Donne straniere in vacanza parlano del maschio italiano

Donne straniere in vacanza parlano del maschio italiano DOMANDE INDISCRETE SULLE SPIAGGE IN VERSILIA Donne straniere in vparlano del maschio italiano "Sono un po' buffi — dice una inglese a Viareggio. — Parole e azioni sproporzionate ai fatti" - Il parere di una tedesca a Camaiore: "Non c'è fuoco, passione. Bei ragazzi, che si bevono come l'amarena" - Un'australiana: "Vogliono uno stipendio sicuro, non cercano altro" -1 nostri giovani sono accusati di ipocrisia e di vanità - L'italiano al volante: un cow-boy al rodeo - Non ci perdonano di aver rovinato il paesaggio (Dal nostro inviato speciale) Viareggio, luglio. L'uomo italiano è un monumento. Come il Canal Grande, anch'egli fa parte dell'allegoria, assieme alla lupa che allatta, Firenze sotto la luna, la spaghettata a Marechiaro. L'uomo italiano è un manufatto turistico, milioni di esemplari, diffusione dalle Alpi Aurine a Punta Pesce Spada. Moltitudini di stranieri lo visitano — il pronipote di poeti, santi, navigatori —, lo esplorano: le folle gli si accalcano addosso, ne tracciano la mappa: di ciò che c'è, di ciò che manca. I vizi, le virtù. Arlecchino giudicato. Galantuomo, scellerato? Rispondono due gruppi di stranieri, intervistati in Versilia e sulla Riviera ligure. Sentiamo ora che cosa dicono donne e ragazze sui maschi italiani. « Sono un po' buffi — dice Pamela Morris, 25 anni, inglese a Viareggio — parole e azioni sono sproporzionate ai fatti. Ho conosciuto un ragazzo: solamente a scuola aveva capacità critica, nella vita era un alienato, ignorava la realtà, seguiva un tracciato fantastico. Sapeva che il nostro era un incontro breve, effimero, ma diceva parole eterne, giuramenti biblici. C'è un ritratto standard dell'italiano. Bruno, occhi neri, mani eloquenti, passionale, fantasioso. Irene Schmidt, 18 anni, tedesca, è a Camaiore, dice che il ritratto sta a pennello, che l'italiano ha dimensione corta: gradevole, divertente, esauribile in fretta. « C'è candore in molli ragazzi — dice Irene — è nelle cose che dicono, svagate e inutili. C'è grazia, eleganza. Non c'è il disordine della realtà. Gli italiani stanno nel loro giardinetto, sfasati dal mondo. Gli altri vanno avanti, producono; loro no, fanno giochi di società, recitano il tempo. Mai furore vero, in loro. Non c'è fuoco, passione. Occhi ardenti sì, riccioli scomposti. Sono bei ragazzi. Come l'amarena. £' dolce, si beve piano, guardando la gente che passa. Così, stando seduti ». Sul lungomare passa la gioventù, a Forte dei Marmi. Italiani e stranieri, alla rinfusa. Sembrano uguali. Ma dice Anna Toddie, 31 anni, australiana, che gli italiani hanno molti peccati, ma più d'omissione; che hanno molti vizi, ma anemici. Si stupiva, ieri, per la noncuranza dell'avvenire, qui: « Chiedevo che lavoro avrebbero scelto, mi rispondevano che un posto l'avrebbero trovato. Un posto. Uno stipendio '•curo. Non cercano altro. Sono disponibili, indifferenti ». Vanno in spiaggia, i pronipoti dei condottieri di ventura, vanno ai giochi marini. I bisnonni vestivano l'acciaio, andavano a combattere la fortuna. Andavano, atroci e generosi. Carichi di doni e d'empietà. Vanno al bagno serale, i pronipoti, con carico leggero, voglie miti, rimorsi veniali. Dice Anna Toddie: « Pensano agli esami. Non pensano al futuro. Sono preoccupati delle cose, non di ciò che essi saranno. Giorni distratti, stagioni di sonno. La maschera di Arlecchino. Peccati d'ipocrisia; sentimenti camuffati, azioni contraffatte. Gli stranieri accusano gli italiani di formalismo, di fare vita processionale: passare in mezzo, con cerimonie e tamburelli, e il prossimo che fa ala e applaude. Denise Lafort, 45 anni, di Grenoble, è in vacanza a Marina di Pietrasanta. Ha visitato l'entroterra, è stata nei paesini, dice: « La domenica è un buon osservatorio, c'è il passeggio. Ruscelli di gente, lenta, avanti e indietro. Un corteo di parole e sorrisi. Dolcissimi minuti, lo specchio gira — tocca a me, tocca a te ». Denise dice che la domenica è giorno liturgico delle vanità. « Il paese scende sul corso — tutti — scambia i saluti. " Caro Ragioniere". Riverenze, scappellate. "Stimato Dottore". "Illustre Professore". Contento è l'Avvocato, l'Ingegnere, il Direttore, anche chi non ha titolo è consolato, "Buon giorno, Capo " ». Arlecchino e il suo habitat. Varcando le Alpi, i primi turisti dicevano che andavano pellegrini in Italia, alle sublimi rovine della storia. Tra quei turisti c'era anche il nonno di Margaret Sinclair, 28 anni, venuta dalla Scozia a Torre di Lago. «Amava l'Italia — dice —, se la vedesse ora, avrebbe dolore. Non è più terra di rovine sublimi, ma una terra assediata da brutture e rifiuti. Lo splendore del paesaggio è annerito, sono cancellate le ca¬ re tracce dei sogni degli uomini, si fa dappertutto un gran polverone. Scarichi, devastazioni, sgorbi architettonici. Gli italiani avanzano, la natura è occupata, resta una crosta incenerita, una distesa di ferraglie, barattoli, plastica sporca. Gli italiani avevano la casa più bella del mondo, presto avranno de¬ serti di cemento, monti senza alberi, fiumi morti ». L'indignazione degli stranieri è profonda. L'attentato ecologico compiuto in Italia li addolora e li infuria, perché defraudati di un patrimonio che considerano comune. « Gli italiani hanno furbizia stolida, pensano al profitto immediato, rovinano e frantumano, non pensano che domani abiteranno una pietraia. L'Italia dovremo cercarla nella memoria, nelle foto. Ho visto un cortile. C'era un giardino, ora ci sono vetri rotti, tonnellate di cocci. E' orrore sozzo, taglia ». L'italiano al volante, peccati gravi. E' un cow-boy dell'au- to, fa un selvaggio rodeo. E' disarcionato, ferito, ma torna in sella, sfascia bielle e pistoni, innalza cimiteri d'auto. Gli stranieri dicono che l'automobilista italiano è così, in larga percentuale. L'amoroso Arlecchino. E' il « latin lover », lo sterminatore di straniere. Queste anche ami..et tono, ma precisano: «Belloccio, ma un po' bullo », « Focoso, con poca esperienza », « Gran romantico, quasi un piagnone ». Le lenzuola di Arlecchino sono frugate, si va a caccia delle pulci. « Forse la partita l'appassiona di più », dice una tedesca — «non sa rassegnarsi al rifiuto, non per troppo ardore, ma per l'orgoglio sconfitto», dice un'inglese — « un egoista, non si preoccupa della partner », dice una belga — «ha complessi, basta una critica, intima, e subito arrossisce », dice un'austriaca — « un buon compagno — dice una svizzera — nelle escursioni ». Com'è, dunque, Arlecchino? Moderato nei vizi e prudente nelle virtù. Né scellerato, né martire. Genio e sregolatezza gli fanno paura, fanno male alla salute. Non completamente svezzato, è un formidabile gastronomo. « E' un madrigalista dei fornelli — dice Anna Stone, 30 anni, inglese a Viareggio —, conosce bene le molte virtù della pastasciutta e del Chianti, al teatro preferisce la trattoria, è sordo alla poesia ma si commuove per un brasato, gioca a carte, non disprezza un digestivo. Un bacio, già sogna. Forse sogna la mamma, forse la partita, chissà? ». Chi legge nei Tarocchi, legge nel futuro. L'ultima carta del mazzo non ha numero, non ha nome. « Ho fatto il gioco a un italiano — dice Monique Bouche, 19 anni, parigina a Camaiore — non l'ha gradito. C'era la carta senza nome ». C'è una figura sulla carta. Incerta. Il bastone nella mano, un uomo cammina. Giuseppe Brunetto Roma. Il "latin lover" e la straniera in piazza San Pietro (Foto Team)

Persone citate: Anna Stone, Anna Toddie, Denise Lafort, Giuseppe Brunetto, Irene Schmidt, Margaret Sinclair, Monique Bouche, Pamela Morris, Spada