Lettera al prefetto

Lettera al prefetto Lettera al prefetto Signor prefetto, ieri alle 12, nei pressi del ponte sul Po di corso Regina Margherita, un nostro cronista ha accolto sulla sua auto una giovane madre in lacrime e il suo bambino di pochi mesi, che urlava per la fame. La donna era stremata, rossa in faccia, tutta un sudore. <i Giro da non so quanto tempo — ha detto — per trovare del latte fresco. Non posso dare al bambino quello conservato, il medico non vuole. Ma non c'è una latteria aperta, ho fatto chilometri a piedi per nulla ». La donna, moglie di un immigrato che non può permettersi villeggiature, aveva già camminato in lungo e in largo rinviata da un negozio all'altro, da una saracinesca abbassata all'altra, seguendo le indicazioni vaghe e volonterose del passanti. Il cronista ha ripercorso la strada con lei. Ha trovato chiuse le latterie di corso Regina Margherita 15 e 22; quelle di I corso Tortona 6 e 31; di via i Mongrando 2; di via Oropa angolo vìa Lessalo e angolo via j Rosazza; di corso Belgio 68, 96 e 137; di corso Chieti 18, di via Andorno all'angolo con corso Belgio; di corso Brianza 35; di corso Cadore 32 bis; di via Pailanza 12. Infine quello che sembrava un miraggio: un negozio aperto in via Fonianesi 30. Qui la donna ha potuto comprare la bottiglia di latte e ha finalmente sorriso. Il cronista ha controllato il contachilometri. In quella caccia alla latteria aveva percorso 4 chilometri e 800 metri. In questi giorni e fin dopo Ferragosto, decine di migliaia di torinesi saranno nelle stesse condizioni: troveranno il 90 per cento dei negozi con le saracinesche abbassate. Un altro esempio della precipitazione e del disordine con cui l'Italia ha cambiato il suo modo di vi¬ vere. Gli anziani e i più poveri, chi non ha un'auto per spostarsi alla ricerca del lattalo, del droghiere, del fruttivendolo, sopportano i disagi maggiori. La grande città diventa nemica a quelli che avrebbero più bisogno della sua efficienza. Una situazione intollerabile. Il commercio è al servizio del pubblico; le licenze vengono date perché questo servizio sia garantito. E' troppo, signor prefetto, chiedere che nella città siano stabiliti, e rispettati, turni di lavoro per periodi come questo? Le sembra che costi tanto sforzo alle autorità competenti, alle associazioni, ai sindacati di categoria dare disposizioni perché, quanto meno, ogni negoziante esponga un cartello sulla porta chiusa della sua bottega con l'indicazione del più vicino collega che tiene aperti i battenti? ga. p.

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