I terroristi: "Attendiamo ordini,, di Igor Man

I terroristi: "Attendiamo ordini,, I terroristi: "Attendiamo ordini,, (Dal nostro inviato speciale) Beirut, 21 luglio. Al Fatali ha smentito seccamente di avere a che fare con i pirati dell'aria che hanno dirottato il «Jumbo» delle linee aeree giapponesi. I pirati stessi, del resto, comunicando con la torre di controllo dell'aeroporto di Dubai, avrebbero detto di appartenere ad una nuova organizzazione terroristica: «Figli delle vittime dei territori occupati». Tenendosi in contatto per radio con il ministro della Difesa dello Stato degli Emirati, che siede in permanenza nella torre di controllo, uno dei pirati, che dice di chiamarsi El Kassay, ha più volte affermato: «Se tenterete di attaccare l'aereo, questo salterà in aria con tutti i passeggeri». Per Okamoto A Beirut qualcuno ha avanzato il sospetto che i pirati possano essere in qualche modo collegati con l'Fplp, il gruppo dì George Habash, implicato, si vuole, nella strage di Lod del 30 maggio 1972, quando il giapponese Kozo Okamoto e due suoi compagni aprirono il fuoco nella sala arrivi dell'aeroporto di Tel Aviv facendo un massacro: trenta morti, decine e decine di feriti. L'ufficio del Fplp dice di non avere «alcuna informazione al riguardo», mentre da parte del Fronte democratico di Nayef Hawatmeh si è fatto sapere che è noto come da sempre il Fronte consideri i dirottamenti aerei negativi per la causa palestinese. In serata un portavoce dell'Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) ha smentito che i gruppi da essa inquadrati siano in qualche modo implicati nel drammatico dirottamento. In tutto il Medio Oriente gli aeroporti sono in stato di all'erta. A Tel Aviv il generale Dayan e il capo di stato maggiore della Difesa, Elazar, hanno lasciato nelle prime ore del pomerìggio l'aeroporto dì Lod, che tuttavia rimane in stato di emergenza. Stretta sorveglianza a Beirut e a Nicosia, sul cui aeroporto stanotte il «Jumbo» ha volato per mezz'ora (come si sa, a Cipro sono detenuti sette fedayn, accusati di aver attaccato la residenza dell'ambasciatore israeliano e un aereo della El Al il 9 aprile). Il capo dei pirati dell'aria, che ha detto di chiamarsi Ibrahim Abu Daud (che in realtà esiste, e si trova in carcere ad Amman; già condannato a morte, è stato graziato in extremis da re Hussein) ha invitato la torre di controllo a incidere un messaggio «destinato a tutto il mondo». Dopo aver rivolto un saluto ai «fratelli palestinesi» imprigionati a Cipro, Abu Daud ha detto che lui e i suoi compagni sono palestinesi, membri della Armata Rossa, l'organizzazione di cui faceva parte Kozo Okamoto. «Noi conduciamo una lotta alla morte contro l'imperialismo e il sionismo. Uno dei nostri obiettivi principali è quello di liberare Haifa (!) ed è per questo che abbiamo dato alla nostra operazione il nome di "Monte Carmelo"» (una catena di colline che sovrasta Haifa). Il transistor A Beirut, dove sono ancora visibili le tracce dei sanguinosi scontri che hanno opposto i fedayn all'esercito, la notizia del dirottamento è stata accolta con viva emozione. I giornali vanno a ruba, la gente se ne sta con il transistor incollato all'orecchio. Si osserva come il dirottamento faccia seguito all'exploit del giovane palestinese Fadhel Abdul Rachid, che giovedì sera, ad Atene, tenne in ostaggio durante cinque ore diciassette persone all'Hotel Amalia. Rachid, in cambio della liberazione degli ostaggi, ha ottenuto di recarsi nel Kuwait. Qui ha dichiarato di appartenere all'organizzazione «Figli delle vittime dei territori occupati». Ma questa organizzazione non esiste, gli è stato obiettato. E lui: «Ne sentirete presto parlare». Se veramente i dirottatori del «Jumbo» appartengono anch'essi a questa nuova organizzazione, Rachid sapeva quel che si diceva. Un attivista della sinistra libanese, molto vicino ai palestinesi ma che precisa di parlare a titolo personale, dice: «Lei mi domanda che senso abbia questa disperata azione del Jumbo. Mi scusi, ma mi sembra una domanda ipocrita. E' la naturale reazione, come del resto il gesto del giovane palestinese di Atene, per tutte le voci che circolano sulla creazione di uno Stato palestinese da crearsi in Cisgiordania con la complicità di Hussein e di Golda Meir, con la benedizione degli Stati Uniti. Le bombe che esplodono in Israele, il dirottamento sono la risposta migliore ai piani degli imperialisti, dei sionisti. Come ha dichiarato al Cairo Arafat, i palestinesi s'identificano con l'Olp, condannano i collaborazionisti dei territori occupati. I palestinesi non vanno mendicando alle Nazioni Unite, al Consiglio di sicurezza. La Palestina sarà riconquistata con la forza. Le patrie si liberano solo con l'azione rivoluzionaria e i sacrifici. Solo la lotta armata porterà alla riconquista della terra usurpata, e non importa se ci vorrà una generazione!». Ma la gente della strada come reagisce alla notizia di questo dirottamento? I tassisti, i rivenditori di Piazza dei Cannoni scuotono la testa: «E' una brutta cosa, dicono. Perché prendersela con degli innocenti? Se veramente i palestinesi lottano per la loro patria, perché invece di terrorizzare Beirut, invece di dirottare aerei non vanno a combattere nei territori occupati? Là bisogna seminare il terrore, gettare le bombe». Interviene un palestinese che fa il lustrascarpe, un uomo sulla quarantina, vestito pressoché di stracci: «Siete dei venduti! grida. Volete compiacere lo straniero. Hanno fatto bene a dirottare l'aereo, dovrebbero dirottarne imo al giorno e ammazzare tutti quelli che volano al servizio di Israele. Noi siamo disperati, vogliamo tornare a casa, il mondo si è dimenticato di noi e vorreste condannarci perché eroici fratelli rischiano la vita per ricordare a tutti la tragedia di un popolo intero?». Da parte sua, la stampa israeliana mette in guardia contro «una fiammata terroristica» che, secondo la Jerusalem Post, potrebbe ravvivarsi nei mesi a venire. Il giornale Davar scrive che non c'è da stupirsi per la recrudescenza del terrorismo dopo il comunicato Nixon-Breznev in cui si parlava «dei diritti del popolo palestinese». Il ministro israeliano della polizia, Shlomo Hillel, ha dichiarato oggi alla radio che «i veri responsabili degli atti di pirateria aerea sono quanti (come nel caso della Jal) non prendono sufficienti misure e che si dimostrano molto tolleranti verso i pirati». A Tel Aviv gli esperti di affari arabi s'interrogano sulla identità dell'organizzazione che sta dietro i cosiddetti «Figli delle vittime». I pirati non hanno fatto ancora il pieno di carburante, sono sempre in attesa di ordini. Da parte di chi? Gli esperti ricordano che quattordici mesi fa, nel maggio '72, George Habash, capo del Flpl, tenne una riunione di tutte le «organizzazioni terroristiche internazionali» al campo Badami, vicino a Tripoli, nel Libano, alla quale parteciparono fra gli altri elementi dell'Aimata Rossa giapponese. Il 30 maggio 1972 ci fu l'attentato di Lod. Si ricorda, infine, che da qualche tempo George Habash è tornato alla piena attività dopo una lunga malattia. Secondo gli esperti di Beirut, questa nuova organizzazione terroristica sarebbe all'origine del mancato attentato di martedì contro la sede della El Al di Atene e dell'assassinio a Washington del colonnello Allon, addetto militare aggiunto all'ambasciata d'Israele negli Stati Uniti. Igor Man