Irlanda del Nord: la destra protestante domina la scena nel nuovo Parlamento di Mario Ciriello

Irlanda del Nord: la destra protestante domina la scena nel nuovo Parlamento La prima riunione a Belfast dell'assemblea dell'Ulster Irlanda del Nord: la destra protestante domina la scena nel nuovo Parlamento (Dal nostro corrispondente) Londra, 31 luglio. Dopo mesi e mesi di violenza, la cronaca dall'Ulster è oggi, finalmente, la cronaca di una seduta parlamentare. Ma la faziosità e quello spirito pugnace che infiamma tutti gli irlandesi, del Nord come del Sud, hanno infocato anche questa arena politica, e i lavori sono terminati con un caotico finale a sorpresa. I protestanti di destra, i «duri» di Ian Paisley e William Craig, si sono rifiutati di lasciare l'aula alla conclusione dei lavori, e li sono rimasti per 40 minuti, al buio, seduti ai loro posti, innalzando furibonde proteste. E' probabilmente una convulsione passeggera, ma non è certo di buon augurio per un'assemblea che ha suscitato tante speranze, che dovrebbe istituzionalizzare il dialogo politico e fornire gli uomini al futuro « esecutivo » dell'Ulster, cioè al suo governo. Se la coalizione loyalist di Paisley e Craig ha agito oggi con tanta ardita sicumera è perché sa di essere in eccezionale posizione di forza. Ieri, dieci deputati protestanti, che parevano decisi a non allearsi né con gli « unionisti» ufficiali di Brian Faulkner né con il gruppo PaisleyCraig, hanno invece stretto un patto con questo secondo schieramento. L'accordo ha sconvolto il panorama parlamentare. La destra protestante, con i suoi 25 deputati, forse 27, domina adesso la scena. E' un capovolgimento quasi incredibile se si pensa che per i suoi 50 anni di vita l'Ulster è stato diretto dagli «unionisti » tipo Faulkner e che nell'ultimo parlamento, sospeso dagli inglesi, questi « unionisti ufficiali » avevano 36 seggi e loro unici avversari erano i cattolici con sei. Ora invece Brian Faulkner non può contare che su 21-22 uomini. I cattolici del Social Democratic and Labour Party hanno 19 membri. Al centro, vi sono i pochi deputati di due deboli movimenti non confessionali. L'assemblea consta di 78 seggi: uno è vacante causa la morte del suo deputato in un incidente. I 25 e più uomini della coalizione Paisley-Craig concordano su quattro punti. Non vogliono avere nulla a che fare con i protestanti di Faulkner; non accettano nessuna forma di cooperazione con Dublino; chiedono un «esecutivo» eletto dall'assemblea e non scelto da Londra; e respingono il principio su cui poggia il nuovo piano britannico per l'Ulster, quello di una « divisione del potere » non soltanto nel governo ma ad ogni livello, fra tutte le forze, quindi tra cattolici e protestanti. In parole povere, salvo sorprese, e in Irlanda sono sempre possibili, ciò significa che il gruppo più potente dell'assemblea cercherà di silurare in ogni modo i progetti di Londra. Non vi sono allora speranze? Sì, e risiedono, pa¬ radossalmente, in un'alleanza tra Faulkner e i cattolici del Sdlp. «Bisogna avere molta pazienza e lasciar passare molto tempo », ha detto in questi giorni il segretario di Stato per l'Irlanda William Whitelaw. Forse, sarà proprio l'aggressività di Paisley e Co. a spingere Faulkner verso i cattolici. Il reverendo, che già aveva protestato per l'elezione a presiding offlcer, cioè speaker, di un uomo a lui sgradito, l'« unionista » ufficiale Nat Minford, ha scatenato l'odierna burrasca per una questione procedurale di modesta importanza. Ha tuonato: « Gli uomini di Westminster vogliono imporci una dittatura. L'arroganza di Whitelaw non ha limiti. Abbiamo scoperto un cancro, e lo taglieremo ». Ci son voluti 40 minuti perché i 25 « ribelli » finissero la loro dimostrazione. Sono usciti dall'aula cantando l'inno nazionale inglese. Mario Ciriello