Si può perdere con stile di Giovanni Arpino

Si può perdere con stile Dopo le baruffe di Oslo e di Praga Si può perdere con stile Un po' di civiltà, ragazzi. Proprio perché rivestite la maglia azzurra, ambitissimo e qualificante simbolo nazionale, proprio perché vi trovate fuori casa, a Oslo e a Praga. Può darsi che l'interpretazione di un giudice sia grave, e vi piombi addosso con una fiscalità imprevedibile. Ma proprio in simili occasioni si può offrire testimonianza di civiltà. Nello sport — puro o meno — capita di perdere non solo grazie ai propri errori, ma in obbedienza a certe miopie arbitrali. Benissimo: si deve rispondere con il cannone, lo sberleffo, la rissa, il sit in, i cori di parolacce? Oltretutto sono proprio queste le pezze d'appoggio che serviranno a un futuro giudice per dire: ma sì, diamogli addosso a questi italiani beceri e vittimisti. E allora, siate Mennea o Gardini, un po' di buone maniere. Uno « starter » occhiuto sbatte fuori Fiasconaro per due infrazioni lievissime? Una palla da tennis striscia sulla riga bianca e viene giudicata fuori? Non si può pretendere di più, in fatto di giustizia-ingiustizia. Bisogna saper rispondere con fair-play, con un sorriso. Le telecamere di mezza Europa vi danno ragione, o quantomeno dimostrano che non siete in torto. Ottimamente: un po' di fair-play e quel famoso sorriso potranno tornarvi utili nel domani, oltreché rendervi simpatici subito. Ad Oslo gli atleti azzurri hanno inscenato una manifestazione di protesta che non sarebbe tollerata da un professorino di ginnastica durante la lezione in palestra. A Praga gli alti lamenti e gl'immancabili «sfottò» non hanno impedito ai tennisti d'essere eliminati dalla Coppa Davis. Il più sportivo di tutti, in questa spiacevole domenica d'agosto, è apparso Marcello Fiasconaro, per quanto sbalordito. Sotto la pioggia, infilando e sfilando la tuta, cercava di pacificare i suoi amici, mentre un allenatore federale opponeva il mento, sfidando, ai poliziotti, mentre gente rabbiosa si sedeva sulla pista, mentre ululati da censura fischiavano attraverso i microfoni. Ha detto un saggio, José Bergamin: « Il limite di una cosa è la sua espressione, il suo contorno, il suo stile». Può essere preso come una norma, un traguardo sportivo. Altrimenti la degenerazione del gesto atletico porterebbe solo rovina e affinerebbe un'autentica scienza del mal fare. Invochiamo da anni palestre, impianti, strutture scolastiche, programmi adatti allo sport, in Italia. Ma non vogliamo in modo assoluto che queste strutture creino dei personaggi rozzi, convinti solo di se stessi e dei propri muscoli. La civiltà sportiva deve portare sui campi i modelli della civiltà comune. Ed oggi, proprio se vuol restare sportiva in senso ampio, deve saper rifiutare ogni contatto con qualsiasi tipo di violenza e di sterile prò testa. O lo sport rischia di finire prima della stessa civiltà da cui nasce. La gazzarra di Oslo non va dimenticata. E' esattamente il contrario dello « spirito atletico » di oggi, che malgrado la mercificazione sportiva fornisce esempi di cavalleria veramente da lodare (non dimentichiamo come «sa» perdere un Bedford, come cade, si rialza e batte un record mondiale Viren). Neppure al circo è dato assistere a simili imprese negative. Lì, almeno, prevale la coscienza del mestiere, del rituale che tutto comanda e regola. E allora, ragazzi azzurri, se avete i nervi fragili, e soltanto muscoli potenti (ma non troppo), restate a casa, sui magri prati patrii. Se invece volete viaggiare, e quindi rappresentare anche noi, da Oslo a Praga, portatevi dietro non solo le scarpette e le racchette, ma un po' dì garbo. Ve ne saremo grati, anche se tornerete perdenti. Giovanni Arpino

Persone citate: Bedford, Fiasconaro, Gardini, José Bergamin, Marcello Fiasconaro, Mennea, Viren