La crisi inglese degli Anni 30

La crisi inglese degli Anni 30 La crisi inglese degli Anni 30 Noreen Branson • Margot Heinemann: «L'Inghilterra degli Anni Trenta», Ed. Laterza, pagine 444, lire 6 mila. Gli Anni Trenta hanno rappresentato una cesura importante nella storia britannica: per tutto il decennio precedente si era pensato che le difficoltà post-belliche fossero transitorie, e che si sarebbe presto ritornati a una fase di opulento splendore capitalistico come quella che gli Stati Uniti stavano attraversando. La crisi del '29 segna il tramonto di questa fiducia incondizionata nella crescita continua e naturale del capitalismo, e incide profondamente sull'atteggiamento dei ceti dirigenti, già allarmati dallo sciopero generale del '26, e della classe operaia, il cui scoramento, che traeva origine appunto dall' insuccesso della protesta del '26, è accresciuto nel '31 dal «tradimento» del proprio leader, Ramsay MacDonald. E' un periodo denso di tensioni sociali, nel quale emergono contraddizioni irrisolte e sino allora latenti della società britannica, quello che affrontano le due autrici, entrambe di tendenza laborista. La risposta alle difficoltà economiche è una risposta di timbro tradizionale, che ricorre agli strumenti ortodossi della tecnica economica: contrazione della produzione e riduzione di sussidi e salari; mentre la situazione è aggravata dal fatto che gli investimenti sono diretti verso le aree ancora remunerative dell'impero, piuttosto che rivolti ad attenuare gli squilibri interni. La società che lentamente emerge dal periodo più oscuro è una società profondamente mutata, nella quale nuove aree industriali, concentrate intorno ai grandi agglomerati urbani, si sostituiscono ad alcune di quelle tradizionali, e nella quale si assiste ad uno spostamento dall'industria pesante alla leggera, e dal settore produtti¬ vo al terziario, con un incremento del ceto impiegatizio. Fermenti e mutamenti accompagnano la crisi e le trasformazioni strutturali conseguenti e successive alla orisi: il movimento operaio si radicalizza alla base ed esprime apertamente la sua protesta, mentre le centrali sindacali si ammorbidiscono; crescono le tensioni e gli squilibri tra le classi; si manifestano le insufficienze dei sistemi educativo ed assistenziale; l'espansione urbana pone problemi che non si è ancora in grado di affrontare e risolvere, e dà origine alla speculazione edilizia e alla sinistra immagine dei quartieri-dormitorio. Il microcosmo insulare visto, con originale taglio, nelle più diverse ed anche minute sfaccettature, sta al centro dell'interesse delle autrici, che non trascurano però gli echi dei grandi avvenimenti internazionali degli Anni Trenta nelle isole britanniche. Se già prima vengono sottolineate le simpatie naziste di esponenti delle classi agiate e del mondo industriale e le tendenze radicali della cultura, nei due capitoli finali l'analisi si slarga nel considerare e descrivere il significato del fascismo britannico di Mosley, con il suo chiassoso e virulento antisemitismo: La classe politica appare sino alla fine più sensibile ai problemi della conservazione dell'impero e del contenimento dell'Unione Sovietica, che non alla minaccia nazista. Ma dalla risoluzione pacifista degli studenti di Oxford del febbraio 1933 sino alle grandi dimostrazioni operaie degli anni successivi, le autrici vedono presente nel Paese, con una continuità forse un po' sforzata e anticipata nei tempi ma indubbiamente suggestiva, un atteggiamento che è pacifista in quanto antimperialista, ma che è nello stesso tempo vigile e cosciente di fronte al pericolo che il fascismo rappresenta per tutta l'Europa. Angelo Ara

Persone citate: Branson ? Margot, Mosley, Ramsay Macdonald

Luoghi citati: Europa, Inghilterra, Stati Uniti, Unione Sovietica