Le misure creditizie sono state fraintese?

Le misure creditizie sono state fraintese? Alcuni sintomi dalle banche Le misure creditizie sono state fraintese? Qualche piccolo-medio imprenditore esaurisce in questi giorni i fidi accordati, avendo male interpretato i provvedimenti del 26 luglio, o temendo nuove restrizioni - Che cosa si dice a Roma, Milano e Torino Dopo le misure sul credito decise il 26 luglio dal governo, il sistema bancario ha cominciato a registrare un più accentuato deflusso di capitali, presso alcuni istituti più sensibile, meno consistente in altri. Che cosa è successo? Le misure, com'è stato chiaramente espresso, tendono a limitare il credito ai «grandi clienti» (cioè per importi superiori al mezzo miliardo) per favorire i clienti minori, cioè, in sostanza, le piccole e medie imprese. «Alcuni medi imprenditori, tuttavia — ci dice il vicepresidente dell'Istituto San Paolo di Torino, dottor Bubatto — devono avere male interpretato il decreto, o temuto che seguano altre misure ancor più restrittive, e si sono affrettati a riscuotere l'intero ammontare dei fidi accordati, amiche seguire 1 tempi consueti dì utilizzo dei prestiti». «E' un fenomeno — prosegue Rubatto — che potrebbe diventare preoccupante, per il calo provocato nella liquidità bancaria e che ben presto avrebbe conseguenze negative proprio per quegli imprenditori, medi e piccoli, che il decreto governativo vuole esplicitamente favorire». Secondo il San Paolo, il discorso riguarda anche i depositi dei piccoli risparmiatori. Questo è un periodo in cui, normalmente, il deflusso è messo in relazione ai prelievi necessari per le spese «extra» delle famiglie in vista delle vacanze estive; ma quest'anno, afferma ancora Bubatto, il fenomeno è più massiccio e sarebbe dovuto alla cattiva informazione o all'errata interpretazione delle norme stabilite dal decreto, in quella parte che riguarda esplicitamente «le famiglie» (in realtà le famiglie dei piccoli risparmiatori non hanno nulla da temere per le loro modeste necessità di credito). A Milano, il presidente della Banca Commerciale, professor Stammati, l'ex ragioniere generale dello Stato, afferma invece che non c'è stato nessun movimento anormale, nel senso di prelievi di depositi. Qualche commento o interpretazione successivi non erano esatti, ma le misure, secondo Stammati, non sono state fraintese ed erano sufficientemente chiare: non più del 12 per cento di aumento di crediti non sulle singole posizioni, ma sull'aggregato dei fidi aperti e da aprire, oltre il limite di 500 milioni. A Boma si registra un doppio fenomeno (rilevato anche a Torino), non provocato tanto dalle ultime misure, ma già dalle restrizioni al credito precedenti. Da una parte alcune banche, alzando notevolmente i tassi attivi, hanno indotto i clienti più grossi ad esaurire i fidi accordati da altre banche a tassi inferiori (quello che i banchieri chiamano «travaso degli utilizzi»). Dall'altra parte ci sono i grossi depositanti i quali, di fronte all'aumento dei tassi attivi (quelli che le banche fanno pagare a chi chiede denaro), vogliono aumenti dei tassi passivi, con la minaccia di ritirare i loro depositi dalla banca «X» per spostarli sulla banca «Y», che paga interessi più alti. Questa spinta all'aumento dei tassi passivi — si osserva negli ambienti bancari di Boma — non può non ripercuotersi a sua volta sui tassi attivi. A questo punto sarebbe opportuno un intervento delle autorità monetarie, perché il provvedimento che vuol favorire medi e piccoli imprendi¬ tori sarebbe svuotato, se non s'impedisce un eccessivo aumento del costo del denaro che viene loro accordato. Anche a Boma si ammette tuttavia che da parte di alcuni imprenditori e risparmiatori le misure sul credito possano essere state male interpretate: chi ha un fido si sarebbe così affrettato o si affretterebbe a riscuotere tutto, fino al limite prefissato, nel timore di non poterlo fare domani. Ma non risulta, fino ad oggi, che ci sia stato un prelievo di depositi e conti correnti superiore al normale. Il presidente della Banca Commerciale conferma che si tratterebbe di clienti ai quali le banche hanno aperto un credito fino a una certa somma e che ora cercano di utilizzare interamente «l'accordato», appunto nel timore di successive restrizioni. La sede centrale della Banca Commerciale ha avvertito tutte le filiali di tenere la situazione sotto controllo. Il quadro generale che se ne desume indica dunque un certo «malessere», non ancora sintomi di allarme. Ma in una situazione cosi delicata come quella che attraversiamo, anche i fenomeni circoscritti possono «esplodere» all'improvviso, con conseguenze di cui è difficile valutare in anticipo la portata. Molto opportuno sarebbe, quindi, uno sforzo da parte dei maggiori responsabili della nostra economia per ampliare l'informazione sui provvedimenti recentemente adottati: in questo caso per spiegare al pubblico dei risparmiatori e ai piccoli e medi imprenditori la portata, i limiti e gli scopi di misure che, peraltro, tutti ritengono necessarie e utili per dare consistenza all'ancor «timida» ripresa. g. r.

Persone citate: Boma, Rubatto, Stammati

Luoghi citati: Milano, Roma, San Paolo, Torino