Il vertice in Usa tra Nixon e Tanaka concluso con "un onesto impegno,.

Il vertice in Usa tra Nixon e Tanaka concluso con "un onesto impegno,. Dopo due giornate di intensi colloqui a Washington Il vertice in Usa tra Nixon e Tanaka concluso con "un onesto impegno,. Confermato l'accordo di collaborazione e raggiunta un'intesa per la ricostruzione economica dell'Indocina - Massima segretezza sul progetto d'investimenti comuni in Siberia - Ancora divergenze sulla "nuova Carta atlantica" - Il prossimo anno la visita di Nixon in Giappone e poi Hiro Hito andrà in Usa (Dal nostro corrispondente) New York, 1 agosto. Il «vertice» tra Nixon e Tanaka si è concluso oggi con un «onesto impegno» di chiarezza di rapporti e di collaborazione tra gli Stati Uniti e il Giappone. E' stato annunciato che l'anno venturo il Presidente americano si recherà a Tokio e l'imperatore giapponese. Hiro Hito andrà a Washington. Sarà la prima visita del genere per entrambi i Paesi, e, a quasi trent'anni dalla fine della seconda guerra mondiale, essa assumerà un significato anche simbolico. Nel «vertice», Nixon e Tanaka hanno raggiunto anche altri accordi: contribuiranno insieme alla ricostruzione economica dell'Indocina, alla soluzione della questione coreana e intensificheranno i loro sforzi per migliori relazioni con Pechino. Un altro risultato positivo, anche se. non definitivo, e protetto comunque dalla massima segretezza, sarebbe stato ottenuto sul progetto di grossi investimenti congiunti in Siberia. Tanaka è un ostinato promotore del progetto, di cui discuterà a ottobre nella visita a Mosca. Egli vede nell'impresa congiunta UsaUrss-Giappone per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi siberiani l'occasione non solo di strappare grosse concessioni politiche a Breznev, ad esempio la restituzione di una parte delle isole Kurili, ma anche di alleviare la tensione tra i russi e i cinesi. Nixon è meno entusiasta, e condizionerebbe tutto alla felice conclusione dei negoziati in corso, Salt e altri. Sono rimaste tuttavia inappianate alcune divergenze di fondo tra Nixon e Tanaka, e per superarle essi dovranno compiere sforzi non indifferenti. Le divergenze riguardano il piano di una nuova Carta atlantica proposto da Kissinger lo scorso aprile, e in cui gli Stati Uniti vogliono il Giappone, oltre che l'Europa, nonché le trattative monetarie e commerciali richieste dalla svalutazione del dollaro e dalle, condizioni economiche americane. Nixon ha tentato di placare la suscettibilità giapponese per le decisioni unilaterali da lui prese in passato, appoggiando pubblicamente la candidatura di Tokio a membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Orni, ruolo che le spetta «perché grande potenza}). Tanaka ha tentato di calmare l'irritazione americana ammettendo che «gli oneri internazionali» di Washington sono diventati eccessivi. Ma rimane il fatto che il Giappone diffida della «nuova Carta atlantica», scorgendovi un modo per gli Stati Uniti di mantenere un qualche controllo, e. c. Giappone per risolvere il problema delle Kurili e concludere così un accordo con l'Urss? Nulla fa ritenere, oggi, che questa sia la volontà americana. Il governo di Tokio — dicono gli osservatori politici nipponici — ha posto agli Usa la seguente domanda: qual è la vostra posizione sul piano Breznev per la sicurezza in Asia? Se si deve credere a questi osservatori politici, Washington deve ancora dare una risposta. Da ciò il timore, molto forte, che ci sia al riguardo un «accordo segreto» tra Mosca e Washington. Pensare che Breznev sia riuscito a «vendere» il suo piano a Nixon è sicuramente azzardato. Ma che il Presidente americano non vi si opponga, ecco questo sarebbe già sufficiente a inquietare Tokio e a dare un senso preciso all'ipotesi d'una «nuova Yalta asiatica». Tanaka tenterà anche di risolvere un secondo recente rebus: conoscere cosa c'è sotto il rilancio improvviso e sorprendente del «piano Tanaka» da parte di Washington, dopo che esso era stato presentato a gennaio nel corso d'un incontro tra i Paesi dell'Asia e del Pacifico. L'idea, lanciata nel contesto del regolamento del problema indocinese, e posta sul piano degli aiuti economici, era caduta nel vuoto. Ed ecco che l'altro giorno viene resuscitata da Rogers, durante il convegno nippo - americano di Tokio. Resuscitata ma anche completamente cambiata, perché il segretario di Stato americano l'ha presentata come una proposta di conferenza sulla sicurezza asiatica. Stranamente, Rogers ha suggerito, pur senza dirlo chiaramente, che la conferenza europea di Helsinki potrebbe dar l'idea di una «Helsinki asiatica». Questa iniziativa nasconde forse un avvicinamento di Nixon e Kissinger alle idee di Leonid Breznev? O è, invece, un «contropiano»? A Tokio andrebbe bene questa seconda ipotesi. Ma l'obiettivo, spingendo Tanaka a farsi sostenitore di questo piano, potrebbe essere quello di spingere i giapponesi a svolgere un ruolo più attivo, specie in campo militare, per il mante¬ nimento della sicurezza asiatica. Ma Tokio non ne ha più tanta intenzione. La sua prudenza nella ricerca d'una nuova politica è oggi ancora più accorta, e dà talvolta l'impressione d'una gran timidezza. Inoltre, ha poche carte in mano e poche esperienze in questo gioco, nuovo per il Giappone, della grande politica mondiale. Ha, infine, più domande da porre che risposte da dare. L'unica consolazione, il Giappone la trova nella sua potenza economica, ma scopre nello stesso tempo che essa è ben lontana dal risolvergli tutti ì problemi. Robert Guillain Copyright di « Le Monde » e per l'Italia de « La Stampa » Washington. Il premier Tanaka nello studio di Nixon (Upi)