Il giornalista rapito per ordine dei boss mafiosi di New York? di Fabrizio Carbone

Il giornalista rapito per ordine dei boss mafiosi di New York? Il giallo dell'americano scomparso a Roma Il giornalista rapito per ordine dei boss mafiosi di New York? Avrebbe scoperto come "Cosa Nostra" manda soldi in Sicilia - Anche l'Fbi sta indagando sul "caso Begon"- Il dramma della moglie: "Voglio aiutarlo in qualsiasi modo" (Nostro servizio particolare) Roma, 25 luglio. «Fino a questo momento la parola più esatta per inquadrare il "caso Begon" è questa: "scomparsa". E' troppo prematuro per avanzare altre ipotesi. Quando partiamo per le indagini dobbiamo prima conoscere la vita, gli affari e la personalità del personaggio. Jack Begon è americano e questo rallenta il lavoro». Sono parole di Domenico Scali, capo della squadra mobile della questura di Roma. Del giornalista americano, scomparso alle 7,30 di domenica 22 luglio, non c'è traccia. L'inchiesta è stata affidata al magistrato di turno, il sostituto procuratore della Repubblica,'Tranfo. L'ufficio romano dellTbi conferma di collaborare con gli investigatori. Si parla stasera anche di interesse da parte dell'ufficio narcotici americano. La pista mafiosa è ancora la più probabile, ma con risvolti che passano l'Atlantico e legano la Sicilia a New York: Jack Begon aveva scoperto il modo con cui «Cosa nostra» finanziava l'onorata società? Era questo un lavoro puramente giornalistico? Quest'ultima domanda l'abbiamo rivolta al capo della Mobile. Scali ha risposto: «Per quello che sappiamo, Begon faceva il giornalista». — Come siete stati informati della sua scomparsa? «Alle 17 — risponde — di lunedì 23 scorso è arrivato un fonogramma dell'Interpol, che ci avvertiva del fatto che un cittadino americano era introvabile». — Le indagini di polizia hanno accertato che il biglietto che Begon aveva comprato sabato per Palermo è stato usufruito per il viaggio di andata? «Ne siamo sicuri. Quello che finora non abbiamo accertato è se Jack Langford Begon sia salito a bordo del jet dell'Alitalia. A Palermo nessuno l'ha visto, o riconosciuto». — E' stata rintracciata la segretaria del produttore del l'Abc? «L'abbiamo interrogata. Lunedi 23, rientrata dalle ferie, ha saputo della scomparsa e ha telefonato a Palermo per sapere se il suo capo fosse laggiù. Aveva trovato scritto sopra una busta, nell'ufficio di via Abruzzi 25, "Hotel des Palmes" e il numero di telefono». Si sta cercando di ricomporre un mosaico di fatti estremamente spezzettato: c'è 10 studio della compagnia televisiva «Abc», dove solo la stanza di Begon è stata rovistata da capo a fondo. Poi la macchina parcheggiata a Fiumicino, nella zona custodita automaticamente. Infine il biglietto aereo usato per l'andata a Palermo, dove mille persone sono state ascoltate invano. L'affare Begon ha dell'incredibile, specialmente nei particolari che vale la pena di esaminare uno per uno. Prima di tutto ci sono le bugie del giornalista, che va venerdì a Palermo, si trattiene 2 ore in albergo, non vede nessuno e si scola una bottiglia di whisky che un cameriere gli ha portato insieme a quattro bicchieri, prende un taxi, litiga in modo vistoso come se avesse bisogno di farsi notare e torna mentre la moglie è convinta che si trovi a Fiumicino. Begon deve, fare un'inchiesta sulla mafia? A Palermo non prende contatti con ì giornali locali, né con la polizia. Veniamo al «Mediterranean bureau» dell'«Abc». Negli ultimi giorni è deserto: il direttore è in Irlanda del Nord, la segretaria di Begon è in ferie, gli altri colleghi sono in giro. Jack Begon non se ne preoccupa, perché ha un lavoro autonomo, indipendente, non deve rispondere a nessuno delle sue iniziative. Prende una segretaria nuova, per un periodo di sostituzione che finisce sabato scorso. Lunedi rientrava dalle ferie l'altra ragazza. E il «fattaccio» capita proprio di domenica. Lo studio di Begon viene trovato sottosopra da Barrie Dunsmore, il direttore. E' regolarmente chiuso a chiave e non ci sono segni di scasso. Dentro c'è il putiferio. Ma sia 11 direttore che la sua segretaria mettono un po' d'ordine perché non si rendono conto della gravità dell'accaduto. Poi la macchina: viene mandato a Fiumicino un autista di una compagnia di noleggio. La macchina è parcheggiata aperta con le chiavi nel cruscotto e i vetri abbassati. L'autista la chiude, prende le chiavi e torna a Roma. Tutto un lavoro che ha intralciato sin dall'inizio l'azione della polizia. Il biglietto. E' stato usato sicuramente; probabilmente da un'altra persona. Questa è l'opinione degli inquirenti, anche se non viene annunciata ufficialmente. Un uomo, imbarcatosi alle 9,30, al posto di Begon, è arrivato in Sicilia domenica mattina e ha avuto tutto il tempo di sparire. Non doveva preoccuparsi della sua identità, ma doveva parlare l'inglese. Se l'ipotesi regge, questo è il personaggio chiave. Fatto sparire Begon, attirato con un tranello nel suo ufficio, il signor X aveva anche il danaro (mezzo milione di lire) per procurarsi un posto su un volo qualsiasi, ma¬ gari per l'Oriente. La macchina aperta, l'ufficio devastato, gli occhiali rotti, erano solo dei diversivi per rallentare, sviare e inquinare le prove. A Palermo la pista Begon non arriva. Possibile che né in aereo, né allo scalo, nessuno abbia notato un signore alto due metri, sui 130 chili? Barrie Dunsmore è stato interrogato per tre ore dal magistrato Tranfo. Era accompagnato da Brenda Deidda, una segretaria, che gli ha fatto da interprete. Al termine dell'incontro il direttore dell'ufficio romano dell'Abc ha ripetuto ai giornalisti quanto aveva detto ieri. «Jack — ha detto — è una brava persona, sempre corretto nel suo lavoro, cordiale con i colleghi. La sua scomparsa resta per me un enigma. Ripeto quello che so: Begon voleva capire cosa ci fosse di vero circa un traffico di "hot money" (denaro che scotta) tra Italia e Usa. Da molto tempo Jack era interessato agli affari illegali della mafia italo-americana». — Ma il signor Begon aveva fatto servizi giornalistici sull'argomento o se ne interessava a titolo personale? A questa domanda Barrie Dunsmore non ha risposto. «Non ci sono sviluppi rispetto a ieri», ha ripetuto allontanandosi. Questa sera si è saputo che Brenda Hughes Deidda, la segretaria di Begon, aveva ricevuto tre mesi fa una telefonata anonima. «Crepa Begon», era stato detto seccamente all'apparecchio. In via Ogliastra 8, la casa dei Begon, la signora Maria Acquaro vive, da sola, il suo dramma. E' rimasta scossa dall'importanza che i giornalisti italiani hanno dato al caso di suo marito ed è dispiaciuta perché qualcuno ha parlato di un eventuale riscatto, che lei sarebbe disposta a pagare. «Voglio aiutare mio marito — ha detto oggi — in qualsiasi modo. Non voglio pensare a nessuna eventualità. Se si tratta di rapimento a scopo di estorsione, solo quando mi sarò accertata della buona salute di Jack, potremo parlare di riscatto. Sarà la compagnia Abc a pagare. Io non possiedo denari sufficienti per questo tipo di cose». Fabrizio Carbone Roma. La moglie del giornalista scomparso (Tel. Ansa)