La misteriosa vicenda di Rocco che sarebbe vissuto in caverna

La misteriosa vicenda di Rocco che sarebbe vissuto in caverna Il piccolo ricoverato in un istituto di Milano La misteriosa vicenda di Rocco che sarebbe vissuto in caverna Il direttore del reparto di neuropsichiatria infantile afferma che il bimbo fu trovato all'età di 4 anni in una spelonca, legato a una sedia - La circostanza è smentita da un magistrato dell'Aquila e dal giudice del tribunale dei minorenni di Milano - E' nato a Ortona a Mare sei anni fa da genitori poverissimi - Venne prima affidato a un istituto e poi a varie famiglie (Nostro servizio particolare) Milano, 14 agosto. La vicenda di Rocco Costanzo — il bimbo abruzzese ricoverato all'ospedale psichiatrico di Milano, del quale si era detto fosse vissuto fino all'età di quattro anni, allevato dai lupi, nelle montagne della sua regione — diventa sempre più sconcertante. Il procuratore capo della Repubblica del tribunale dei minorenni dell'Aquila, dottor Vincenzo Galli, ha smentito in modo categorico che il piccolo sia stato trovato disperso fra i monti. Il professor Giuseppe Cicorella, psichiatra e giudice del tribunale dei minorenni del capoluogo lombardo (lo stesso che intervenne tempo fa ai microfoni di «Chiamate Roma 3131», quando la popolare trasmissione s'interessò di Rocco), afferma che il bambino realmente soffre di disturbi organici accompagnati dalle conseguenze di gravi carenze affettive, ma che sarebbe pura fantasia ritenere sia stato allevato da lupi o da altri animali. Informazioni raccolte a Chieti, nella cui provincia, ad Ortona a Mare, nel 1967, è nato Rocco, fanno sapere che questi rimase fino a otto mesi in famiglia, dopo di che passò nell'ordine: a un istituto di beneficenza, a due famiglie romane che avrebbero voluto adottarlo ma ne furono scoraggiate dal difficile, carattere, a un altro istituto in Emilia e quindi, agli inizi della primavera scorsa, all'ospedale psichiatrico di Limbiate. In contrasto con tali dichiarazioni, il professor Ernesto Manghi, direttore del reparto di neuropsichiatria infantile dell'«Antonini», dove appunto Rocco viene curato, afferma che, sulla base della documentazione clinica in suo possesso, il bimbo risulta trovato, all'età di quattro anni, in una spelonca, legato a una sedia, insieme alla sorellina. Il «caso» è esploso ieri, quando un quotidiano milanese del pomeriggio ha rivelato l'esistenza, a Limbiate, di un bambino che infermieri e inservienti chiamerebbero «Romoletto»; sarebbe stato abbandonato sulle montagne d'Abruzzo e allattato da una lupa. Il piccolo, si racconta, dimostra un comportamento particolarmente aggressivo nei riguardi di ogni estraneo e solo ultimamente ha imparato a pronunciare qualche parola, tre per l'esattezza: il suo nome, «pappa» e «acqua». Questi particolari vengono confermati oggi dal professor Manghi, il quale precisa che tuttavia, «a livello di comprensione», Rocco è ora in grado di capire il significato di molti vocaboli. La polemica si accende soprattutto sul come e dove il piccolo ha trascorso i primi anni di vita: se si è o no in presenza di un «cucciolo d'uomo», se ricollegarlo o no ad altri analoghi casi precedenti. Il dottor Vincenzo Galli è esplicito nel negare tale ipotesi. Ecco la sua dichiarazione: «.Nessuna annotazione risulta nei fascicoli depositati presso la procura del tribunale dei minorenni, in ordine ad un avvenimento del genere, che rigw a il piccolo Rocco. Nei molti provvedimenti del giudice tutelare che ho vistato, non traspare nulla che possa far pensare ad un bambino allattato da lupi o da altri animali. E' chiaro che nulla è stato lasciato al caso nel momento in cui la procura prima e il tribunale dei minori poi, si sono interessati alle sorti del piccolo Rocco, il quale purtroppo io so essere ricoverato in un istituto psichiatrico per essere malato come hanno asserito i periti. Che la vita del piccolo Rocco non sia stata delle normali, è cosa accertata; che sia stato trovato disperso sulle montagne abruzzesi è assolutamente da escludere». Giuseppe Cicorella spiega che il bimbo presenta «un disturbo elcttroencefalografico», indice di una lesione al cervello, la cui causale, peraltro, non si è ancora riusciti ad accertare. «E' un ragazzino molto difficile», aggiunge lo psichiatra, «uno psicotico che, come tale, soffre di alterazione strutturale della personalità. Ne conosco parecchi altri, in condizioni analoghe, causate dallo stato di semiabbandono in cui hanno trascorso la prima infanzia. L'aspetto di Rocco è, apparentemente, normale; rivela soltanto un leggero disturbo alla mobilità degli occhi ed un certo impaccio motorio». Secondo lei, com'è nata, la versione del ragazzo - lupo? «Probabilmente dalle parole, non esattamente interpretate, di un'assistente sociale, la quale, di fronte al comportamento del bimbo, ha commentato: "Ma questo è un ragazzino delle caverne!" intendendo dire che pareva rimasto allo stato primitivo». A Chieti si dice: «E' una storia vecchia, di tre anni fa»; comunque. Rocco non saprebbe «neanche com'è fatta una caverna». «E' un subnormale», raccontano, «nato in una famiglia poverissima; pare anche che la madre beva parecchio. Ha altri due fratelli e una sorella, tutti ospiti in istituti di beneficenza». All'ospedale psichiatrico «Antonini», com'è prevedibile, tutti tacciono. Soltanto il prof. Manghi, direttore del reparto «Corberi» può rilasciare dichiarazioni. Ecco quanto ha affermato: «Da documenti in nostro possesso risulta che Rocco è vissuto per quattro anni in una spelonca insieme con la sorellina. La madre portava loro da mangiare urta volta al giorno». Ornella Rota Milano. Rocco Costanzo, il bimbo abruzzese ricoverato nell'ospedale psichiatrico