Tre eretici che preoccupano il partito comunista francese di Alberto Cavallari

Tre eretici che preoccupano il partito comunista francese È permesso criticare l'Unione Sovietica? Tre eretici che preoccupano il partito comunista francese I tre nuovi casi di dissenso dalla linea filosovietica del partito riguardano Daix, Elleinstein e Althusser - Molti militanti ne chiedono l'espulsione - Ma i dirigenti non vogliono ripetere Terrore commesso con la scomunica di Garaudy dopo il '68 (Dal nostro corrispondente) Parigi, 31 luglio. Il partito comunista francese ha preso una posizione nuova, che viene registrata oggi con molta evidenza, sul problema degli intellettuali dissidenti dalla linea ufficiale. Si tratta di una posizione di tolleranza, anche se severa, che non significa puramente un episodio di politica culturale: essa infatti può influire (soprattuttutto dopo il caso Garaudy) sulla situazione generale della sinistra francese. Negli ultimi tempi tre sono gli intellettuali francesi che si sono collocati in posizione di dissenso aperto verso l'Urss e verso la linea del pc£ che allUrss si riferisce. Sono il giornalista Pierre Daix, ex redattore capo di Lettres Frangaises, lo storico Jean Elleinstein, autore di una storia dellUrss, e il famoso filosofo Althusser. Il primo, infatti, ha recentemente aperto su France Observateur un processo al «neostalinismo brezneviano», che ha suscitato clamore e irritazione nella direzione del partito e tra i militanti. Il secondo ha provocato un caso forse meno clamoroso, ma ugualmente importante, pubblicando la sua storia critica dellUrss proprio presso le Editions Sociales (che appartengono al pcf) e suscitando lunghe discussioni all'interno dell'ufficio politico. Il terzo, dall'alto della sua fama, pubblicando da Maspero un opuscolo intitolato Risposta a Lewis, ha esposto una pericolosa tesi che lega le deviazioni staliniane alla perdita della natura rivoluzionaria del partito, definendole «permanenti» anche nell'era Breznev. Si tratta, ovviamente, di critiche che partono da punti di vista diversi. Grosso modo, Daix ha una posizione anti-Breznev di tipo kruseviano; Elleinstein opera invece una rivalutazione trozkista; Althusser continua il suo discorso neomarxista avviato da tempo alla sinistra del comunismo. L'aprirsi contemporaneo di questi tre «casi» significa per il comunismo francese (che si mantiene su posizioni più filo-sovietiche di molto altri partiti comunisti europei) un problema difficile. I suoi nuovi rapporti col partito socialista e l'unità della sinistra non gli consentono infatti di procedere duramente come al tempo di Garaudy. Tuttavia, molti quadri e molti militanti chiedono l'espulsione dei dissidenti. Una risposta però doveva essere data dal momento che Daix ha trasformato la sua dissidenza in sfida. Ancora ieri sera, alla radio francese, egli ha chiesto un giudizio del suo partito. Molto abilmente ha legato il problema del rapporto tra comunismo e intellettuali al problema dell'unità delle sinistre e dei suoi programmi di governo. « Ciò che voglio sapere, ha detto, è se il pc al governo può e vuole rispettare i suoi intellettuali». La risposta è venuta da Roland Leroy, uno dei membri più influenti della segreteria, su France Nouvelle, il settimanale ufficiale del partito. Roland Leroy affronta solo il problema più clamoroso, quello di Daix, e dimostra un'estrema abilità nel manovrare il caso. Egli sostiene la tesi che la questione dei rapporti tra intellettuali e partito non può essere risolta con l'espulsione, e che le richieste di espulsione sono semmai «manovre di elementi provocatori». Nega che vi possa essere un'evoluzione del pcf sotto spinte duplici (.«Una che ci vuole trasformare in una macchina livellatrice degli spiriti, un'altra che ci vuole aperti a tutte le manovre di coloro che intendono mettere in questione il socialismo»). Ambiguamente afferma che «Daix è libero di prestarsi alla campagna antisovietica e antidemocratica oggi in atto» mentre «nello stesso tempo sono liberi i comunisti di dare la loro risposta e di farlo come credono». Ma la sua conclusione, a livello di disciplina di partito, è impegnativa: «Si vorrebbe che il partito espellesse Daix prima di ascoltarlo. Ma si tratta di provocazione ». Questo discorso (che pronuncia la condanna del peccato e non del peccatore e nega un processo d'espulsione senza discussione interna) va interpretato alla luce di due fatti. Esso non ripete il famoso discorso di Marchais, segretario del pcf, del 20 febbraio scorso («Coi comunisti al governo, Solgenicyn potrà pubblicare tutti i libri che vorrà»). Esso però si mantiene sulla falsariga del programma comune delle sinistre siglato il 27 giugno nel quale è detto che «a ciascuno è garantita la libertà di creazione e di espressione particolarmente con l'abolizione di tutte le censure». Ciò significa che la nuova posizione di tolleranza mantiene un margine di riserva di fronte al vero problema. Il pcf non precisa infatti ancora se accetta la svolta della discussione interna senza limiti, o come intende fissare nuovi limiti. Alberto Cavallari

Luoghi citati: Parigi, Unione Sovietica, Urss