Ore drammatiche a Santiago di Livio Zanotti

Ore drammatiche a Santiago Attende tratta con la de per formare il nuovo governo Ore drammatiche a Santiago I trasporti bloccati da uno sciopero dei camionisti, gruppi terroristici sabotano i rifornimenti predisposti dal governo (Dal nostro inviato speciale) Buenos Aires, 4 agosto. Mai come oggi il Cile è apparso tanto vicino al momento di un'ultima risoluzione. Fatti decisivi si sono succeduti nella notte passata e altri se nv attendono, non più per i prossimi giorni bensì nelle prossime ore. D'improvviso, contrariamente a quanto lasciavano intendere le dichiarazioni di Attende, il governo ha presentato In blocco le dimissioni. Il Presidente della Repubblica le ha respinte, un comunicato ufficiale le ha direttamente smentite. Subito dopo, però, 1 ministri hanno fatto sapere di restare In carica soltanto per attendere che vengano designati i successori. E' una crisi nella crisi e il suo svolgimento si manifesta confuso. Non mancano, all'interno stesso di «Unldad popular», coloro 1 quali definiscono irreversibile la frattura della coalizione governativa. Allende avrebbe rotto gli indugi, disposto a correre i rischi necessari pur di raggiungere un accordo con l'opposizione democristiana. Dietro di lui restano una frazione minoritaria del partito socialista e i comunisti, anch'essi però non del tutto compatti. In un colloquio riservato con il senatore democristiano Patricio Aylwin, il Presidente avrebbe accettato di formare un gabinetto militare o comunque integrato da una massiccia partecipazione delle forze armate, come premessa al proseguimento del dialogo. Un'intesa di massima, peraltro smentita a livello ufficiale da ambo le parti, sarebbe già stata raggiunta per una riforma costituzionale che affiderebbe al Congresso la normalizzazione dei diversi regimi di proprietà. Vera o no che sia la voce, sta di fatto che il partito socialista ha immediatamente ribadito la propria opposizione di principio a un accordo con la democrazia cristiana, annunciando che i suoi militanti non restituiranno le fabbriche occupate. La pressione delle forze armate è evidente. Durante la notte, due dei maggiori «cordoni industriali» di Santiago, le organizzazioni operaie di base che dirigono le occupazioni, sono stati circondati da ingenti reparti dell'esercito e dell'aeronautica i quali hanno poi compiuto perquisizioni. I controlli si sono svolti in un clima di aspra tensione: alla richiesta degli operai che fossero rispettate tutte le formalità di legge previste, i soldati hanno replicato duramente, superando di forza alcuni sbarramenti. La centrale sindacale unitaria (Cut) ha sollevato formali proteste, ponendo in rilievo che nei locali perquisiti non sono state trovate armi. Senza che vi sia possibilità di verificarla, insistente circola la voce che di ciotto generali su ventiquattro si sarebbero pronunciati contro l'attuale governo, evitando però di chiamare in causa personalmente il presidente Allende. La lotta, ormai, è anche psicologica e le voci ne sono lo strumento abituale. Prima di dimettersi, il governo ha esanimato la situazione creata dallo sciopero dei proprietari di camion, cui hanno aderito ieri i taxisti e i conduttori di autobus delle compagnie private che assicurano normalmente l'ottanta per cento del servizio. Il bilancio è obiettivamente drammatico, più grave di quando nell'ottobre scorso le stesse categorie guidarono un'astensione dal lavoro durata molte settimane, perché allora c'erano scorte di carburante e di viveri che oggi non ci sono. Circa venti fabbriche hanno già sospeso ogni attività per l'impossibilità di rifornirsi del carburante necessario. Scarseggiano i viveri a Santiago, a Concepción, a Valparaiso e in altri centri urbani. E i trasporti di emergenza organizzati dal governo camminano attraverso pericoli d'ogni genere: due camionisti che viaggiavano dal Sud verso la capitale sono stati uccisi in agguati organizzati da gruppi terroristici lungo la strada. L'asfalto delle principali arterie del paese viene in continuazione cosparso di olio e di chiodi a quattro punte che rendono impraticabile la circolazione. Allende ha parlato di sabotaggio sedizioso. «7 serbatoi delle raffinerie — ha affermato il presidente — sono colmi ma il cherosene e la benzina giungono ai luoghi di consumo razionati al minimo e con grande dispendio di energie. Nei magazzini dei porti di Valparaiso ed Antofagasta ci sono grano, mais, latte, riso, tè e caffè, ma lo sciopero dei Livio Zanotti (Continua a pagina 2 in ottava colonna)

Persone citate: Allende, Patricio Aylwin

Luoghi citati: Buenos Aires, Cile, Santiago, Valparaiso