Il consumatore non collabora nell'operazione anticarovita

Il consumatore non collabora nell'operazione anticarovita Dopo il pane, controllo sugli altri generi Il consumatore non collabora nell'operazione anticarovita Finora gli accertamenti nei negozi avvengono soltanto "d'ufficio" - Al 549.090 giungono molte segnalazioni, ma imprecise, prive di raffronti con i prezzi del 16 luglio, cioè inutili - La vigilanza viene estesa a grossisti e produttori - Riunioni dei sindaci La possibilità di « gravi turbamenti dell'ordine pubblico » sta alla base delle ordinanze del prefetto dott. Salerno, in base alle quali 48 panettieri (quattro in città, gli altri in provincia) sono stati costretti a chiudere le rivendite per cinque giorni. Chi vendeva a prezzi maggiorati il pane comune calmierato (quotazioni fisse: 200, 210, 240 lire al chilo secondo le pezzature); chi ne era addirittura sprovvisto in spregio alle disposizioni; chi ometteva di esporre il cartellino con il prezzo o non indicava gli ingredienti della confezione (ad esempio: farina tipo 0, con aggiunta di strutto, per il pane del tipo « speciale » a prezzo libero). Il provvedimento di chiusura delle panetterie, adottato con i criteri della necessità e dell'urgenza, ha tenuto conto dei rapporti della questura, dei carabinieri, della tributaria e della guardia di finanza, dopo i primi controlli. Gli organi di vigilanza hanno percepito l'allarme della gente proprio mentre entravano in azione le squadre operative per il blocco dei prezzi dei 21 generi di prima necessità: « L'opinione pubblica — dice il rapporto del questore — lascia trasparire profondi dubbi sulla possibilità delle autorità di ottenere da tutti l'osservanza delle norme e dei prezzi imposti. Teme che, in mancanza possano verificarsi ulteriori lievitazioni dei prezzi o rarefazione di generi di largo consumo ». Secondo i carabinieri, inoltre, « non è da escludersi che la questione del pane possa portare alla esasperazione l'opinione pubblica con conseguenti atti di intolleranza ». Queste le basi delle sanzioni decise contro i trasgressori definite « provvedimenti indispensabili per il soddisfacimento di un preminente interesse pubblico ». La prima uscita delle « volanti dei prezzi » è servita così a far intendere ai panettieri (e agli altri esercenti) che le disposizioni vanno rispettate nell'interesse di tutti. Si legge ancora nel provvedimento del preletto: « Tali episodi (le infrazioni dei fornai, n.d.r.) acquistano una singolare gravità in relazione al recenti provvedimenti in sostegno della economia nazionale, la cui efficacia è vivamente auspicata dalla popolazione che segue con il massimo interesse l'opera dei pubbli ci poteri indirizzata a contenere il costo della vita ». Ieri l'azione di controllo è proseguita a ritmo Intenso ed è stata estesa a tutti 1 prodotti sotto blocco: pasta, scatolame, vino, olio, saponette, detersivi eccetera. Le ispezioni sono avvenute d'ufficio, in attesa di agire anche sulla scorta di denunce presentate dal consumatori, che perù spesso risultano imprecise. Ai carabinieri è stata affidata la sorveglianza in provincia, con particolare riguardo ai centri di villeggiatura, dove più facili sono gli abusi. Vigili urbani e polizia agiscono in città; la guardia di Finanza si occupa in particolare del controlli presso i grossisti e i produttori, anch'essi vincolati al rispetto delie quotazioni praticate alla data del 16 luglio. Il prefetto ha dato l'avvio, ieri alle 17 a Ivrea, agli incontri programmati con i sindaci di tutta la provincia, per illustrare 1 provvedimenti del governo e studiare « in loco » il miglior modo di attuarli. Alla prima riunione hanno partecipato 66 sindaci, molti dei quali hanno esposto le difficoltà pratiche del blocco, i dubbi, i timori della popolazione circa la riuscita dell'operazione ami rincari. Oggi, alla Camera di commercio di Torino, seconda riunione, con la partecipazione di 130 sindaci. Demani appuntamento a Bardonecchia per 21 amministratori, venerdì a Sestriere (41 sindaci) sabato mattina a Lanzo (25 sindaci) e Cuorgnè (32 sindaci). Seguirà lunedì prossimo un « vertice » di tutti 1 prefetti del Piemonte. Diventa sempre più incandescente il telefono d'emergenza in prefettura: anche ieri per tutta la mattina il dott. Orlando, segretario del Comitato provinciale prezzi, ha risposto alle chiamate al numero 54.90.90, interrotto di tanto in tanto dal pellegrinaggio di esercenti e consumatori che andavano ad esporre di persona le loro perplessità. Come era prevedibile c'è stato innanzitutto l'assalto dei panettieri, preoccupati per la « dura repressione » contro le infrazioni. Proteste di « buona fede », addirittura di ignoranza delle disposizioni. E controaccuse di rivenditori nei confronti dei panifici industriali. Una panettiera di Collegno colpita con la chiusura di 5 giorni ha portato in visione ai funzionari un listino distribuito dalla Centrale del pane di Settimo: « Qui c'è scritto che posso vendere il pane toscano a 210 lire, per il peso fino a 1150 grammi. E io così ho fatto, ma sono venuti i carabinieri e hanno detto che non va bene. Che colpa ne ho? ». Anche se c'è una tolleranza fino al 15 per cento, il limite di pezzatura è di un chilo, e i negozianti non possono derogarvi. Molte le telefonate di dettaglianti in merito al blocco: denunce di rincari all'origine, timori per la estinzione delle scorte immagazzinate a prezzi precedenti al 16 luglio, tentativi di aggirare in qualche modo le precise disposizioni della legge: « Ma io ho comprato la pasta Boriila a 153 lire, ho qui il nuovo listino della ditta, sono a posto no? Posso venderla a 180 lire (mezzo chilo)? ». Il funzionario risponde: « Non è possibile, lei deve attenersi al prezzo del 16 luglio e basta ». Parecchi esercenti chiedono ancora spiegazioni sui listini e sulle voci da inserire. Il caffè, ad esempio. Dagli elenchi presentati in Comune risulta che questa voce non è stata compresa da tutti, tra i prezzi da dichiarare. In seguito alla pubblicazione del « regolamento » sul blocco si è chiarito che, fra i prodotti conservati, vanno compresi anche il caffè tostato e tutte le altre confezioni « sottoposte a trattamento di conservazione ». Così grissini in buste, patatine, bustine di tè. I consumatori collaborano po¬ co o nulla. Dice il dott. Orlando: « Segnalano un prezzo alla data odierna ma ricordano vagamente quello praticato nello stesso negozio per lo stesso genere al 16 luglio. Ci occorrono invece denunce precise di variazioni, con nomi, indirizzi, qualità della merce. Altrimenti non possiamo intervenire con i controlli ». Molte massaie telefonano perché ad esemplo trovano in un negozio la scatola di pelati a un prezzo diverso da quello dell'esercizio vicino. Si continua cioè a fare confusione tra « blocco dei prezzi » e « calmiere » che è tutt'altra cosa. E' opportuno ripeterlo: i prezzi possono variare da una rivendita all'altra, da una zona all'altra, e anche fra due banchi sullo stesso mercato. Non conta. L'essenziale è che non ci siano rincari, nella stessa rivendita, rispetto al 16 luglio. Qui è anche la memoria dei consumatori ad essere chiamata in causa, oltre alla loro vigilanza continua. I consumatori non devono fare le « spie », ma tutelare i loro interessi. Non si devono vergognare di chiedere in visione il listino, per verificare le quotazioni dei prodotti. E d'altronde, il commerciante onesto non se ne avrà a male. E' perfettamente inutile, però, telefonare al 54.90.90 per dire: « Ho pagato la coscia di sanato a 3900 lire », se poi non si ricorda a quanto quello stesso macellalo la vendeva il 16 luglio.

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