"Prospettive mondiali» dointalsider di Taranto

"Prospettive mondiali» dointalsider di Taranto Lo stabilimento ha compiuto 10 anni "Prospettive mondiali» dointalsider di Taranto Gli impianti saranno potenziati nel prossimo decennio per competere con i colossi giapponesi, sovietici ed americani - Prevista entro il 1975 una produzione di 10,5 milioni di tonnellate di acciaio - Il complesso siderurgico e lo sviluppo della città (Dal nostro inviato speciale) Taranto, 28 luglio. Per circa tre quarti di secolo, e Ano a dieci anni fa, il nome di Taranto ha praticamente richiamato tre immagini alla mente degli italiani: il ponte girevole sui «due mari» (il piccolo e il grande), l'arsenale e la base della Marina. Più profondi ancora erano i pensieri che Taranto suscitava: la «Magna Grecia», gli insegnamenti di Pitagora, la vittoria di Pirro, alcuni versi di Orazio, gli ori del suo famoso Museo archeologico. Pino a qualche anno fa chi arrivava a Taranto in aereo, istintivamente seguiva l'atterraggio con punto di riferimento sulla striscia d'acqua che unisce i due mari. Oggi chi vi arriva scorge sulla sua destra un enorme complesso fatto di alte ciminiere, di fabbricati ciclopici, di impianti da fantascienza, grande due volte la città che sorvola: è lo stabilimento siderurgico dell'Italsider, uno dei più grandi e dei più moderni al mondo, che abbiamo visitato nei giorni scorsi e che ci è stato illustrato dal direttore generale ing. Costa e dal direttore amministrativo degli affari generali dottor Noce. Il Siderurgico di Taranto ha compiuto dieci anni di vita (ancora un bambino come età ma già un gigante per l'espe rienza e la produzione), essendo cominciata la costruzione nel '60 con inizio complessivo delle lavorazioni tra il 1964 e il 1965. Cosa è successo in questi dieci anni? Dice il dottor Noce: «Nel processo d'industrializzazione di Taranto il tono generale è stato determinato, senza dubbio, dal nostro grande stabilimento». Le fasi dell'impianto possono essere divise in tre parti, appartenendo a tre distinti programmi: quello iniziale, con un investimento di 377 miliardi di lire per raggiungere nel 1965 una produzione di circa tre milioni di tonnellate di acciaio all'anno; ampliamento dello stabilimento (deciso nel 1968) con un ulteriore investimento di 195 miliardi, per raggiungere la produzione di 4,5 milioni di tonnellate di acciaio (l'anno scorso ne sono state prodotte 4 milioni 381.000); infine — ha affermato il direttore commerciale — nel 1970, quando lo stabilimento aveva portato a termine la sua seconda fase di sviluppo, il Cipe ha preso la più importante delle sue decisioni industriali deliberando un nuovo stanziamento di 1238 miliardi destinati a portare la produzione di acciaio di Taranto a 10,5 milioni di tonnellate entro il 1975. «Possiamo considerare — ha detto il direttore ing. Costa — la successione di questi investimenti due tempi dell'industrializzazione di Taranto: il primo, rappresentato dai dieci anni trascorsi, per portare l'impianto a livello europeo; il secondo, che rientra nello sviluppo dei prossimi dieci anni, porta Taranto ad assumere una funzione concorrenziale mondiale, in competizione diretta con i più grandi impianti siderurgici giapponesi, sovietici ed americani ». Abbiamo visitato il ciclopico impianto, la cui produzione consiste principalmente in laminati piatti sottili a caldo e a freddo, lamiere grosse, tubi di acciaio saldati di medio e grande diametro il dott. Noce, che ci ha accompagnati, ha cercato di illustrare quanto è stato fatto. Diciamo subito che è impossibile, in mezza giornata, pur se intensissima, capire il Siredurgico nei suoi particolari. Si è trattato di una «sgrossata», che ci ha lasciato però frastornati. Una perfetta organizzazione, una automatizzazione che ha toc cato i più elevati livelli tecno logici (tutte le operazioni che una industria siderurgica deve compiere per trasformare la ghisa in acciaio sono comandate da cervelli elettronici), uno studio per la sicurezza di lavoro che è quanto di più meticoloso si possa immaginare, fanno del Centro Italsider uno fra gli stabilimenti più avanzati al mondo nel suo genere e non per niente — ha detto il dottor Noce — « quasi ogni giorno abbiamo delegazioni straniere che lo vengono a visitare ». Quando il direttore ci ha invitati a visitare il nuovo treno di laminazione (ossia l'impianto dove il lingotto d'acciaio viene trasformato in laminato) e la nuova acciaieria dove il metallo «cola» ci siamo sentiti sgomenti: il caldo all'esterno era di 41 gradi all'ombra e, abbiamo pensato, in acciaieria toccherà almeno i sessanta gradì. Una gradita sorpresa ci attendeva: gli impianti hanno le cabine di comando (dove ope. rano gli addetti, poiché nessun uomo è ormai più vicino agli impianti) completamente condizionate per cui il «calore della colata », a Taranto, è ormai un ricordo. Con questo non si vuole dire che il lavoro della siderurgia sia diventato lavoro da « signorini »: si tratta pur sempre di un'attività assai dura, che richiede soprattutto intelligenza e buona volontà, ma è certo che qui a Taranto tutto quanto si poteva fare per alleviare il lavoro, per renderlo più a misura dell'uomo, è stato fatto. E non è poco. Abbiamo parlato, nel corso della visita, con diversi operai; abbiamo chiesto loro come si trovassero, cosa ne pensassero del lavoro. Le risposte, ovviamente, non sono state tutte positive (la perfezione non può esistere), ma ciò che è emerso nel complesso è stato l'entusiasmo per quest'opera colossale che i lavoratori del Centro vedono crescere di giorno in giorno e per la quale non hanno nessuna paura, nessuna inibizio¬ ne, poiché sentono di dominare benissimo con il lavoro e lo studio. Ogni operaio che lavora a Taranto viene infatti accuratamente addestrato e tale addestramento lo si percepisce in ogni operazione, ad ogni passo, in ogni singola « stazione » dello stabilimento. Oggi il personale del Siderurgico è di oltre 17 mila persone e sarà di ventimila entro il 1976 quando, a pieno ritmo, produrrà 10,5 milioni di tonnellate all'anno. Ciò significa — ha ancora detto il dottor Noce che, « per quel tempo (che non è molto lontano) dovrà anche essere previsto un regime di movimento dì 25 milioni di tonnellate di materia prima in arrivo e 8,5 milioni di tonnellate di prodotti finiti in partenza all'anno ». Che all'interno dello stabilimento si sviluppino oltre 40 chilometri di ferrovie, che le strade raggiungano alcune centinaia di chilometri, che il traffico debba essere regolato come in una moderna, grande città (è stato predisposto un senso rotatorio, studiato da tecnici della viabilità) non stupisce affatto: poiché tutte le cifre del Siderurgico di Taranto sono state messe sotto una grande lente d'ingrandimento: sono maxi-cifre. In queste maxi-cifre, in questi maxi-impianti, in questa maxi-produzione si inseriscono i 17 mila dipendenti attuali, la cui età media non è affatto «maxi»: infatti è di 32 anni tra operai, impiegati e dirigenti e non è certo molto se si pensa alla responsabilità che pesa su di loro. Il processo di qualificazione è stato meticoloso ed accurato, i dirigenti sono quasi tutti giovanissimi ma con grande esperienza e l'entusiasmo che mettono nel lavoro è ammirevole. Forse il successo dello stabilimento di Taranto sta proprio in questo: non pensare al gigante che si deve ogni giorno manovrare (quattro alti forni che presto diventeranno cinque, due acciaierie con complessivi 5 convertitori che presto diventeranno sei, tre treni di laminazione a caldo, un laminatoio a caldo, due fabbriche per tubi, tanto per ricordare gli impianti più mastodontici), ma buttarsi nel lavoro con tutto l'impegno e la passione che proprio la gioventù sa dare. Un lavoro per gente coraggiosa e qualificata anche se oggi il grande Centro elettronico dello stabilimento programma e lavora (in parte) per loro. Renzo Vii lare

Persone citate: Noce, Pitagora, Renzo Vii