Aeroporto di Tel Aviv emergenza di Giorgio Romano

Aeroporto di Tel Aviv emergenza Aeroporto di Tel Aviv emergenza (Nostro servizio particolare) Tel Aviv, 21 luglio. Il dirottamento del jumbo giapponese su Dubai, nel Golfo Persico, non è soltanto il più recente episodio del terrorismo internazionale, che non conosce confini geografici nelle sue mete e nemmeno tra i suoi esecutori e le sue vittime, è la dimostrazione che esso finisce con l'implicare tutti e diventa un boomerang sempre più pericoloso per chi se ne serve. Forse proprio nel crescente rischio diretto, fisico e politico, che implica per suoi esecutori, esso finirà per trovare i.suoi limiti. Sebbene sia prematuro — mentre non è ancora risolto l'ultimo episodio della pirateria aerea — dire qual parte abbia in essa il terrorismo palestinese, si possono già indicare alcuni risvolti che interessano direttamente il Medio Oriente. Anzitutto il fatto che almeno due degli esecutori e la terrorista che è rimasta vittima della bomba che aveva in mano sono palestinesi; poi la collusione tra questi e i nipponici dell'esercito rosso (che nel maggio 1972 avevano eseguito il tragico massacro all'aeroporto di Lod); infine l'incertezza, durata lunghe ore, che la meta dei dirottatori fosse un aeroporto del Medio Oriente o che l'aereo giapponese intendesse compiere un bombardamento o gettarsi carico di esplosivo su ima città israeliana. La coincidenza del sabato, in cui non escono giornali in Israele, e la notizia che il jumbo era atterrato a Dubai hanno contribuito a non far rendere la notizia di pubblica ragione mentre l'aereo era ancora in volo; ma la vicenda ha tenuto col fiato sospeso le forze della sicurezza israeliana e ha indotto a prendere provvedimenti d'urgenza all'aeroporto internazionale, dove è stato sospeso il traffico, per fortuna scarso nella giornata festiva. I responsabili hanno, tuttavia, passato delle ore calde e di effettiva suspense, nella notte tra il venerdì e il sabato. Tra le condizioni che i dirottatori avevano posto vi era inizialmente la liberazione del terrorista giapponese Kozo Okamoto, che sconta in un carcere israeliano la condanna a vita che gli è stata inflitta la scorsa estate. Tra le minacce che i dirottatori avevano comunicato vi era quella (che il «Settembre nero» ha annunciato da tempo) di un'azione di kamikaze su Haifa, un bombardamento della città e l'atterraggio all'aeroporto di Lod. Qui sono convenuti i ministri Dayan, Calili e Peres, assieme al capo di stato maggiore dell'esercito, generale Elazar, per predisporre tutti i provvedimenti per ogni eventualità: qui sono state esaminate le diverse ipotesi e studiate le vie per fronteggiare un'azione, che non si sapeva che forma avrebbe potuto assumere. Il ricordo di quello che è stato fatto nella primavera dello scorso anno, per La rubrica «Voi e noi» di Nicola Adelfl è a pagina 18. aver ragione dei dirottatori di un aereo della Sabena, ha guidato nella scelta dei provvedimenti d'emergenza preliminari. Dalla torre di controllo dell'aeroporto, si è seguita la rotta dell'aereo e i cambiamenti dei piani. Solo dopo l'atterraggio a Dubai, a tre ore di volo da Israele, e quando si è saputo che non c'erano israeliani tra i dirottati, la vita e il traffico hanno ripreso con ritmo normale a Lod e i ministri della Difesa, dell'Informazione e dei Trasporti hanno lasciato l'aeroporto assieme al capo di stato maggiore. La notizia del dirottamento — comunicata per la prima volta col notiziario radio delle 23 di venerdì sera — ha costituito la parte più importante delle trasmissioni della giornata odierna ed ha relegato in secondo piano anche la vicenda della marcia libica, andata e ritorno, verso il Cairo, che il Financial Times ha definito oggi «una tristissima farsa». Giorgio Romano

Persone citate: Dayan, Elazar, Kozo, Okamoto, Peres, Sabena

Luoghi citati: Cairo, Israele, Medio Oriente, Tel Aviv