Esame di maturità rito di miscredenti

Esame di maturità rito di miscredenti PARLA IL, PRESIDE DEL D'AZEGLIO Esame di maturità rito di miscredenti La prova non è più drammatica - Ma i giovani non sono preparati al colloquio da studi capaci di mettere in evidenza interessi e inclinazioni -1 commissari devono limitarsi a una 'Verifica" La sorte, più benigna che avversa, mi ha concesso, in questi ultimi due anni, di non essere coinvolto in quel macchinoso e complesso ingranaggio che è costituito dagli esami di maturià. Ne posso quindi parlare con una certa obiettività e un certo distacco, o, per dirla con Tacito, « sine Ira et studio ». Senza collera con me stesso, e con gli altri, perché non ho più sperimentato l'amarezza e l'insoddisfazione che sempre conseguono a un lavoro condotto alla meno peggio, con scarsa convinzione e con grande perplessità sulla pelle degli altri. Senza entusiasmo perché l'argomento non lo consente per quell'infinità di ovvie ragioni, che, condivise largamente da presidenti, commissari, candidati, famiglie di candidati, puntualmente, e ampiamente, vengono illustrate, divulgate o deformate dalla grande stampa allo scadere di ogni anno scolastico. Dalla specola, sia pur ristretta, della presidenza di un popoloso liceo, in cui operano parecchie Commissioni, è possibile rendersi conto che, all'apparenza, tutto funziona nel migliore del modi. L'atmosfera è calma e serena. I colloqui si svolgono in un clima di effettiva distensione, con affabilità, impegno e comprensione da parte degli esaminatori, con assenza di apprensione e di evidenti segni di labilità emotiva da parte del candidati. Le « confidenze » che questi (1 più direttamente interessati) fanno al loro preside, prima o dopo l'esame, non smentiscono la sostanziale rispondenza del loro stato d'animo al clima di distensione che 11 circonda, anche se talora si intravede, sotto l'apparente disinvoltura del loro comportamento, l'ombra di quella paventata « tragedlabilità » dell'esame di maturità, che deriva soprattutto dall'atavico « horror » per questa prova inculcato loro da genitori e da nonni sottoposti in altri tempi a ben più aspre esperienze. Anche se, sotto la spavalderia, si intuisce la tipica fragilità del temperamento del giovani d'oggi; anche se 1 residui di un'attenuata aggressività contestativa mascherano spesso un senso di profonda timidezza e di insicurezza. Ad ogni buon conto, sono sparite — se pur mai sono esistite — le leggendarie figure di commissari che pretendevano dal candidato l'elencazione esatta di tutte le suppellettili dello studio del dottor Azzeccagarbugli, e si estasiavano nell'apprendere che c'erano pure 1 ritratti « de' dodici Cesari», e tutti li volevano elencati, quei Cesari, nome e cognome, in fila per uno, in ordine di successione, possibilmente con le date precise delle lor nascite e dei loro ammazzamenti. Alla stessa stregua giacciono inutilizzati, negli armadietti dell'infermeria, le bottiglie di acqua di Santa Maria Novella o 1 più moderni flaconi di cardiotonici, che in tali frangenti costituivano la mescita abituale del soccorso bidellare per femminili deliqui di candidate e talora, incredibile a dirsi, anche di irsuti candidati. Rapporto umano Il colloquio, oggi, è veramente un colloquio. Il rapporto umano — mediatore anche il benemerito commissario Interno — si instaura con tutta facilità tra chi sta da un lato e chi dall'altro del tavolo d'esame. Ogni traccia di traumatlzzazlone ed ogni tentazione di drammatizzazione sembrano fugate per sempre. Eppure, a che serva questo colloquio o, al limite, tutto 11 dispendioso (per 1 commissari, che anticipano quattrini In proprio, in attesa di un quasi sempre dilazionato risarcimento da parte dello Stato) apparato di «maturità» è quesito che attende ancora una risposta convincente e una giustificazione persuasiva. Tutto è labile, affidato al buon senso degli uomini, nulla al rigore di un serio impegno legislativo, didattico ed educativo. Se si pensa che nel dopoguerra l'unica riforma Imposta alla scuola secondaria superiore « per legge » (e non per ambigue circolari non imperative) è stata quella relativa agli esami di maturità, promulgata con decreto sotto la spinta dell'incalzante contestazione e con l'intenzione demagogica di un provvisorio contenimento della rivolta giovanile, più che secondo le linee di un organico e meditato disegno di ristrutturazione del nostro ordinamento scolastico, si può comprendere agevolmente 11 perché dell'Incresciosa situazione In cui ci dibattiamo e della quale la ricorrente occasione degli esami è ' la spia più evidente. Si è tentato di fabbricare un attico moderno su un edificio vetusto è pieno di crepe, senza preoccuparsi minimamente di costruire o di riattare in qualche modo almeno le scale per accedervi (1 progetti dormono sonni beati in Parlamento). Indipendentemente dalla labilità del concetto di « maturità », che può essere configurato In mule modi diversi, Il « colloquio», esteso possibilmente ad una gamma più vasta di argomenti e di discipline, avrebbe senso se 1 giovani vi fossero convenientemente preparati attraverso un « curriculum » di studi capace di mettere In evidenza 1 talenti, le competenze, gli Interessi, le Inclinazioni, ma nulla di ciò è stato fatto. Avrebbe senso se si ponesse come fine ultimo quello di « selezionare » (la parola oggi desta scandalo, ma pronunciamola ugualmente!) appunto secondo competenze, capacità e preparazione (non certo secondo la provenienza sociale), orientando e Incanalando le nuove generazioni verso responsabili e avvedute scel¬ te universitarie, produttive anche In campo socioeconomico. Purtroppo la vetustà del programmi, l'Imposizione di plani di studio standardizzati, la frattura esistente tra la scuola di vecchio (e permanente) stampo e la moderna società, con tutte le sue crescenti esigenze, creano una diffusa deprivazione culturale, della quale sono proprio 1 giovani più dotati ad avvertire la mortificazione e l'avvilimento. L'impreparazione ad un colloquio che non sia un'amabile conversazione da caffè, l'improvvisazione e la faciloneria delle scelte sono ampiamente documentate, ad esempio, dalla dispersività e dall'inconsistenza delle cosiddette « ricerche », che rivelano, In genere, soltanto un epidermico interesse settoriale o manifestano, nel migliore dei casi, un semplice impegno di buona volontà. Scuola rinnovata In questa situazione un colloquio collegiale, serio e culturalmente valido, tradotto in contabilità di promozioni, si potrebbe rivelare disastroso, e non per colpa dei giovani. Ecco allora le commissioni più avvedute attenersi al criterio di considerare l'esame come una verifica del dati offerti dalla scuola su ciascun candidato e come un controllo della loro credibilità. In questi frangenti è la via, a mio giudizio, più onesta e più dignitosa. Ma questo non è un esame di maturità come lo prevede la Costituzione e come lo vorrebbe una scuola veramente rinnovata. Slamo dunque di fronte ad una scuola che non pub (anche se lo volesse) fornire, attraverso un'avveduta selezione e un responsabile orientamento, una schiera di giovani utili a se stessi e alla società, consapevoli che non si rivoluziona o semplicemente non si fa camminare 11 mondo avendo letto un solo libro di sociologia o sfogliato le pagine di una rivistarella di pseudocultura, come ebbe a dire a un dipresso l'on. Giancarlo Paletta, uomo — per quanto mi consta — nlent'affatto retrivo, visitando 11 suo antico liceo e Incontrandosi con I miei studenti. Vige invece (ed in queste circostanze sarebbe ingiusto agire altrimenti) il principio del « pulsate et aperietur vobls ». In parole povere: « libera tuttd verso l'Università », e poi avvenga che pub. Per questo, ogni anno di più, gli esami di maturità assumono il melanconico aspetto di un rito officiato da sacerdoti In procinto di perdere la fede alla presenza di una comunità indifferente ai valori che si dovrebbero celebrare nel tempio. Il che non toglie nulla al merito delle commissioni più responsabili e dei giovani maggiormente Impegnati. Anzi, lo rende, nelle avverse circostanze odierne, più apprezzabile e più degno di rispetto. Aurelio Verrà (preside del Liceo Classico Massimo d'Azeglio)

Persone citate: Aurelio Verrà, Cesari, D'azeglio, Giancarlo Paletta, Massimo D'azeglio, Tacito