 2,4 lire su ogni chilo di riso». Inoltre, la Corte di giustizia della Cee ha emesso alla fine di luglio un'importante sentenza, giudicando il «diritto di contratto », « pienamente compatibile con i principi comunitari», e dichiarando pertanto «legittima una simile forma di finanziamento, che consente l'attuazione di molte attività svolte dall'Ente in favore dei risicoltori». Eppure è importante che il riso si mantenga a prezzi stabili, nell'interesse del produttore, ma anche del consumatore. Si tratta infatti d'un cibo fondamentale per l'alimentazione umana, essendo superiore, dal punto di vista biologico-nutritivo, a tutti gli altri cereali. Vediamo i vantaggi che presenta rispetto al grano. In 100 grammi di riso comune, con un contenuto in proteine dell'8 per cento, gli aminoacidi essenziali — cioè quelli che l'organismo umano non sa fabbricare — arrivano a circa grammi 4,1 mentre in 100 grammi di pasta raffinata, con un contenuto di proteine del 12 per cento, gli aminoacidi essenziali giungono solo a 3 grammi. La differenza di circa un grammo può sembrare trascurabile, ma in realtà è importante perché da essa deriva che 100 grammi di riso hanno maggior valore biologico-alimentare di 100 grammi di pasta, e più esattamente che 8 grammi di proteine di riso hanno maggior valore biologico di 12 grammi di proteine di frumento. «Ora è necessario — afferma Bruno Pusterla — che venga abolito il blocco delle esportazioni extra comunitarie, anche perché non c'è più nessun motivo per mantenerlo. Si calcola che dai 2 ai 3 milioni di quintali del prossimo raccolto dovranno essere venduti ai Paesi terzi: se non viene liberalizzata la commercializzazione, succederà che i prezzi si abbasseranno ancora e per i risicoltori dovrà scattare il prezzo d'intervento della Cee. E oggi l'intervento suonerebbe come una beffa, perché è stato aumentato solo del 2 per cento, rispetto a una svalutazione della lira del 15 per cento ». Il Comitato intersindacale risicoltori italiani (Ciri) ha inviato una documentata lettera al ministro dell'Agricoltura Ferrari Aggradi perché solleciti alla Cee la liberalizzazione delle vendite all'estero. I risicoltori vercellesi, con oltre 1300 mietitrebbie, si apprestano alla raccolta del riso, che incomincerà ai primi di settembre. «Ciò che li amareggia di più — afferma l'esperto italiano a Bruxelles — è che la diminuzione di prezzo, già oggi rilevata all'origine e negli stabilimenti, e la cui misura aumenterà ancor più in futuro, non porta alcun vantaggio ai consumatori». Livio Burato Riso : superficie e produzione SUPERFICIE (migliaia di Ha) 1969 Ha 169 1970 Ha 173 1971 Ha 178 1972 Ha 185 1973 Ha 192 PRODUZIONE (migliaia di ql) 1969 ql 8.615 1970 ql 8.186 1971 ql 8.923 1972 ql 8.018 1973 ql 10.000 (prevision!)

Persone citate: Bruno Pusterla, Ciri, Livio Burato, Morbello, Pusterla, Tino Morbello

Luoghi citati: Bruxelles, Italia, Vercelli