Buenos Aires: che cesa vogliono i radicali alleandosi con Peron di Livio Zanotti

Buenos Aires: che cesa vogliono i radicali alleandosi con Peron Argentina: continua tensione e incertezza politica Buenos Aires: che cesa vogliono i radicali alleandosi con Peron Intervista con Raul Alfonsin, l'uomo che guida insieme a Balbin il secondo partito del Paese - "Perón non è un rivoluzionario" - Contrasti all'interno del giustizialismo (Dal nostro inviato speciale) Buenos Aires, 23 luglio. Appena pochi mesi dopo la convenzione dell'«Unione civica radicale» (Ucr) da cui uscì sonoramente sconfitto, con dietro di sé non più del trenta per cento del partito, Raul Alfonsin è oggi l'uomo dal quale più dipende la sorte del patto tra giustizialismo e radicalismo; «la nuova alleanza storica», come l'ha definita Perun. In principio Alfonsin ne diffida e vi è contrario; il «movimento per il rinnovamento e il cambio», che egli guida sul versante sinistro del radicalismo, si considera l'erede della democrazia e del pluralismo argentini. «Mentre questa intesa rischia di farsi sotto il segno opposto», dice. Con Alfonsin, il prossimo 28 luglio, il «leader» dei radicali, Ricardo Balbin, dovrà misurarsi per ottenere quella maggioranza interna dei due terzi richiesta dallo statuto per autorizzarlo a presentarsi come vice di Perón alle elezioni presidenziali del 23 settembre. «Sempre che alla fine le elezioni ci siano; perché ancora non si può escludere in assoluto una modifica della legge di successione alla presidenza che consenta al Congresso di indicare il nuovo capo dello Stato. E tutti sanno che il Congresso ha una larga maggioranza giustizialista», mi premette il senatore Alfonsin. Continua tra unn telefonata e l'altra (compagn 'i corrente che gli danno le u-time notizie, gli sollecitano direttive), con la madre (in casa della quale si è trasferito provvisoriamente, proprio al centro della città) che ci serve di continuo caffè bollente, con il genero («Mi ha fatto nonno in questi giorni»') che aggiunge dati e dettagli agli argomenti del senatore. Il giudizio sulla svolta del 13 scorso è secco. «Si è trattato di un golpe di destra orchestrato dalla burocrazia sindacale; la stessa che avallò la dittatura militare del generale Ongania. Cosi che oggi come allora sono in discussione le sorti della democrazia argentina», afferma Alfonsin. Non fa certo l'elogio del governo Càmpora. «Era un governo sostanzialmente moderato. La sua linea economica, sancita nel patto di tregua sociale sottoscritto da imprenditori e vertici sindacali della Confederazione generale del lavoro (Cgt), puntava semplicemente alla stabilizzazione. Tuttavia aveva un sostegno tanto a livello popolare quanto a livello parlamentare che nessun governo ha mai avuto prima nella storia argentina». Un punto, soprattutto, caratterizzava la presidenza Càmpora a parere di Raul Alfonsin: «La dialettica interna al peronismo tra le componenti conservatrici e quelle progressiste; un gioco che per i suoi inevitabili riflessi esterni garantiva al processo in generale uno svolgimento democratico. La caduta di Càmpora rappresenta la causa e l'effetto ad un tempo della eliminazione dal gioco della tendenza progressista e con questa la fine di ogni garanzia di fatto». La valutazione che ne trae il senatore radicale è grave: «Nell'immediato si può immaginare un'azione di governo caratterizzata dall'autoritarismo». Gli domando quale ruolo affida a Perón nel quadro delle sue previsioni. Risponde: « Perón è un grande "leader" populista, forse il più lucido di tutti quelli che ha avuto l'America Latina. Ma non è assolutamente un rivoluzionario. Per individuare la sua strategia è forse necessario tenere conto di quanto pesi attualmente su tutte le vicende del continente la politica del Brasile. Questo è un nodo essenziale e ciascuno intende scioglierlo alla propria maniera ». « Ma quali ragioni la inducono ad opporsi alla formula Perón-Balbin per la presidenza della Repubblica e quindi ad un'alleanza tra peronisti e radicali? ». «Innanzitutto voglio chiarire che al nostro partito non risulta in maniera assolutamente sicura che Perón abbia offerto a Balbin la vicepresidenza. Comunque, riteniamo — anche l'ex presidente Arturo Illia è d'accordo in proposito — che le condizioni generali in cui verrebbe realizzata l'alleanza e il programma politico che questa sarebbe chiamata a sostenere non sono tali da giustificare una rinuncia alla nostra individualità di partito ». « Ma una volta alla vicepresidenza, Balbin eserciterebbe una parte del potere?». « Ne dubito, con un Congresso praticamente dominato dal giustizialismo tradizionale ». « Il comunicato diffuso stanotte dalla giunta provvisoria della sua corrente parla, tra l'altro, di dirigenti radicali che intenderebbero tradire un'autonomia dì partito ormai quasi centenaria "solo per soddisfare un sensuale appetito di potere": si riferisce in particolare a qualcuno? ». «A tutti quanti sono disposti a vendere l'unione cìvica radicale per un accordo che neppure si conosce. A nessuno in particolare». « Ma quale sarà il suo atteggiamento e quello del movimento che dirige all'interno del radicalismo nel caso in cui Balbin, magari attraverso una riforma dello statuto del partito, ottenga di partecipare alle elezioni in tandem con il generale Perón? ». « Se sta pensando all'ipotesi di una scissione se la tolga dalla testa. Lo so che se ne parla. Ma a parlarne sono appunto quanti vorrebbero che ce ne andassimo per lasciare loro campo libero. Qualsiasi sia la decisione del partito rispetto alla questione Balbin noi restiamo. Restiamo per batterci, beninteso ». « Lo stesso comunicato dell'altra notte avverte le forze armate che " non saranno tollerate ingerenze militari nella vita politica della Repubblica ": anche questo è un riferimento generico? ». « Certamente, sì. Non è un segreto per nessuno che nelle forze armate c'è stato un forte dibattito politico, ritengo che per qìialsiasi persona ragionevole sia facile supporre che il dibattito non si sia esaurito di colpo. Dunque è ad esso che fa riferimento il comunicato del nostro movimento. I radicali sono sempre stati per la legalità costituzionale e non può sorpren¬ dere che si preoccupino di quanto avviene nelle caserme, senza che perciò siano autorizzati allarmi che noi non abbiamo ancora lanciato ». « Quale sarà, infine, la proposta della sinistra radicale? ». « Se intende riferirsi a quella del " movimento per il rinnovamento e il cambio " posso dire che sarà una proposta radicale: sosterremo cioè che il partito vada alla consultazione elettorale con una formula propria, con uomini dell'unione civica radicale e con un programma dell'unione civica radicale». « Conta sulla possibilità che radicali si trovino in qualche modo alla testa di un cartello di centro-sinistra? ». «Conto sulla fedeltà del nostro partito e degli argentini alla tradizione democratica ». Livio Zanotti

Persone citate: Alfonsin, Arturo Illia, Peron, Raul Alfonsin, Ricardo Balbin

Luoghi citati: America Latina, Argentina, Brasile, Buenos Aires