Restrittiva o no la politica del governo per il credito? di Giulio Mazzocchi

Restrittiva o no la politica del governo per il credito? Analisi dei recenti provvedimenti finanziari Restrittiva o no la politica del governo per il credito? Nessun responsabile (ministro o autorità monetaria) nega d'aver adottato restrizioni, ma queste hanno carattere "selettivo", favorendo il rilancio delle aziende minori - Spazio sufficiente per la liquidità necessaria al rafforzamento della ripresa (Nostro servizio particolare) Roma, 8 agosto. E' o non è restrittiva la politica creditizia adottata dal governo? Per rispondervi non è necessario affannarsi in ricerche. Nessuno dei ministri finanziari o delle autorità monetarie nega di aver dato inizio a una politica di restrizione del credito, ma aggiunge che la restrizione riguarda la speculazione e non gli investitori: è cioè « selettiva ». Si indica, come condiviso, il giudizio espresso dal "leader" della sinistra socialista, Riccardo Lombardi. « Non c'è troppo da scherzare con le parole — questa la parte del giudizio di Lombardi che si richiama. — Un provvedimento antinflazionistico energico contiene una inevitabile carica deflazionistica, e i provvedimenti in corso non si sottraggono alla regola. Tutto sta a fare che questa sìa una deflazione regolata, perché solo questa può smussare, se non eliminare, la carica deflativa ». La vera domanda da porsi è dunque quest'altra: si sta riuscendo a distinguere, a selezionare? Per arginare le attuali forti migrazioni internazionali del denaro, le autorità centrali dei vari Paesi stanno adottando un'uguale politica. Gli Stati Uniti portano al 7 per cento il tasso di sconto sul denaro che il sistema bancario centrale anticipa alle banche ordinarie. In tal modo si scoraggiano coloro che si fanno prestare soldi dalle banche per investire all'estero, invogliandoli ad emettere obbligazioni per investire all'interno. In Germamia gl'investimenti interni appaiono invece in eccesso rispetto al desiderato livello dei prezzi (che un eccesso d'investimenti e d'occupazione fa aumentare) e perciò si porta il tasso di sconto al 7 per cento, per scoraggiare investimenti che siano al limite della redditività. Le identiche politiche che, per opposte ragioni, si fanno dalle due sponde si elidono e quindi prosegue il rialzo dei tassi, senza che nessuna delle parti si decida a usare altri strumenti, meno « veloci » ma più pertinenti. Per esempio tassare gli investimenti in Germania, detassarli negli Stati Uniti. In questa situazione tutti gli « operatori in denaro » si aspettano che la rincorsa continui e quelli italiani, ad esempio, rifiutano di sottoscrivere obbligazioni e d'impegnarsi in investimenti interni: aspettano che anche l'Italia si adegui ai forti tassi esteri. L'Italia non può adeguarsi, perché se si fa costare più caro il denaro non si faranno mai i necessari investimenti. Ma se non si paga meglio il denaro che alcuni risparmiano e altri domandano in prestito, nessuno fa prestiti all'interno, cercando invece di portare all'estero il proprio denaro. Questa spirale è stata interrotta dai recenti provvedimenti. Con il primo (di fine giugno) si è imposto alle banche di acquistare una certa aliquota di obbligazioni. Le banche stanno in parte « aggirando » la disposizione comprando quella quota di titoli che alcune società assicurative posseggono in sovrappiù rispetto alle norme di sicurezza. L'aggiramento ha portata limitata e lascia spazio per le emissioni dell'Imi e di altri grandi centrali pubbliche, che raccolgono risparmio per erogarlo all'industria pubblica e privata, emissioni che la Banca d'Italia sta per autorizzare. D'altra parte l'aggiramento consiste in questo: le banche comprano titoli dalle assicuratrici, ma a pagamento differito. Un giorno le assicuratrici dovranno comunque incassare il denaro e impiegarlo. Nel frattempo le banche si assicurano una certa liquidità che debbono però utilizzare. Il secondo provvedimento governativo, di fine luglio, rende assai più costoso il trasferimento di denaro all'estero. E sta dando i suoi frutti, tanto è vero che il valore internazionale della lira, sia commerciale che finanziaria, sta velocemente migliorando, segno che la pressione speculativa (cioè l'uscita di denaro sotto le più diverse forme) si è subito molto rallentata. Tende quindi a riaumentare la liquidità bancaria. D'altra parte le autorità monetarie hanno anche imposto alle banche di aumentare, tra marzo '73 e marzo '74, solo del 12 per cento i loro prestiti a coloro che, nel marzo scorso, avevano attinto in una banca per più di mezzo miliardo. Pare che verso certi clienti in pochi mesi si fosse andati di là di tale limite e quindi le banche stanno recuperando da tali clienti: sembra che essi fossero i capofila del rialzo di Borsa, ed ecco la Borsa sta scendendo. Dunque vuol dire che le banche recuperano da questi loro clienti speculatori di Borsa, e anche per questa via riaumentano la loro liquidità. Se la liquidità bancaria torna a crescere, come sembra che stia avvenendo, allora dev'essere utilizzata nel solo settore lasciato libero, che è quello dei prestiti d'importo inferiore a mezzo miliardo, cioè a favore della media e piccola industria, di cui si vuole e ci si attende un'espansione. Ma con ciò non si strozzano neppure gli investimenti delle grandissime imprese: infatti le banche sono lasciate libere di pre-finanziarle. Ciò significa che le banche possono prestare a termine a quelle grandi imprese i cui progetti hanno trovato approvazione e riceveranno un mutuo, una volta eseguiti gli impianti, op¬ pure di prefinanziare imprese che emetteranno titoli azionari od obbligazionari, su autorizzazione della Banca d'Italia (vale a dire del Comitato dei ministri per il credito). Nonostante tutti questi movimenti d'investimento, restrittivi dunque solo per la grande speculazione, è certo che resterà una certa dose di liquidità, presso le banche e presso i risparmiatori privati. E' in questa zona che si dovrà attingere mediante l'emissione di azioni e di obbligazioni. In base alla previsione (che è piuttosto concreta) d'un aumento nel 1974 di investimenti produttivi in mi- sura del 15 per cento, si è diviso lo spazio esistente per l'emissione di titoli tra lo Stato e le imprese. I calcoli sono stati eseguiti dalla programmazione con la Banca d'Italia e dicono che lo spazio massimo utilizzabile dallo Stato è pari a 7400 miliardi. Se lo Stato va oltre, blocca gli investimenti industriali; se riesce a stare sotto, li rende più agevoli. Ecco dove nasce il limite-vincolo di 8600 miliardi di deficit (scritturale, quello di cassa resta a 7400) per il bilancio statale del 1974. Resta un solo problema (a parte quello di difendere il limite superiore del deficit di bilancio) ed è questo: che prezzo concedere a chi sottoscriverà questi 7400 miliardi? Si ritiene che nella seconda p^.rte del '74 l'inflazione mondiale entrerà sotto controllo, psrciò si è propensi, in Italia, a emettere titoli di breve durata, anche di soli 6 mesi, a tassi elevati. Giulio Mazzocchi

Persone citate: Lombardi, Riccardo Lombardi

Luoghi citati: Germania, Italia, Roma, Stati Uniti