Vento e fuoco, nemici dei grattacieli

Vento e fuoco, nemici dei grattacieli I mostri di cemento possono diventare un pericolo Vento e fuoco, nemici dei grattacieli Due grosse difficoltà: proteggere l'edificio dall'effetto del vento e assicurare la difesa contro gli incendi - Accorgimenti costruttivi e misure di sicurezza: necessità di creare in ogni grattacielo un "centro di controllo per emergenze" II diffondersi dei «grattacieli», anche in zone ove l'ambiente e le strutture urbanistiche non lo giustificano, e la tendenza verso soluzioni sempre più ardite per concezione e dimensione, hanno dato luogo a una vera e propria « scienza degli edifici alti » che, sebbene non abbia ancora riconoscimento accademico, studia i fenomeni, i problemi tecnici e umani connessi con tale materia, e propone rimedi e regolamentazioni. Tra gli argomenti che, in questi ultimi tempi, hanno maggiormente impegnato gli studiosi e interessato gli ambienti sociali responsabili, ve ne sono due di particolare importanza: l'effetto del vento e la protezione contro gli incendi. Ostacoli artificiali Il primo di tali argomenti costituisce materia complessa, ancora poco nota e per lo più sottovalutata. E' ovvio che superfici verticali molto estese (corrispondenti a «velature» che potrebbero muovere grossissime navi) costituiscano un ostacolo al naturale flusso delle masse d'aria; infatti, della «spinta del vento» si tiene il debito conto nei calcoli delle strutture per evitarne il rovesciamento. Nessuno immaginava, però, che questi ostacoli artificiali dessero origine a fenomeni eolici così violenti da interessare l'integrità dei materiali e la stessa incolumità delle persone Sono stati gli scienziati inglesi della «Building Research Station» di Garston a mettere in luce tali fenomeni, dopo la registrazione di alcuni episodi singolari: ad esempio, alcuni passanti erano stati sbattuti a terra dalle correnti d'aria in prossimità di un grattacielo di Gosport (uno di essi morì per frattura del cranio), e le strutture tra il quinto ed il sesto piano del palazzo dei Lloyds di Nottingham avevano subito seri danneggiamenti «da risucchio». Studi e rilievi condotti su edifici esistenti e su modelli esaminati in una speciale « galleria del vento », hanno permesso di accertare che, nella deviazione conseguente l'urto contro l'ostacolo verticale, una parte della massa d'aria in movimento passa oltre scorrendo sulla sommità e sui fianchi dell'edificio, mentre la parte più bassa — limitata anche dal terreno — subisce una vera e propria inversione direzionale accompagnata da vortici. E' in prossimità del suolo, infatti, che si registrano ventosità accresciute da due a tre volte rispetto alla situazione naturale, e velocità del vento superiori a quelle medie di spostamento orizzontale dell'aria. La forza dei vortici che si creano è molto elevata e porta a situazioni anomale difficilmente prevedibili e comunque pericolose. Inoltre, più grattacieli vicini tra loro dan¬ npmcupluqctul'ucssta—ninsttupgflcfssgladcdapvcs no luogo ad interazioni complicate, e possono indurre mutamenti sensibili nel microclima. Secondo gli esperti, trovare una via d'uscita per questi problemi non è facile. La soluzione più ovvia sarebbe quella di non costruire grattacieli (e chi sa che, in un futuro più o meno lontano, l'accresciuta sensibilità per una razionalizzazione ecologica non renda possibile questa scelta); la soluzione più ottusa — del resto già prospettata per alcuni edifici esistenti — sarebbe di proibire ai pedoni le zone pericolose. Ma gli inconvenienti lamentati possono essere sensibilmente attenuati mediante una opportuna progettazione che comporti un corpo di base allargato (una specie di «frangiflutti» a protezione del traffico stradale) e l'apertura di fornici immediatamente al di sapra di tale corpo. Provvedimenti altrettanto sostanziali vanno presi nei riguardi dei materiali usati nella costruzione: materiali che devono rispondere a ben calcolati criteri di robustezza e di ancoraggio, per far fronte alla rapida successione di pressioni ed aspirazioni provocate dalla turbolenza, particolarmente in vicinanza degli spigoli. Il secondo argomento alla attenzione dei progettisti è quello della protezione dal fuoco. Come è noto, i grattacieli, per le loro particolarità dimensionali, richiedono misure di emergenza del tutto speciali: si pensi alla necessità di evacuare in pochi minuti una grande massa di gente attraverso gli stessi canali; alla impossibilità di usare scale di soccorso oltre il decimo piano circa; alle vetrature fisse; all'ueffetto camino» delle trombe degli ascensori e dei condotti verticali del condizionamento d'aria. Le zone di rifugio Gli Stati Uniti — che sono all'avanguardia nella attuazione delle norme antincendio — hanno adottato una rigida regolamentazione (il «National Building Code») che considera a parte gli edifici alti. Il largo uso di materiali ininfiammabili limita, in genere, la gravità degli incendi nei grattacieli; tuttavia sussistono gravi pericoli dì «intrappolamento» delle persone a causa del bloccaggio degli ascensori, le cui porte automatiche restano aperte (e le cabine ferme) se le relative cellule fotoelettriche vengono «mascherate» dal fumo. La prima misura da prendere è quella di creare in ogni grattacielo un «centro di con¬ trollo per emergenze» nel \quale concentrare i dispositivi atti a fronteggiare l'incendio. Questo centro avrà la possibilità di comandare — anche in deroga agli automatismi — la rete degli ascensori, riservando uno o più di essi alle squadre dei pompieri; potrà mettere in funzione speciali aspiratori per la eliminazione del fumo; attivare il sistema di acqua nebulizzata (di cui ogni locale dovrà essere provvisto, ad intervento automatico) anche nelle zone non ancora invase dalle fiamme; impartire disposizioni mediante altoparlanti disposti a tutti i piani. Le nuove costruzioni dovranno essere munite, naturalmente, degli impianti atti a consentire le azioni di cui sopra; avranno, inoltre, delle «zone di rifugio» resistenti al fuoco, per permettere il temporaneo ricovero delle persone che fossero impossibilitate ad abbandonare l'edificio. L'impianto elettrico avrà una alimentazione indipendente di riserva, e tutti i cavi correranno entro condutture termoisolanti. Questi e altri minori accorgimenti — parte dei quali già adottati nei due giganti gemelli del «New York City's World Trade Center» — dovranno essere generalizzati — o, meglio, resi obbligatori — nonostante il loro costo elevato, se si vorrà garantire un certo grado di sicurezza. E' chiaro, comunque, che ingegneri, architetti, urbanisti, fisici, impiantisti ed ecologi dovranno, d'ora in poi, adeguare indirizzi, soluzioni e tecnologie costruttive alle implicazioni di vario genere legate alla realizzazione di quelle anormali protuberanze della crosta terrestre che usiamo chiamare «grattacieli». Gino Papuli \ tati insieme; essi sono: i rap- porti con i Paesi importatori di energia, i rapporti con i Paesi esportatori di energia, l'organizzazione del mercato del petrolio comunitario. (Ag. Italia) Nel caso di un grattacielo tradizionale (foto in alto) le inversioni del vento in vicinanza del suolo assumono velocità e violenza pericolose per i passanti. Gli effetti sì attenuano in grattacieli a base allargata e fornici (foto qui sopra)

Persone citate: Gino Papuli, Vento

Luoghi citati: Italia, New York, Stati Uniti