Quindicenne da "rieducare,, ma nessuno sa il vero motivo di Giuliano Marchesini

Quindicenne da "rieducare,, ma nessuno sa il vero motivo In una casa di correzione di Venezia Quindicenne da "rieducare,, ma nessuno sa il vero motivo La ragazza, dicono i familiari, non ha commesso alcun reato - Forse frequentava cattive compagnie - L'ispettrice dell'istituto afferma di aver eseguito soltanto un ordine - Sul caso si mantiene il riserbo (Dal nostro inviato speciale) Verona, 8 agosto. Storia amara di una ragazza di 15 anni. Si chiama Maria Gioioso, da sette mesi è nell'istituto di rieducazione « Canal Marcovich » di Venezia, non sa quando potrà tornare a casa, con chi andrà ad abitare. Il caso ci è stato segnalato dalla sezione veneziana dell'associazione famiglie adottive: « Non ha commesso alcun reato », dicono, « perché sta là dentro? ». Maria è una ragazzina bionda, piuttosto esile, occhi pervasi di inquietudine. E' venuta qualche tempo fa dal Sud, da Acri in provincia di Cosenza, con i genitori e sette fratelli. Sono andati a stare in un vecchio alloggio alla periferia di Montorio, poco lontano da Verona. Suo padre, Giuseppe, 66 anni, faceva il manovale, ma un incidente stradale gli ha impedito di continuare a lavorare. La madre. Assunta Capardo, 64 anni, tira avanti come può, con tutti quei figli; due bambini sono in collegio, altri due saranno ospiti per un breve periodo di una colonia in montagna. C'è Angelo, 20 anni, il maggiore dei fratelli, che lavora come saldatore e mette insieme un po' di soldi. Di recente la famiglia si è trasferita nella campagna nei pressi di Bussolengo, lui è rimasto a Montorio, dove ha la sua occupazione. Perché Maria è in un istituto di rieducazione? «Non lo sappiamo nemmeno noi », risponde Angelo Gioioso, « dicono che frequentava cattive compagnie, che andava in giro di qui e di là. Invece non è vero. Dava una mano a sua madre nelle faccende di casa, e poi trovava anche il tempo di aiutare un mio compaesano che ha un laboratorio. Un giorno sono venute due guardie e hanno detto che dovevano condurla a Venezia, che c'era un ordine da eseguire ». Maria Gioioso è stata accompagnata al « Canal Marcovich per effetto di una ordinanza del tribunale dei minorenni, giunto a questa conclusione dopo un'inchiesta svolta su un rapporto trasmesso dalla polizia veronese. Nell'ufficio minorenni della questura di Verona è un andirivieni. Seduto su una panca, in attesa di essere riportato al suo paese, c'è un ragazzo di 17 anni. Si chiama Alessio, capelli a spazzola, il viso abbronzato. Se ne era andato da casa sua, aveva finito per infilarsi nel carrozzone di una giostra che faceva il giro della provincia di Novara. «Ero stufo di litigare con i miei familiari, loro proprio non mi capiscono », racconta, « è questo che ti regala il progresso: l'incomprensione dei genitori. Io voglio far qualcosa che mi dia soddisfazione ». Ma quella di Maria Gioioso, è un'altra vicenda fatta di squallore. Ripetono che non s'è resa responsabile di alcuna azione criminosa. «Ma non è indispensabile che una ragazza abbia commesso un reato », dice l'ispettrice di polizia Mirella Martinolli, « perché venga ricoverata in un istituto di rieducazione: basta che si riscontri un comportamento anormale, che deve essere tempestivamente corretto ». Il decreto sui minorenni, risalente al luglio del 1934, stabilisce che quando un minore di 18 anni dà manifeste prove di irregolarità nella condotta e nel carattere, il procuratore della Repubblica, l'ufficio di Servizio Sociale minorile, i genitori, il tutore, gli organismi di educazione, protezione e assistenza all'infanzia, possono riferire i fatti al tribunale per i minorenni. Questo esplica approfondite indagini sulla personalità del minore e dispone con decreto motivato una delle seguenti misure: affidamento al Servizio Sociale minorile, oppure collocamento in una casa di rieducazione 0 in un istituto psico-per'agogico. In molti casi, i ragazzi trascorrono un certo periodo sotto osservazione, poi 1 medici formulano le loro proposte. Sui motivi che hanno condotto Maria Gioioso al « Canal Marcovich » c'è riserbo. Si insiste, comunque a parlare di « anormalità » di una situazione, di una vita sbandata, di insidie. Pare che l'indagine della polizia sia stata avviata a seguito di certe voci che circolavano sulle condizioni in cui viveva la ragazza. «Noi ci siamo limitati a segnalare i fatti alla procura», dice l'ispettrice Martinolli, « e per conoscenza alla magistratura dei minorenni di Venezia. Ma non abbia¬ mo chiesto un internamento nell'istituto di rieducazione. Se avessimo formulato una proposta di questo genere, avremmo prima svolto noi stessi un'inchiesta più approfondita. Comunque, il fatto che il tribunale dei minorenni abbia disposto il ricovero della ragazza, significa evidentemente che ci sono precisi motivi ». Quanto rimarrà ancora Maria al « Canal Marcovich »? «Non possiamo saperlo», risponde l'ispettrice, « una volta che abbiamo eseguito una ordinanza, noi non ci occupiamo più del caso. Penso, ad ogni modo, che non meriti di rimanere là dentro ancora per molto tempo. Forse non è peggiore di tante altre ». Dicono che Maria talvolta rimanesse fuori di casa la notte. «Ma non è vero», ripete il fratello Angelo, «sono soltanto chiacchiere della gente ». E' stato a trovarla circa un mese fa: «Mi ha detto che non ne può più, che non vede l'ora di uscire, di stare con i bambini. Ho chiesto se me la davano, che la portavo via, ma mi hanno risposto che per il momento non era proprio possibile ». Giuliano Marchesini

Persone citate: Angelo Gioioso, Marcovich, Mirella Martinolli, Montorio

Luoghi citati: Bussolengo, Cosenza, Novara, Venezia, Verona