La toilette al canto del gallo

La toilette al canto del gallo La toilette al canto del gallo In alcuni quartieri di Bari i consumi razionati dalle 3 alle 5 - Quando l'autoclave funziona toglie l'acqua al vicino - Un floricoltore di Terlizzi: "Il mio raccolto dipende in gran parte dalla pioggia" - Vandalismi contro le tubature, manifestazioni di massaie in piazza Nella hall dell'hotel di Bari, il sommeiller stupisce i turisti accogliendoli con un bicchiere di fresca sangria. Lo riempie con una lunga pipa di vetro versando il vino da quasi un metro di distanza. A Canosa, nel bar di Matiù, il cameriere lava i bicchieri sporchi immergendoli in una tinozza d'acqua stagnante, oleosa. A Pizzomunno, sul Gargano, l'acqua sgorga in abbondanza, le piscine sono piene sino all'orlo. Nel parco Scizzo di Bari il muratore Giuseppe Cataldi ha il viso arso dalla calce e dal cemento: potrà lavarselo, se si sveglia in tempo, soltanto alle 5 del mattino. L'acqua, a Manfredonia, talvolta arriva con navi cisterna, a Peschici si consiglia di usare quella minerale, nelle campagne vicino a Bari i coltivatori la oomprano a mercato nero, nel Metaponto l'irrigazione estensiva con le acque del Tara ha quadruplicato il raccolto, in provincia di Foggia le grandi colonie continuano a produrre grano, olive e uve con una resa che è proporzionale alle disponibilità di acqua piovana. Queste le realtà contraddittorie di una regione che fa dell'acqua un problema di sopravvivenza. Gli esempi potrebbero essere ancora centinaia, gli episodi di insofferenza e intolleranza quasi quotidiani: tubazioni forate, saracinesche manomesse da agri- a a - , o a o i r o a i . : i e e ri n o i icoltori, manifestazioni nei quartieri San Girolamo, Torre a Mare, Santo Spirito, Palese perché i rubinetti funzionano soltanto dalle 3 alle 5. Per molte regioni la giustizia distributiva in Puglia è sconosciuta. Cosa pensano gli abitanti di questo problema? Abbiamo raccolto pareri e proteste a Bari, Terlizzi, Gravina, Ostuni, Vieste, San Severo. Paolo Rutigliano, impiegato dell'ufficio sanitario, abita in uno dei centri più fortunati: Terlizzi, 23 mila abitanti. « Non moriamo di sete, 4 pozzi su 7 funzionano. Ma un giorno quando la falda sarà esaurita o l'acqua diventerà salata, i nostri modesti vantaggi finiranno. Altri pozzi sono stati trivellati, ma non ci sono tubazioni ». Il prof. Vito Scarongella, presidente dell'Ente irrigazione, ammette: « Ci sono ostacoli e responsabilità anche da parte di altri enti. L'Enel ci ha fatto attendere più di un anno il permesso per sollevare l'acqua con le pompe. Avevamo dei gruppi elettrogeni, l'Enel ha vietato l'uso accusandoci di produrre energia ». Il floricoltore Francesco Tedeschi spiega il suo dramma: « Ho una cisterna con 100 metri cubi d'acqua piovana. Mi serve per gli ortaggi, ma d'estate c'è da impazzire, come butto l'acqua, la terra se la beve. Per non rovinare tutto l'acquisto riesco a salvare un po' di rape, cicoria e peperoni. Un'autobotte, 4 metri cubi, 5 mila lire. Quello che mi fa disperare è vedere altri agricoltori, a poche centinaia di metri da casa mia, con gli orti che sembrano risaie. Nella mia situazione ci sono altri 19 floricoltori. Abbiamo chiesto di poterci allacciare alle tubazioni a nostre spese. Aspettiamo ancora la risposta ». Valentino Pozzi è un ingegnere bergamasco che ha la villa a Torre a Mare. La sua autoclave è costata 4 milioni e mezzo, potrebbe servire una casa di 20 piani. Dice: « L'acqua potabile è distribuita dalle 7,30 alle 12, con sei bambini è un bel problema, a volte mentre fanno la doccia il getto s'interrompe. Il guaio è che non posso utilizzarla per tutta la durata dell'erogazione. Se metto in azione l'autoclave, i vicini restano all'asciutto. Non me la sento di fare una cosa simile, uso l'acqua fino alle 11, poi gli altri possono fare la scorta ». Giuseppe Tricarico coltiva ortaggi e fiori, la sua vasca ha una capacità di 2500 metri cubi, con l'acqua piovana riesce a riempirla due volte all'anno. « Ho un impianto d'irrigazione, ma non riesco a succhiare acqua. Chi è vicino al punto d'innesto e attinge per primo è ben servito, all'ultimo utente arrivano soltanto le gocce. Dovrebbe¬ ro essere applicate lenti idrometriche di taratura per bloccare il flusso quando si è consumata la propria quota ». Una giovane maestra che risiede sul lungomare di Bari è molto polemica. Qualche i giorno fa ha assistito alle proteste delle donne nel quartiere San Girolamo. « L'acqua se ne va alle 16, in alcune borgate l'erogazione è ancora più limitata: a volte un'ora, a volte due. Chi si distrae po¬ chi minuti rischia di non vederla più fino al giorno dopo. Le imprevedibili interruzioni creano disagio soprattutto per chi lavora e torna quando i rubinetti non lasciano cadere una goccia. Conosco colleghe e amiche che devono caricare la sveglia e alzarsi ogni mattina all'alba per riempire pentole e bottiglie. Poi tornano a letto. Una realtà amara, una situazione indegna di una comunità civile ». In attesa dell'acqua, i contadini pugliesi continuano a piantare gli olivi, una coltura per cui basta la pioggia