Si dà alla rapina e scrive a casa: "Perdono ma sono costretto a seguire il destino,,

Si dà alla rapina e scrive a casa: "Perdono ma sono costretto a seguire il destino,,Incensurato, 27 anni, lascia genitori e lavoro Si dà alla rapina e scrive a casa: "Perdono ma sono costretto a seguire il destino,, Sconcertante vicenda del bandito solitario che aggrediva i tassisti - Lo psichiatra: "Un carattere debole. Dopo aver resistito un po', si è lasciato travolgere dalla cupidigia del denaro facile" L'hanno fermato quasi per caso, dopo un folle inseguimento per le vie della città. Aveva poco prima rapinato un tassista. In questura ha confessato di essere lui il rapinatore solitario che da due settimane terrorizzava i tassisti. Ne aveva aggredito altri quattro. La vicenda di Giacomo Caucino, 27 anni, operaio disoccupato, che abita a Castiglione Torinese, in un cascinale sperso tra il verde della collina, presenta aspetti che sconcertano. Aveva in tasca una pistola 7,65; in un sacco parecchi maglioncinl di diversi colori e occhiali da sole. L'arma gli serviva per minacciare, gli occhiali per mascherarsi, 1 maglioncinl per cambiarsi rapidamente dopo ogni colpo e far perdere le tracce. La tecnica era sempre la stessa. Fermava un tassi, si faceva accompagnare verso la periferia. Poi, in una qualunque via deserta minacciava il conducente. Cinque rapine in due settimane, neppure 90 mila lire il bottino, una miseria. L'ultimo « colpo » gli è andato male: ha fatto scendere 11 tassista, si è allontanato al volante dell'auto. Qualcuno l'ha visto, è stato inseguito prima da passanti, poi dalla polizia. Ha perso il controllo del tassi, è finito contro un muro. Non ha neppure tentato di resistere. « Quella di Giacomo Cauclno è l'amara vicenda di un giovane che aveva fretta di arrivare — dice uno psichiatra, il prof. Angelo Lusso, direttore del Centro d'igiene mentale della Provincia — aveva sopportato fino ad oggi una situazione che non gli piaceva, e si è ribellato all'improvviso. Ha fatto una scelta: voleva, ma in fretta, qualcosa di più ». Raccontano i genitori: « Ha lavorato fino all'inizio dell'anno alla Pirelli di Settimo. Era un operaio stimato. Poi, improvvisamente, si è licenziato. La direzione si e offerta di spostarlo in un altro reparto, di aiutarlo in qualche modo. Non ne ha voluto sapere ». Il padre, Luigi, 63 anni, è distrutto dal dolore. Mormora tra le lacrime: « Non parlatemi più di Giacomo ». Ma poi non può fare a meno di continuare: « Non capisco cosa gli sia successo, gli davamo tutto, non aveva problemi ». Fino ad un anno e mezzo fa la famiglia abitava a Torino, poi si è trasferita a Castiglione, sulla collina. Il padre, pensionato, ha affittato una cascina: un piccolo spiazzo davanti a casa, la cucina che si affaccia nel cortile, al primo piano le camere da letto. L'arredamento è povero, ma curato, in cucina c'è anche la tappezzeria, per rendere più accogliente l'ambiente. « Aveva una 850 coupé — aggiunge la mamma, Cristina, 65 anni — ero sempre preoccupata per quell'auto. A 1S anni fu coinvolto in un incidente, riportò una ferita al capo, gli diedero due punti ». In questi ultimi mesi era nervoso. Nessuno sa perché. Aveva amici a Chivasso, gente a po- sto, allegra. « in gennaio si è licenziato — aggiungono 1 genitori — è stato fuori casa qualche giorno, poi è tornato. Era diverso, non riuscivamo più a capirlo ». Forse neppure più lui si capiva. Spiega 11 prof. Lusso: « Il ragazzo ha retto per questi anni, ma ha finito col mollare tutto. Si è buttato nell'avventura. Non è riuscito, nella formazione del carattere, a rinforzarsi e vivificarci interiormente. Non ha retto alla spinta esterna, agli stimoli della società del benessere ». Ricorda la madre: « A metà mese si è allontanato di casa. Non l'abbiamo più visto. Pochi giorni fa è arrivata una sua lettera ». Scritta a stampatello, con un pennarello azzurro, una decina di righe. Dice: « Perdonatemi, non voglio farvi del male. Ma devo seguire il mio destino. Non posso essere ipocrita per sempre. Io sono così ». E' difficile dare un preciso significato a queste parole. Neppure lui precisa quale « destino » lo costringeva cosi imperiosamente. «Apparentemente aveva raggiunto un adattamento nei rapporti tra la sua vera natura e le realtà della famiglia, del lavoro, della società, i tre cardini attorno ai quali tutti noi ruotiamo — spiega ancora lo psichiatra — ma in realtà era un insoddisfatto. Voleva di più, aveva purtroppo sotto gli occhi l'esempio dei trop pi che, violando il codice o rasentandone i limiti, accumulano ricchezze e non sono puniti ». Ma lui, che faceva il bandito solitario forse perché neppure in quella scelta si fidava degli altri, non è riuscito a farla Iranca. Quando si è visto preso non si è ribellato, ha confessato tutto. Aggiunge lo psichiatra: « E' stato pungolato dal desiderio di arrivare, ma la mancanza di equilibrio interno gli ha fatto imboccare la via sbagliata. Anche lui come tanti troppo deboli di fronte alle sollecitazioni di una società in fermento, non aveva saputo basare su pilastri abbastanza saldi la propria esistenza ». Quando non gli è rimasto più nulla, si è aggrappato a quelli dell'infanzia e ha cercato la confessione come una liberazione. * Una donna di 52 anni, Maria Corsino, via Lauro Rossi 35, è stata rapinata da due ragazzi mentre rincasava. Erano le 12, la Corsino attraversava via Verres, quasi all'angolo con via Renato Martorelli. Ha denunciato: « E' arrivata una motoretta con due giovani, sui 17-18 anni. Uno ha afferrato la borsetta, sono fuggiti ». Bottino: 260 mila lire in contanti e un libretto al portatore con 4 milioni circa. Giacomo Caucino, aveva lavorato Gno a gennaio - Maria Corsino, rapinata

Persone citate: Castiglione, Caucino, Corsino, Giacomo Caucino, Maria Corsino

Luoghi citati: Castiglione Torinese, Chivasso, Torino