Vertice Nixon-Tanaka

Vertice Nixon-Tanaka Vertice Nixon-Tanaka Si è iniziato ieri a Washington - Problemi monetari e commerciali: posizioni di confronto, dopo la svalutazione del dollaro • Problema atlantico: accordo possibile, ma non probabile - Rapporti con Urss e Cina: "quasi pronto" un trattato Washington-Mosca-Tokio (Dal nostro corrispondente) New York, 31 luglio. U « vertice » con Tanaka, incominciato oggi a Washington, corona per il presidente Nixon un'intensa attività diplomatica di circa mezzo anno. A cavallo tra la visita di Breznev e il « grand tour » europeo del prossimo autunno, si inquadra nei sondaggi per la « nuova Carta atlantica » a tre — America, Giappone, Cee — proposta da Kissinger ad aprile. E' un « vertice » che conclude la serie aperta dal Presidente degli Stati Uniti col premier inglese Heath, all'insegna del « 1973, anno dell'Europa ». Per il capo del governo giapponese, tuttavia, il «vertice» ha un altro aspetto, altrettanto importante. Tanaka lo vede come un ponte ideale tra la sua visita a Pechino dello scorso settembre e quella a Mosca del prossimo ottobre. Come Nixon, egli ha una sua diplomazia tripolare, che per ragioni geopolitiche, non di grande potenza, converge innanzitutto sui due colossi comunisti. A differenza di Nixon, tuttavia, non la attua senza previe consultazioni con gli alleati: cosi, lo avvertì dell'imminente allacciamento delle relazioni diplomatiche con la Cina 11 mesi fa, alle Hawaii. Sia Nixon sia Tanaka, infine, colgono un terzo punto del «vertice»: quello commerciale e monetario, che si articola tanto nei rapporti bilaterali quanto in quelli multinazionali. Oggi, a Washington, è incominciata anche la riunione dei supplenti del «Gruppo dei 20», che ha sul tappeto i due problemi. Qualsiasi riforma internazionale richiede la collaborazione degli Stati Uniti e del Giappone, ma i due Paesi, in questo settore, sono su posizione di confronto, dopo la svalutazione del dollaro. Sulla parte «atlantica» dei colloqui, un'intesa tra Nixon e Tanaka è possibile, ma non probabile. L'atteggiamento del Giappone non è dissimile da quello dell'Europa: esso dipende dagli Stati Uniti per la propria difesa, ma esamina con dubbio crescente l'unilateralità delle ultime decisioni americane. Tanaka ammette che, in linea di principio, una partnership atlantica impone la presenza giapponese. Sulla parte russo-cinese dei colloqui dovrebbe, invece, essere raggiunto un accordo concreto. Sul Washington Post Victor Zirza scrive oggi che è « quasi stato preparato » un trattato Washington - Tokio - Mosca per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi siberiani. Washington e Tokio fornirebbero « knowhow» tecnologico e capitali, in cambio di carburante. La Cina non sarebbe ostile all'accordo, perché vedrebbe in esso la garanzia di pace in Siberia, e la scomparsa del pericolo di un attacco sovietico. Dove i contrasti saranno più aspri? Senza dubbio, nella parte commerciale - monetaria dei colloqui. Nixon insiste per nuove facilitazioni in Giappone: ma il Giappone ha accusato quest'anno un grave deficit della bilancia degli scambi, e non accenna a riprendersi dall'improvvisa riduzione delle esportazioni di semi di soia americane. Attribuisce inoltre agli Stati Uniti le attuali difficoltà internazionali. Tanaka ha accusato in privato Nixon di incomprensione nei confronti dei «partners» e di errori nella gestione economica, specialmente nel campo dell'inflazione e della bilancia dei pagamenti. In sostanza, per il Giappone e gli Stati Uniti, questo «vertice» rappresenta una svolta cruciale. Oggi, nel primo dei due giorni di colloqui, Nixon e Tanaka hanno ribadito la comunanza di interessi in Asia e la lealtà alla reciproca alleanza. Tanaka ha persino proposto una conferenza internazionale, con la Cina e con l'Urss, per la stabilizzazione dell'Indocina. Ma è chiaro che le relazioni tra i due Paesi non restano invariate, la loro strada non è più la stessa, vi sono due strade parallele. e. c. 11 confronto Giappone-Usa, visto da Levine (Copyright N. Y. Rcvlew of Books, Opera Mundi c per l'Italia La Stampa)