Lo scrittore Siniavski ora in esilio a Parigi

Lo scrittore Siniavski ora in esilio a Parigi Un altro intellettuale lascia FUrss Lo scrittore Siniavski ora in esilio a Parigi Fu processato con Daniel e condannato a sette anni di prigione per aver pubblicato all'estero alcuni scritti giudicati dannosi per il regime Parigi, 10 agosto. (a. c.) Lo scrittore sovietico Andrej Siniavski è arrivato oggi a Parigi, per risiedere definitivamente in Francia. Siniavski ha già ottenuto un posto di'nsegnante alla Sorbona, ha portato con sé la moglie e il figlio, e sembra abbia lasciato «per sempre» l'Unione Sovietica. Siniavski era stato liberato il 21 maggio 1971 dopo l'arresto avvenuto nel settembre 1965 e la condanna a sette anni di lavori forzati pronunciata al famoso processo del febbraio 1966 contro di lui e contro Yuli Daniel, colpevoli di aver pubblicato all'estero le loro opere. Aveva fatto domanda d'emigrare lo scorso dicembre ottenendo il visto di uscita dall'Urss lo scorso 27 giugno. La politica delle autorità sovietiche nei confronti degli intellettuali del dissenso segue oggi due direttive diverse, a prima vista contrastanti, ma in realtà convergenti verso un solo fine, che è di mettere a tacere, e di staccare dalla società sovietica, il gruppo di uomini di cultura che aveva costituito, negli ultimi anni di Kruscev e subito dopo, un nucleo cosciente di opposizione al potere totalitario del partito. Le due direttive sono: permettere, o facilitare, l'uscita dall'Unione Sovietica di alcuni fra questi intellettuali; perseguire con processi e azioni di polizia altri intellettuali. Così, nel giro di poche settimane, si è avuto notizia del nuovo processo a Andrei Amalrik, che aveva appena scontato la sua condanna; dell'imminente processo a Piotr Yakir; dell'espulsione di Vladimir Maximov dall'Unione degli scrittori (ciò equivale alla « morte civile » per uno scrittore in Urss); del ritiro della cittadinanza al genetista Zhores Medvedev, che era da gennaio in Gran Bretagna con una borsa di studio. Oggi, infine, giunge la notizia dell'arrivo a Parigi di Andrei Siniavski, che fin dal dicembre scorso aveva chiesto alle autorità sovietiche di emigrare. Questi, beninteso, sono soltanto alcuni elementi di un quadro ben più vasto e articolato di azioni repressive: specie da quando è stata impedita definitivamente l'uscita della trimestrale « Cronaca degli avvenimenti correnti » (il giornale semi-clandestino del dissenso sovietico), noi abbiamo soltanto notizie parziali sulla repressione in atto. Ne sappiamo abbastanza per capire che un'intera gene razione di intellettuali, scrittori, storici, scienziati, che erano la crema dell'intellettualità comunista sovietica, è stata messa a tacere o eliminata. Non si trattava, nella maggior parte dei casi, di oppositori del comunismo o del regime, ma più spesso di « comunisti idealisti » i quali volevano riformare, in senso de¬ mocratico e socialista, un sistema di potere paternalista e illiberale. L'incapacità del regime sovietico di assimilare e assorbire il lievito di questa critica dall'interno è un segno di debolezza ben maggiore di quanto non fosse l'esistenza stessa di questi fermenti critici. Certo è che vi è stata un'involuzione progressiva, negli ultimi anni, nell'atteggiamento del potere politico sovietico verso gli intellettuali. Il punto di partenza del « nuovo corso » repressivo fu, per l'appunto, l'arresto e poi il processo di Siniavski e Daniel, nell'autunno del 1965, un anno dopo la caduta di Kruscev. Siniavski, un noto critico letterario «liberale», autorevole collaboratore di Novii Mir (che era ancora il mensile di Tvardovski), aveva pubblicato clandestinamente in Occidente dei racconti fantastici, con lo pseudonimo di Abram Tertz: e poi un brillante saggio critico sul «realismo socialista». Yuli Daniel, arrestato e processato con lui, assai più giovane e meno noto, aveva anch'egli pubblicato (con il nome di Daniel Arzhak) racconti satiricoparadossali. Erano scritti di ineguale valore, interessanti, ma non certo tali da giustificare l'incriminazione e poi la condanna dei due scrittori in base all'art. 70 del Codice penale della Repubblica federata russa, quali rei di « agitazione o propaganda condotte allo scopo di sovvertire o indebolire il potere sovietico o di provocare la commissione di delitti contro lo Stato, particolarmente pericolosi». Erano (Continua a pagina 2 in seconda colonna)

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