Berlinguer è nobile?

Berlinguer è nobile? Il segretario del pei e l'araldica Berlinguer è nobile? (Dalla redazione romana) Roma, 30 luglio. Il segretario del partito comunista può possedere un pezzo di terra (magari un'arida isoletta) e può essere nobile (magari marchese) con tanto di nome sul «libro d'oro della nobiltà italiana»? Pare le due condizioni mal si addicano, e chi sa perché, a chi guida il partito dei proletari e sta di fatto che Enrico Berlinguer si è giustificato e ha spiegato perché è un proprietario terriero e poi ha lasciato che «Fortebraccio», l'umorista dell'Unità, sovente sarcastico qualche volta fine, assicurasse i compagni che mai egli si è preoccupato della sua ascendenza. Il 27 giugno scorso Enrico Berlinguer ha rilasciato una dichiarazione (che portava la firma anche del fratello Giovanni, deputato comunista) a proposito dell'Isola Piana, presso le coste della Sardegna. «L'Isola Piana — diceva — fu acquistata in un'asta pubblica indetta dall'Amministrazione delle finanze dello Stato nel 1856 dal dottor Satta Pintus Antonio Vincenzo, ffatello del nostro bisnonno materno, e ci è pervenuta per successioni ereditarie; ne siamo divenuti proprietari esclusivi con la morte di nostro padre, quattro anni or sono». La dichiarazione concludeva annunciando che in caso di vendita il ricavo sarebbe destinato al partito, e avvertiva: «L'unica speculazione da combattere resta sempre quella delle menzogne di ben definita origine politica». Della nobiltà di Enrico Berlinguer si parla sull'Unita di domenica 29 luglio. Un compagno ha scritto a «Fortebraccio» che sul «libro d'oro della nobiltà italiana» a pagina 172 compare il nome del segretario del pei e ha rilevato, spiaciuto, quanto gli fece osservare un collega d'ufficio: che «l'iscrizione in detto albo avviene solo su precisa richiesta degli interessati». « Fortebraccio » risponde, assicurando di saperlo da «fonte diretta», che «Berlinguer non si è mai curato di accertare e di certificare per quali vie e da quali lombi possano venirgli quarti di nobiltà». Tutta questa faccenda «non l'ha mai minimamente interessato, né ha mai cercato di sapere se a sua totale e serena insaputa qualcuno tra i suoi parenti (...) abbia risposto a questionari araldici, dando elementi d'informazione tinche sulla sua famiglia». Il «libro d'oro della nobiltà italiana» è un volume che costa 40 mila lire, così ci è stato detto alla libreria Rizzoli, e che viene procurato solo su ordinazione. E' edito dal Collegio araldico che ha sede in Roma, in via Santa Maria dell'Anima 16, a due passi da piazza Navona. Responsabile è Raul Bertini-Frassoni. Il palazzo porta evidenti i segni di una vecchia nobiltà molto decaduta e trascurata, l'androne è buio, unico distintivo del Collegio araldico sono due cartoncini appiccicati alla cassetta di legno per le lettere con due linguette gommate: in uno si legge che gli uffici, al primo piano, sono aperti il mercoledì e il venerdì, nell'altro che rimarranno chiusi per ferie sino al 7 settembre. Nessuno risponde al telefono.

Luoghi citati: Roma, Sardegna