Gli italiani in vacanza, come sono di Stefano Reggiani

Gli italiani in vacanza, come sono Piccola guida del villeggiante; l'ecologo, ma con misura Gli italiani in vacanza, come sono Nessuna metamorfosi: forse solo più frivoli ed esibizionisti - Viaggio fra i trappisti delle ferie, in un convento tirrenico della Lucania - Vengono dal triangolo industriale, fanno assorto ritiro con la natura: entusiasmi sobri, confidenze caute, ricerche di alleanze - Rispettosissimi del paesaggio, ma pronti a lottizzare (Dal nostro inviato spedate) Maratea, 7 agosto. Solitario e aggressivo, un juke-box insidia la pace del rifugio ecologico. Ai confini del parco, dove s'intruppano le poche case di Fiumicello, le canzoni dell'estate cercano un passaggio tra gli alberi. Superato da poco il crepuscolo, l'aria ha violenze improvvise dalla parte del mare. Alle soglie di una pigra beatitudine, l'ospite attende con pazienza, affacciato alla balconata del grande albergo, che i dischi si tacciano, secondo i costumi locali rispettosi del sonno dopo le ventidue. Quando si fa silenzio, pieno e compatto d'un colpo, pare che anche gli odori si acuiscano: di là un oleandro, di qua un pino incerti nel buio, mentre lucertole gigantesche s'arrampicano familiarmente sui muri verso le lampade. Maratea, eremo celebrato da tempo, ma disertato per fortuna dai politici e dal jet-set, è il segno di una vacanza diversa, concessa a pochi, e insieme la bandiera di una crociata turistica che si volge al Sud in nome dell'ecologia e delle spiagge vergini. Crociati Quest'anno la maggior parte dei crociati meridionalisti ha scelto la Calabria, con punte di smodata adulazione per Tropea. I fedeli delle Puglie, gli antesignani del Gargano tacciono con la segreta speranza di dirottare altrove le schiere concorrenti. Maratea, unico lembo tirrenico della Lucania, è un punto d'osservazione privilegiato. Come siamo noi italiani in vacanza? E' vero che mutiamo volto e sembianze come i licantropi al chiaro di luna? Che le nostre quotidiane passioni, schermate dal lavoro e dalle convenienze per undici mesi, sbucano alla luce imperiosamente durante le ferie? Forse non è esatto, ma probabilmente in villeggiatura ci atteggiamo in modo diverso, prendiamo per buona la parte più frivola ed esibizionista di noi stessi, ci «consumiamo» a vicenda con sguardi e commisurazioni socioeconomiche. Come che sia, l'unica soluzione è di andare a vedere, conservando l'attitudine civile sotto la tenuta da spiaggia, come gli agenti segreti. Entriamo nel capriccioso albergo di Santavenere, di recente acquistato dall'Eni come parte della costa, col passo che ebbe James Bond affacciandosi al rifugio della Spectre. Si tratta di un convento ecologico aperto a tutti, con la semplice discriminazione del censo. I trappisti della villeggiatura si ritirano qui da ogni parte d'Italia e cercano il loro volto più solenne, conquistati alla meditazione. Come l'uso cenobitico vuole solo poche parole tra i conventuali, ridotte alla considerazione della fragilità umana, qui la frase che ci si scambia con gli occhi incontrandosi nei corridoi suonerebbe: «Fratello, ricordati che siamo in vacanza, ma non darlo troppo a vedere. Sii contenuto, anche nei momenti del più corrivo abbandono». Gli italiani che possono permettersi queste ferie a misura d'uomo, devote al silenzio e allo stormire delle fronde, si dividono in due categorie: coloro che le sentono come una conquista e quelli che le godono come un diritto. «Sono industriali, soprattutto», informa il direttore dell'albergo di Maratea, per costringere a senso unico l'indagine comportamentistica dell'osservatore. Industriali; ma anche commercianti, professionisti, anziane signore dal reddito di più mariti trapassati, giovani coppie di sposi che sacrificano alla luna di miele, coppie meno giovani in fuga dal mondo. Chi sono Vengono da Roma e da Milano, da Torino e da Firenze, molti anche dalle città del Sud, poiché il piacere delle comodità non conosce polemica di privilegi tra Nord e Meridione. Comunque, gli avventizi della vacanza cenobitica giungono dal triangolo industriale: appartengono alla prima categoria, quella dei conquistatori; hanno alle spalle decorose stagioni in Versilia e in Romagna, conoscono i mari inquinati e i fumi delle ciminiere, gli alberi corrosi dal catrame e le pinete saccheggiate nei pic-nic. Il mattino e il pomeriggio, sul prato che corre fino agli scogli e si apre alla marina, li trovi in perplessa concentrazione. Ascoltano il canto degli uccelli e il frinire delle cicale, suoni che parevano perduti nell'infanzia o confinati alle poesie di Montale. Le donne hanno abiti semplici e scarso fascino, sulle gambe corre lo sfregio di qualche varice, il passo è esitante o rassegnato. Gli uomini sono asciutti, torturati da una lunga applicazione professionale, gli occhi chiari c le tempie grigie. Camminano per il sentiero che mena alla spiaggetta scogliosa con un'aria indulgente, nascondendo la dolorosa soddisfazione che li corrode Quando il viottolo si apre su un panorama incomparabile, la prudenza esige che non si esca in esclamazioni di meraviglia. Al massimo la signora dirà, carezzando un oleandro: «Guarda, sembrano i fiori del nostro giardino». Oppure il marito interverrà, come uscendo da un suo rovello personale: «La Maria ti ha scritto? I ragazzi stanno bene?». Proseguono la strada in fila indiana con altri settentrionali estasiati, ma reticenti. Presso gli scogli l'albergo ha sistemato sdraio e poltrone di tela, si può anche mangiare in una dépendence del ristorante. Non c'è un'ora fissa per fare il bagno: gli adulti preferiscono la piscina, prima di rientrare alle loro stanze con aria condizionata; i bambini invece si buttano con piccoli strilli di coraggio nell'acqua pulita e subito profonda. Sono bambini speciali, allevati nell'abitudine ai conforti e nella sapienza ecologica. I loro gridi hanno sempre un fondo di rispettosa educazione, le loro baruffe si esercitano su temi scherzosi. I neofiti 1 piccoli compagni neofiti sono subito conquistati alle abitudini della maggioranza, mentre papà e mamme, abbandonato il primitivo ritegno, possono intrecciare caute confidenze. Si parla moderatamente di sé e del proprio lavoro, con qualche spolverata di preoccupazioni fiscali e politiche. Non si udranno tuttavia discorsi qualunquistici del genere più corrente, ma ferme riflessioni e scaltre ricerche di alleanze. La sera gli ospiti del convento ecologico si radunano a mensa in un refettorio suggestivo, una terrazza che guarda il mare; ogni tavolo è illuminato da una candela chiusa in bottiglia e il libro di devozioni è sostituito dal menù. Nello scenario luminescente prende rilievo la seconda categoria di frequentatori, quelli che hanno conosciuto l'ebbrezza mondana del jet-set e preso l'aperitivo su una barca segnata da un nome illustre. Costoro hanno una compostezza che non degenera mai in compunzione, ma può mostrare al contrario qualche nota di volgarità. Si concedono di ridere sonoramente a tavola e di tenere 10 stecchino fra i denti. Ostentano e accentuano i caratteri della maturità, offrendo le rughe e le argentature del capo come blasoni. Le signore vestono con gusto, ma un poco vistosamente, e si permettono qualche sollecitudine con i camerieri («Dove hai studiato, caro? Ci sono scuole alberghiere in Lucania?»). I giovani che hanno incautamente disertalo i luoghi mondani per la conventualità sono a disagio e si difendono con l'abbigliamento stravagante e una conversazione fitta e priva di senso. Le coppie in viaggio di nozze o in recupero romantico denunciano apertamente l'amore alla natura che gli altri nutrono con discrezione: anche di notte frequentano 11 parco e gli scogli. Eppure questi innamorati ecologici, questi turisti consapevoli ed abbienti, forse iscritti ad Ita¬ lia Nostra e al World Wildlife Fund, sono pronti a trasformarsi in un'orda di barbari sopraffattori. Con gli occhi misurano le spiagge e meccanicamente le lottizzano, sognando una fungaia di allegre villette in stile arabizzante. Giorgio Bassani, presidente di Italia Nostra, tra i primi scopritori di Maratea, proprietario di una casa nel centro del vecchio paese, guarda con amarezza e allarme l'invasione. «Il territorio — dice Bassani — è l'immagine fisica dello Sta¬ to, ma nessuno ha questa consapevolezza, tanto meno lo Stato. La via è aperta agli abusi e alle devastazioni, anche sulla costa da Sapri a Praia». Che consiglio potrebbe dare al turista abbiente che progetta la conquista del Sud? «Di respingere con fermezza qualsiasi permesso di costruire sulla riva del mare, di lasciare la costa al godimento di tutti, di dedicare le sue attenzioni ai centri storici dell'interno». Ci sono antichi nuclei urbani che vanno in rovina, senza che nessuno se ne curi. Bisognerebbe fare come Bassani, acquistare una piccola casa, risanarla, salvarla. Dice lo scrittore: «La mia vera casa è a Maratea». Quanti lo seguiranno in questa lodevole opera di turismo conservativo? Possiamo già dirlo subito, dopo aver visto gli sguardi dei nostri connazionali aperti sulle bellezze del Sud: pochissimi. La maggioranza cercherà la via della lottizzazione, il sogno piccolo borghese della villetta al mare, la sopraffazione del salotto appollaiato sugli scogli. Gli invasori non sono soli in questa lotta per l'accaparramento delle coste; sono pronti ad aiutarli gli abitanti, i quali chiedono il turismo residenziale e l'edilizia intensiva, perché il restauro e la conservazione danno solo frutti a lunga scadenza. Speriamo che non accada sulla costa tra Lucania e Calabria quello che è accaduto nelle isole Eolie, dove la popolazione è insorta contro il presidente di Italia Nostra. Era andato in sopralluogo come semplice cittadino, ma gli albergatori lo avevano indicato come il messaggero dello status quo, il difensore del sottosviluppo. Il buon popolo eoliano s'era sollevato contro questo terribile Bassani e per poco non lo ricacciava a mare. Dunque, tutti gli italiani amano la natura e sentono l'ecologia, ma non per gli stessi motivi. Con l'amaro delle ammonizioni bassaniane guardiamo il tramonto sul mare, spenzolati dallo scoglio riservato ai clienti del grande albergo. Pochi e gentili compagni condividono lo spettacolo. La bellezza dei luoghi e la coscienza del privilegio toccano antiche corde del nostro animo. Questo Sud in precario equilibrio, corteggiato e insidiato, da conservare e da violare, ci diviene alla fine intollerabile, tanto da renderci gradito il pensiero dell'autentica vacanza di massa. Per fortuna ci attende Rimini, con i suoi riti serenamente oppressivi. Stefano Reggiani

Persone citate: Bassani, Gargano, Giorgio Bassani, James Bond, Montale