L'equivoco sulla lira di Renato Cantoni
L'equivoco sulla lira L'equivoco sulla lira Il futuro della lira è ancora una volta di piena attualità. E' stato sufficiente che il ministro Ferrari-Aggradi abbia accennato qualche giorno fa a Bruxelles che è urgente il reinserimento della lira nel «serpente» europeo previa un'opportuna correzione del suo tasso ufficiale di cambio per scatenare una ridda di supposizioni e una nuova corsa speculativa contro la nostra moneta. Ferrari-Aggradi parlava come ministro dell'Agricoltura: per riportare alla normalità il Mec agricolo è indispensabile un ritorno alle parità fìsse. Ma egli 6 stato anche ministro del Tesoro durante il governo Colombo e le sue dichiarazioni hanno assunto in un primo momento un'importanza ben maggiore di quella che avevano in realtà. Chiarito l'equivoco le acque non si sono placate. La Banca d'Italia ha dovuto ripetutamente intervenire per impedire eccessive sfasature delle quotazioni della lira commerciale, e al mercato parallelo la richiesta di valuta si è fatta più insistente e i prezzi in questi ultimi due giorni si sono considerevolmente gonfiati. Per dare un esempio, ieri a Milano il dollaro «nero» era pagato 640 lire circa, il 10 per cento in più di quello commerciale e il 3,5 per cento in più di quello, pure elevato, finanziario. Ciò significa che, nonostante il pieno della campagna turistica, la valuta cambiata dagli stranieri viene o tesaurizzata oppure fornita agli italiani che investono in titoli esteri oppure la richiedono per viaggi oltre con fine. Giunti a questo punto, è opportuno fare un sintetico bilancio della situazione e aggiungere qualche cauta previsione. Il disordine monetario internazionale è ben lungi dall'essere risolto e ogni giorno si succedono notizie, dichiarazioni, commenti di tutti i generi. Ve n'è da essere sconcertati se non addirittura allarmati. Cosa dire allora della lira che, tra le monete più importanti, è senza dubbio la più debole e in ogni caso quella che è nella posizione più difficile, sia per la scarsa fiducia all'interno, sia per le più vantaggiose opportunità di investimento all'estero. Al presente, depositi in euromonete a breve termine rendono il 10 per cento e anche più per la «stretta» creditizia derivante in tutto il mondo dalle misure antinflazionistiche adottate dai singoli governi. Ovunque si sta cercando di ridurre la domanda di beni e servizi, mentre da noi vi è una situazione a forbice: da una parte | devono essere adottate misure antinflazione e dall'altra provvedimenti per sostenere e aumentare la domanda che è ancora carente in parecchi settori. In simili condizioni è praticamente impossibile frenare l'uscita di capitali sia per maggiori importazioni sia per fruttuosi investimenti all'estero. Le nostre auto rità monetarie hanno deciso — ormai l'andamento dei cambi lo dimostra chiaramente — di accodarsi al dollaro in attesa di una schiarita sull'orizzonte monetario internazionale, e questo significa, con il dollaro assai debole, un distacco progressivo dalle più forti valute europee. L'indice «ponderato» di «24 Ore», che tiene conto del nostro interscambio con i più importanti Paesi, altalena tra un deprezzamento del 16 per cento e del 18 per cento; ma osservando le quotazioni una per una si rileva che, mentre il dollaro non segna mutamenti degni di rilievo, il marco e le altre monete del «serpente» più franco svizzero, scellino austriaco e yen sono vistosamente saliti provocando allarme e confusione. La Banca d'Italia comunque si è fornita direttamente o indirettamente di copiose quantità di dollari presi a prestito a breve, a media e a lunga scadenza, e impedisce irregolarità clamorose come quella osservata il 16 giugno scorso. Di più non può fare, in attesa di un'evoluzione degli avvenimenti. La tesaurizzazione di banconote estere o l'investimento di capitali oltre confine non spaventa eccessivamente perché sarebbe sufficiente una schiarita per invertire la tendenza. Il punto nero è rappresentato dal deficit della bilancia commerciale. Se si continua ad importare di più e proporzionalmente ad esportare di meno lo squilibrio che si produce potrebbe portarci a spiacevoli sorprese e obbligherebbe il governo a difendere ad ogni costo la lira sacrificando anche la ripresa in atto. Comunque per il momento è inutile parlare di svalutazione ufficiale della lira quando essa è già svalutata abbondantemente di fatto ed è inutile pensare ad un prossimo reinserimento dell'Italia nel «serpente» comunitario quando questo ha dimostrato pfcevsdcufc2 pericolose crepe due settimane fa, provvisoriamente cementate con la rivalutazione del marco, e il dollaro è fluttuante e non si vede ancora la possibilità di un suo ritorno alla convertibilità. L'Italia, per bocca del presidente Rumor, ha mostrato di credere fermamente all'Europa unita, ma non è possibile confondere ideali principi di fondo con la realtà presente. Renato Cantoni
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