La donna e la polizza

La donna e la polizza La donna e la polizza In ogni impresa, temeraria o meno, è quasi sempre l'uomo che si espone al «rischio». La donna però, pur sembrando in genere più prudente, meno portata soprattutto a correre pericoli per esibizionismo, non risulta «statisticamente» meno esposta dell'uomo agli infortuni. Infatti nessuna polizza, nessuna compagnia di assicurazioni fa distinzioni per sesso nello stipulare una polizza per gli infortuni individuali. Esistono ogni sorta di categorie e sottocategorie, sì tiene conto della professione principale e persino di quella accessoria, dei precedenti infortuni, ma in nessun caso influisce il sesso. La parità, in questo campo, è totale, neppure le femministe più accese possono lagnarsi di una qualsiasi discriminazione. La cosa potrebbe sembrare a prima vista non rispondente alla normale logica delle assicurazioni, ma evidentemente la statistica, su cui ci si basa per stabilire i premi, dà un responso diverso. Con ogni probabilità le statistiche, pur essendo perfettamente esatte, sono falsate da scarsa omogeneità. Infatti il numero degli assicurati, fortemente sproporzionato fra i due sessi, dimostra che l'uomo è portato a stipulare una polizza infortuni anche quando, normalmente, non compie attività professionali. g. a.